Dai «Discorsi contro gli Ariani» di sant'Atanasio, vescovo
(Disc. 2, 78. 79; PG 26, 311. 314)
Poiché in noi e in
tutte le altre cose si trova l'immagine creata della Sapienza, a ragione la
vera e operante Sapienza, attribuendo a se stessa ciò che è proprio della sua
natura, dice: Il Signore mi ha creata nelle sue opere (cfr. Pro 8, 22). In
questo modo il Signore rivendica a sé, come cosa sua propria, tutto ciò che la
nostra sapienza dice di essere e di avere.
E questo non
perché lui che è creatore sia oggetto di creazione, ma per ragione della sua
immagine impressa nelle stesse opere. Dice dunque così, quasi parlando di se
stesso. Esprime la stessa cosa quando sentenzia: «Chi accoglie voi accoglie me»
(Mt 10, 40), perché in noi è delineato il suo ritratto. Così, sebbene egli non
si possa annoverare tra le cose create, tuttavia poiché nelle cose vengono
prodotte la sua forma e la sua figura e cioè, in un certo senso, lui stesso,
dice: «Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività prima di ogni sua
opera» (Pro 8, 22). Ora la ragione per cui nelle cose create vi è lo stampo
della sapienza è perché il mondo conoscesse il Padre. In realtà è proprio
questo ciò che insegna Paolo: Poiché ciò che di Dio si può conoscere, è loro
manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Le sue invisibili perfezioni, la
sua eterna potenza e divinità possono essere contemplate fin dalla creazione
del mondo con l'intelletto nelle opere da lui compiute (cfr. Rm 1, 19-20). Il
passo dei Proverbi, riportato sopra, non va inteso del Verbo creatore, quasi
fosse una creatura, ma della sapienza che risiede in noi. Essa c'è veramente, e
quindi giustamente se ne afferma l'esistenza creata in noi.
Tuttavia se gli
eretici non vorranno prestar fede a queste affermazioni, ci rispondano un po':
c'è o non c'è nelle cose create qualche forma di sapienza? Se non c'è, perché
allora l'Apostolo afferma amaramente: «Nel disegno sapiente di Dio, il mondo
con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio»? (1 Cor 1, 21). Se non v'è
sapienza alcuna, perché nella Scrittura si parla di tanti sapienti? Infatti «Il
saggio teme e sta lontano dal male» (Pro 14, 16); «Con la sapienza si
costruisce la casa» (Pro 24, 3).
Anche
l'Ecclesiaste dice: «La sapienza dell'uomo ne rischiara il volto» (Qo 8, 1).
Poi rimprovera i temerari dicendo: «Non domandare: come mai i tempi antichi
erano migliori del presente? Poiché una tale domanda non è ispirata da
saggezza» (Qo 7, 10).
Effettivamente
nelle cose create vi è la sapienza. Lo attesta il figlio di Sirach con le
seguenti parole: «Egli l'ha diffusa su tutte le sue opere, su ogni mortale
secondo la sua generosità l'ha elargita a quanti lo amano» (Sir 1, 7-8). Ora
ciò che viene donato non è la natura divina della Sapienza, che è in sé
indivisa ed unigenita, ma solo la sua immagine che risplende nel creato. Se è
così perché dovrebbe sembrare incredibile che la stessa Sapienza creatrice, che
è modello e immagine della sapienza e della scienza sparsa nel mondo, dica in
certo modo di se stessa: «Il Signore mi ha creata nelle sue opere?». Quella che
è stata creata è la sapienza che è nelle realtà del nostro universo. Per questa
sapienza «i cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia
il firmamento» (Sal 18, 2). L'altra Sapienza, invece, non è creata, ma
creatrice.
Nessun commento:
Posta un commento