Dall'opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote
(Cap. 25; PG 11, 495-499)
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e
Salvatore, non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo
qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché
assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e sul nostro cuore (cfr. Rm
10,8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega
in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento
quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell'anima dei santi ed essi
obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l'anima del
santo diventa proprio come una città ben governata. Nell'anima dei giusti è
presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione:
«Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro
instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che
afferma l'Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i
suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti
(cfr. 1Cor 15, 24.28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una
disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo.
Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il
tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con
il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l'iniquità né
unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2Cor 6,
14-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo
«regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre
«membra che appartengono alla terra» (Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito,
perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi
solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella
potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i
suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal
98,5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso.
Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà
distrutta la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di
noi: «Dov'è o morte il tuo pungiglione? Dov'è o morte la tua vittoria?» (Os 13,
14; 1 Cor 15, 55). Fin d'ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta
di santità e di «incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si
ricopra dell'immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). così regnando Dio in noi,
possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.
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