Ben sapendo la serva di Dio che le pietre vive, che sono
destinate alla costruzione della Gerusalemme celeste, devono essere rifinite in
questo mondo a colpi di contrarietà e di umiliazioni, e che per salire alla
felicità eterna ed alla patria gloriosa bisogna passare per molt tribolazioni,
si espose totalmente ai rovesci delle sofferenze, e senza compassione logorò il
suo corpo con molti flagelli. Si macerò infatti ogni giorno con digiuni ed
astinenze tali, che molti si meravigliavano come mai una donna così debole e
delicata potesse sopportare tormenti di tal genere. Quanto più spesso si dava
alla mortificazione del corpo, in cui tuttavia usava intelligente discrezione
tanto più speditamente avanzava nel vigore dello spirito e nell'aumento della
grazia, continuamente alimentata dal fuoco del divino amore e della devozione.
Infatti assai spesso era trasportata in alto e si intratteneva con Dio con
desiderio tanto infuocato che, resa insensibile, non avvertiva più la presenza
di questo mondo.
Come con la devozione dell'anima tendeva sempre a Dio, così
si chinava verso il prossimo con la sua benefica carità. Dava generosamente
l'elemosina ai bisognosi, elargiva benefici a comunità e persone religiose, sia
fuori che dentro i monasteri, fu munifica con le vedove e gli orfani, coi
malati e i deboli, coi lebbrosi e i carcerati, coi pellegrini e le nutrici
bisognose di sostentamento. Insomma, concedeva ogni genere di favori e non
permise che alcuno se ne andasse da lei senza aver ricevuto aiuto. E siccome
questa serva di Dio non trascurò mai di compiere tutto il bene che poteva, Dio
le concesse una particolare grazia. Quando si sentiva umanamente del tutto
esaurita e priva di forze, con la potenza divina della passione di Cristo
riusciva ancora a fare ciò che la necessità del prossimo richiedeva da lei.
Perciò a quanti ricorrevano a lei per la salute dell'anima e del corpo, a tutti
portava aiuto secondo il beneplacito della divina bontà.
(Acta Sanctorum
Octobris 8 [1853], 201-202).
Dalla «VIta di santa Edvige» scritta da un autore contemporaneo
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