il Salvatore levò la voce e disse:
Tutti sappiamo che la
grazia segue alla tribolazione, intendano che senza il peso della afflizioni
non si giunge al vertice della grazia, comprendano che quanto cresce
l’intensità dei dolori, tanto aumenta la misura dei carismi.
Nessuno erri né si
inganni; questa é l’unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce
non c’é altra via per cui salire al cielo.
Udite queste parole, mi sentii
spinta a scendere in piazza per gridare a tutti, qualunque fosse la loro età,
il sesso e la condizione:
Ascolta, popolo; ascoltiamo, genti tutte.
Da parte di
Cristo e con parole della sua stessa bocca vi avverto che non si riceve grazia
senza soffrire afflizioni.
E’ necessario che dolori si aggiungano a dolori per
conseguire l’intima partecipazione alla natura divina, la gloria dei figli di
Dio e la perfetta bellezza dell’anima.Questo stesso stimolo mi spingeva fortemente a predicare la
bellezza della grazia divina, mi tormentava e mi faceva sudare ed anelare.
Mi
pareve che l’anima non potesse più trattenersi nel carcere del corpo, ma che la
prigione dovesse rompersi, ed essa, libera e sola, con più agilità, se ne
andasse per il mondo gridando:
Oh se i mortali conoscessero che gran cosa é la
grazia, quanto é bella, quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde in
sé, quanti tesori, quanta felicità e delizie!
Senza dubbio andrebbero essi
stessi alla ricerca di fastidi e pene; andrebbero questuando molestie,
infermità e tormenti invece che fortune, e ciò per conseguire l’inestimabile
tesoro della grazia.
Questo é l’acquisto e l’ultimo guadagno della sofferenza
ben accettata. Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori, che gli
toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella
distribuzione fra gli uomini.
(Al medico Castillo; ed. L. Getino, La Patrona de América, Madrid
1928, pp. 54-55)
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