Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 4,1-2; PL 54,148-149)
Tutta la
Chiesa di Dio è ordinata in gradi gerarchici distinti, in
modo che l'intero sacro corpo sia formato da membra diverse. Ma, come dice
l'Apostolo, tutti noi siamo uno in Cristo (cfr. Gal 3, 28). La divisione degli
uffici non è tale da impedire che ogni parte, per quanto piccola, sia collegata
con il capo. Per l'unità della fede e del battesimo c'è dunque fra noi, o
carissimi, una comunione indissolubile sulla base di una comune dignità. Lo
afferma l'apostolo Pietro: «Anche voi venite impiegati come pietre vive per la
costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire
sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 2, 5), e più avanti: «Ma voi siete la stirpe
eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato» (1 Pt 2, 9).
Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità
regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo poi sono
consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del
nostro ministero, perché tutti i cristiani sono rivestiti di un carisma
spirituale e soprannaturale, che li rende partecipi della stirpe regale e
dell'ufficio sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima,
sottomessa a Dio, governi il suo corpo? Non è forse funzione sacerdotale
consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del cuore i
sacrifici immacolati del nostro culto? Per grazia di Dio queste funzioni sono
comuni a tutti. Ma da parte vostra è cosa santa e lodevole che vi rallegriate
per il giorno della nostra elezione come di un vostro onore personale. Così
tutto il corpo della Chiesa riconosce che il carattere sacro della dignità
pontificia è unico. Mediante l'unzione santificatrice, esso rifluisce
certamente con maggiore abbondanza nei gradi più alti della gerarchia, ma
discende anche in considerevole misura in quelli più bassi,
La comunione di tutti con questa nostra Sede è, quindi, o
carissimi, il grande motivo della letizia. Ma gioia più genuina e più alta sarà
per noi se non vi fermerete a considerare la nostra povera persona, ma
piuttosto la gloria del beato Pietro apostolo.
Si celebri dunque in questo giorno venerando soprattutto
colui che si trovò vicino alla sorgente stessa dei carismi e da essa ne fu
riempito e come sommerso. Ecco perché molte prerogative erano esclusive della
sua persona e, d'altro canto, niente è stato trasmesso ai successori che non si
trovasse già in lui.
Allora il Verbo fatto uomo abitava già in mezzo a noi.
Cristo aveva già dato tutto se stesso per la redenzione del genere umano.
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