Dal «Commento sui salmi» di san Giovanni Fisher, vescovo e
martire
(Sal 101; Op. omnia, ed. 1597, pp. 1588-1589)
Dapprima Dio liberò il popolo d'Israele dalla schiavitù
dell'Egitto compiendo molte cose straordinarie e prodigiose: gli fece
attraversare il Mare Rosso all'asciutto. Lo nutrì nel deserto con cibi venuti
dal cielo cioè con la manna e le quaglie. Per calmare la sua sete fece scaturire
dalla durissima roccia una inesauribile sorgente d'acqua. Lo rese vittorioso su
tutti i nemici che lo osteggiavano. A tempo opportuno fece retrocedere il
Giordano in senso opposto alla corrente. Divise e distribuì loro, secondo il
numero delle tribù e delle famiglie, la terra promessa. Ma nonostante avesse
compiuto queste cose con tanto amore e liberalità, quegli uomini ingrati e
veramente immemori di tutto, abbandonarono e ripudiarono il culto di Dio e più
di una volta si resero colpevoli dell'empio crimine di idolatria.
In seguito egli recise anche noi dall'oleastro dei gentili
(cfr. Rm 11, 24) che ci era connaturale — noi che eravamo ancora pagani e che
ci lasciavamo trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento
(cfr. 1 Cor 12, 2) — e ci innestò sul vero ulivo del popolo giudaico, anche
spezzandone i rami naturali, e ci rese partecipi della radice feconda della sua
grazia. Ancora: egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per
tutti noi, come offerta a Dio in sacrificio di soave odore, per riscattarci da
ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga (Rm 8, 32).
Ma, sebbene tutte queste cose siano non semplici indizi, ma
prove certissime del suo immenso amore e della sua generosità verso di noi, noi
uomini ben più ingrati, anzi giunti oltre ogni limite di ingratitudine, non
consideriamo l'amore di Dio, né riconosciamo la grandezza dei suoi benefici, ma
anzi rifiutiamo e quasi disprezziamo colui che ci ha creati e ci ha donato beni
così grandi. Neppure la sorprendente misericordia, continuamente dimostrata ai
peccatori, ci muove a regolare la vita e i costumi secondo le sue santissime
norme.
Queste cose sono davvero degne di essere scritte a perpetua
memoria delle generazioni venture, perché tutti quelli che in avvenire si
chiameranno cristiani, conoscendo tanta bontà di Dio verso di noi, non
tralascino mai di celebrare le divine lodi.
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