Dai «Trattati» di san Gaudenzio di Brescia, vescovo (IV-V sec)
(Tratt. 2; CSL 68, 26. 29-30)
Cristo è lui solo che è morto per tutti. E' lui il medesimo che si trova nel sacramento del pane e del vino anche se sono molte le assemblee nelle quali si riunisce la Chiesa. E' il medesimo che immolato ricrea, creduto vivifica, consacrato santifica i consacranti.
La carne del sacrificio è quella dell'Agnello divino, il sangue è quello suo. Infatti il Pane disceso dal cielo ha detto: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 52).
Molto giustamente il suo sangue viene indicato anche sotto il segno del vino. Lo disse egli stesso nel vangelo: «Io sono la vera vite» (Gv 15, 1). Il vino offerto nella Messa come sacramento della passione di Cristo è suo sangue.
Per questa ragione il patriarca Giacobbe aveva profetizzato di Cristo, dicendo: Egli laverà nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo mantello (cfr. Gn 49, 11). Avrebbe infatti lavato nel proprio sangue la veste del nostro corpo, di cui egli stesso si era rivestito. Egli, creatore e Signore di tutte le cose, produce il pane dalla terra e dal pane produce sacramentalmente il suo corpo, poiché lo ha promesso e lo può fare. Egli inoltre che ha fatto dell'acqua vino, dal vino fa il suo sangue.
«E' la Pasqua del Signore» (Es 12, 11), cioè il passaggio del Signore. Queste parole ti ammoniscono di non credere terrestre quello che è diventato celeste. Il Signore «passa» nella realtà terrestre e la fa suo corpo e suo sangue.
Quello che ricevi è il corpo di colui che è pane celeste e il sangue di colui che è la sacra vite. Infatti mentre porgeva ai suoi discepoli il pane consacrato ed il vino, così disse: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue» (Mt 26, 26-27). Crediamo dunque a colui al quale ci siamo affidati: la verità non conosce menzogna. Quando infatti diceva alle turbe sbigottite che il suo corpo era da mangiare e il suo sangue da bere, molti sussurravano: «Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?» (Gv 6, 60). Per cancellare con il fuoco celeste quei pensieri aggiunse: «E' lo Spirito che dà la vita; la carne invece non giova a nulla. Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita» (Gv 6, 63).
Cristo è lui solo che è morto per tutti. E' lui il medesimo che si trova nel sacramento del pane e del vino anche se sono molte le assemblee nelle quali si riunisce la Chiesa. E' il medesimo che immolato ricrea, creduto vivifica, consacrato santifica i consacranti.
La carne del sacrificio è quella dell'Agnello divino, il sangue è quello suo. Infatti il Pane disceso dal cielo ha detto: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 52).
Molto giustamente il suo sangue viene indicato anche sotto il segno del vino. Lo disse egli stesso nel vangelo: «Io sono la vera vite» (Gv 15, 1). Il vino offerto nella Messa come sacramento della passione di Cristo è suo sangue.
Per questa ragione il patriarca Giacobbe aveva profetizzato di Cristo, dicendo: Egli laverà nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo mantello (cfr. Gn 49, 11). Avrebbe infatti lavato nel proprio sangue la veste del nostro corpo, di cui egli stesso si era rivestito. Egli, creatore e Signore di tutte le cose, produce il pane dalla terra e dal pane produce sacramentalmente il suo corpo, poiché lo ha promesso e lo può fare. Egli inoltre che ha fatto dell'acqua vino, dal vino fa il suo sangue.
«E' la Pasqua del Signore» (Es 12, 11), cioè il passaggio del Signore. Queste parole ti ammoniscono di non credere terrestre quello che è diventato celeste. Il Signore «passa» nella realtà terrestre e la fa suo corpo e suo sangue.
Quello che ricevi è il corpo di colui che è pane celeste e il sangue di colui che è la sacra vite. Infatti mentre porgeva ai suoi discepoli il pane consacrato ed il vino, così disse: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue» (Mt 26, 26-27). Crediamo dunque a colui al quale ci siamo affidati: la verità non conosce menzogna. Quando infatti diceva alle turbe sbigottite che il suo corpo era da mangiare e il suo sangue da bere, molti sussurravano: «Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?» (Gv 6, 60). Per cancellare con il fuoco celeste quei pensieri aggiunse: «E' lo Spirito che dà la vita; la carne invece non giova a nulla. Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita» (Gv 6, 63).
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