Tre anni!
l’età dei giochi, l’età più felice che non conosce dolori, la bella età che torna alla memoria come sogno lontano, come un indefinito ricordo.
A tre anni tutti i bimbi di
questo mondo corrono e saltano felici attorno alla loro manna che se li
custodisce come i più cari gioielli; a tre anni essi sentono il bisogno di non
lasciarla mai, e alla sera quando il dolce sonno dell’innocenza scende sui loro
occhi puri, le loro piccole mani restano chiuse tra le mani di colei che
giustamente è detta l’Angelo della famiglia.
Eppure a tre anni la piccola
Maria lasciava la casa paterna, la Santa sua
Mamma, il Padre suo, per entrare nel Tempio di Gerusalemme.
La Chiesa pone questa cara festa nel mese di
novembre.
Noi non sappiamo se tale data
corrisponda alla realtà dell’avvenimento, ma dovette essere certo un ben triste
giorno quello in cui la più avventurata delle madri si separò dalla più
preziosa delle figlie.
E se non cadevano le foglie,
quale presagio della fredda stagione, se gli uccelli volavano ancora nel bel
cielo orientale, senza dubbio nel cuore di Anna era autunno… un freddo autunno,
dal cielo bigio e dalla pioggia amara .. Lunga era la strada di Nazaret e
Gerusalemme. Quante ore di martirio per quella Madre che forse portava tra le
sue braccia per l’ultima volta la sua diletta creatrura!Ad ogni passo un ricordo una più acuta nostalgia di quella
figlioletta dolcissima, tanto desiderata, tanto sognata e venuta finalmente a consolare l’esistenza
di due poveri cuori!
Eppure era d’uopo separarsene
. Quel gran dono di Dio: tale era stata la promessa! E la piccina?Oh seguiamola
col nostro cuore in quel lungo, doloroso viaggio! Ciò che non comprendono i
bimbi di tre anni ben comprendeva Maria, che dotata dei più alti doni di Dio, a
quella tenera età aveva già completamente l’uso della ragione.
Ella sapeva di dover lasciare
la Madre sua, il Padre, la povera ma cara casetta natia, il suo paese. Sapeva
che quel distacco poteva essere completo, perché la Mamma era già avanti negli
anni e il padre pure… sapeva e intuiva tutto lo strazio di quei due cuori, e
non poteva non sentire nel suo animo divinamente amoroso acerbissimo e crudele questo primo dolore! Se
in Essa Iddio aveva concentrato, per così dire tutte le finezze, tutte le virtù
tutte le delicatezze e le sensibilità umane, è naturale pensare che Ella
sentisse assai più profondamente d’ogni altra creatura anche il dolore.
E certo il suo sguardo si
sarà incontrato più volte con gli occhi velati di pianto della Madre sua, e uno
sforzo supremo avrà dovuto fare quel piccolo cuore per trattenere a sua volta
le lacrime. E come non avrà notato la soave bambina quel volo bruno , contratto
dalla pena, quelle rughe divenute più profonde del Padre suo? Oh come sarebbe
stato dolce restare nella casetta silenziosa nascosta tra il verde delle palme … come sarebbe stato
dolce poter consolare quelle due care vite, poterle circondare d’infantile tenerezza e sentirsi pure teneramente
amata da quei due cuori!
Ma no ! Altro voleva da Lei
il Signore. Chiamata alla vita per essere un giorno la madre del’uomo dei
dolori, Ella doveva imparare a conoscere la sofferenza fin dai più teneri anni,
e a questa divina volontà la piccola Eletta sapeva già chi chinare il capo e
ripetere il grande “Fiat”!
O giovinetta qual è stato il
tuo primo dolore e con quanta fortezza tu l’hai affrontato?
Certo non fu alla tenera età di tre anni come per la tua
Madre Santa. Allora avrai pianto per una bambolo infranta, per un capriccio non
soddisfatto, ma di ciò non te ne resta ora neppure il ricordo.
Più tardi quando è
incominciata anche per te la vita del cuore e della intelligenza, forse avrai
provato il tuo primo dolore.
Ebbene, figliuola, forse tu
piangi e ti amareggi oltre misura per compiere quel sacrificio, per accettare
quella rinuncia. Quanto diverso è il tuo contegno da quello della piccola
guida!
Tu l’hai veduta entrare nel
tempio con serena accettazione della S. Volontà
di Dio, tu hai veduto lasciare gli animali genitori con fortezza ben superiore
alla sua tenera età, e fare del suo sacrificio un generoso dono d’amore. Ebbene
prendi per modello la dolce Bambina e
dille che t’insegni la maniera di saper soffrire. Forse per ora tu cammini
ancora per un sentiero seminato di fiori e non sai cosa voglia dire dolore.
Appunto per questo sappi
almeno essere generosa nelle piccole rinunce , nelle minime cose che ti costano
un qualche sacrificio. Se ti pesa lo studio e ti sembrano dure le ore che sei
costretta a passare a scuola o nel lavoro o nell’ufficio, pensa a quella
piccina di tre anni che con tanto eroismo lascia la sua dolce casetta, le
carezze materne, tutte le care piccole cose amate per iniziare una vita di
sacrificio e di rinunzia. Vedi come Maria t’insegna a saper soffrire già dai suoi
più teneri anni. Coraggio dunque, figliuola, a questa luce radiosa inizia anche
tu il cammino e non ti sia grave soffrire qualche cosa per amor di Dio.
4^ meditazione la vita di Maria.
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