martedì 31 gennaio 2012

Vincenzo trionfò in colui che sconfisse il mondo


Dai "Discorsi" di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 276,1-2; PL 38,1256)


"A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui" (Fil 1,29).
Il diacono Vincenzo aveva ricevuto questi due favori e li custodiva. Se non li avesse ricevuti, che cosa avrebbe avuto? Aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire.
Nessuno presuma di se stesso quando parla. Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza.
Ricordate Cristo Signore quando nel vangelo ammonisce i suoi discepoli. Ricordate il re dei martiri che provvede le sue schiere di armi spirituali, fa intravedere la guerra, reca aiuto, promette il premio. Lui che aveva detto ai suoi discepoli: "Voi avrete tribolazione nel mondo" (Gv 16,33), subito dopo, per consolarli, perché si erano spaventati, soggiunse: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Gv 16,33).
Perché dunque ci meravigliamo, o carissimi, se Vincenzo ha trionfato in colui che ha sconfitto il mondo? Disse Gesù: "Voi avrete tribolazione nel mondo". State certi, però, che se calpesta, non schiaccia, se assalta non riesce vincitore. Il mondo porta avanti una duplice battaglia contro i soldati di Cristo: lusinga per ingannare, spaventa per spezzare.
Non ci trattenga il nostro piacere, non ci spaventi la crudeltà degli altri, e così trionferemo sul mondo.
Cristo si fa incontro a noi ai due ingressi e del piacere e della crudeltà e così il cristiano non viene vinto. Se in questo martirio si considera la forza umana nella sofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si riconosce la potenza divina, non desta più meraviglia.
Quanta era la raffinatezza con la quale si infieriva sul corpo del martire, altrettanta era la tranquillità che traspariva dalla sua voce. Quanta era l'asprezza con la quale si incrudeliva sulle sue membra e altrettanta era la sicurezza che si esprimeva nelle sue parole. Si sarebbe pensato che, mentre Vincenzo subiva la sua passione, uno sperimentasse la tortura e un altro diverso parlasse.
E avveniva veramente così, fratelli. Avveniva proprio così: un altro parlava. Infatti Cristo nel vangelo ha promesso anche questo ai suoi testimoni, preparandoli alla battaglia. Questa è stata la sua raccomandazione: "Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" (Mt 10,19-20).
Il corpo dunque veniva torturato e lo Spirito parlava, e alle parole dello Spirito non solo l'empietà veniva confutata, ma anche la debolezza veniva fortificata.

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