Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 8 sulla passione del Signore, 6-8; PL 54, 340-342)
Il nostro intelletto, illuminato dallo Spirito di verità, deve accogliere con cuore libero e puro la gloria della Croce, che diffonde i suoi raggi sul cielo e sulla terra. Con l'occhio interiore deve scrutare il significato di ciò che disse nostro Signore, parlando dell'imminenza della sua passione: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo» (Gv 12, 23), e più avanti: Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il Figlio tuo (Gv 12, 27-28). Ed essendosi fatta sentire dal cielo la voce del Padre, che dichiarava: «L'ho glorificato, e di nuovo Lo glorificherò», rispondendo ai circostanti, Gesù disse: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12, 30-32).
O ammirabile potenza della Croce! O ineffabile gloria della passione, in cui troviamo riuniti insieme il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e il potere del Crocifisso. Si, o Signore, tu hai attirato a te tutte le cose, perché ciò che si svolgeva nell'unico tempio della Giudea, sotto il velo di arcane figure, fosse celebrato in ogni luogo e da ogni popolo con religiosità sincera e culto solenne e pubblico.
Ora, infatti, più nobile è la gerarchia dei leviti, più augusta la dignità dei presbiteri e più santa l'unzione dei vescovi, perché la tua Croce, sorgente di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie. Per essa viene elargita ai credenti la forza nella loro debolezza, la gloria nell'umiliazione, nella morte la vita. Ora inoltre, cessata la varietà dei sacrifici materiali, l'offerta unica del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce pienamente tutte le specie di vittime, poiché tu sei: il vero Agnello di Dio che togli i peccati del mondo (cfr. Gv 1, 29). Così compi in te tutti i misteri, e come unico è il sacrificio, che succede alla moltitudine delle vittime, così unico è anche il regno formato dall'insieme di tutti i popoli.
Confessiamo dunque, o miei cari, quanto l'apostolo Paolo, dottore delle genti, ha dichiarato solennemente: «Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori» (1 Tm 1, 15). La misericordia di Dio verso di noi è davvero meravigliosa proprio perché Cristo non è morto solo per i giusti e i santi, ma anche per i cattivi e per gli empi. E, poiché la sua natura divina non poteva essere soggetta al pungolo della morte, egli, nascendo da noi, ha assunto quanto potesse poi offrire per noi.
Un tempo infatti aveva minacciato la nostra morte con la potenza della sua morte dicendo per bocca del profeta Osea: «O morte, sarò la tua morte, o inferno, sarò il tuo sterminio» (Os 13, 14). Morendo, infatti, subì le leggi della tomba, ma, risorgendo, le infranse e troncò la legge perpetua della morte, tanto da renderla da eterna, temporanea. «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15, 22).
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