Mosè ha scritto nella legge: Dio creò l’uomo a sua immagine
e somiglianza.
Considerate, vi prego, la grandezza di questa espressione.
Dio onnipotente, invisibile, incomprensibile, ineffabile, inestimabile, plasmò
l’uomo dal fango della terra e lo nobilitò con la dignità della sua immagine.
Che cosa vi può essere di comune tra l’uomo e Dio, tra il
fango e lo spirito? “Dio” infatti, “é spirito” (Gv 4, 24).
Quale grande degnazione è stata questa, che Dio abbia dato
all’uomo l’ immagine della sua eternità e la somiglianza del suo divino
operare! Grande dignità deriva all’uomo da questa somiglianza con Dio, purché
sappia conservarla. Gravissimo titolo di condanna è invece per lui la
profanazione di quella immagine. Se l’uomo userà rettamente di quelle facoltà
che Dio ha concesso alla sua anima, allora sarà simile a Dio. Ricordiamoci che
gli dobbiamo restituire tutti quei doni che egli ha depositato in noi quando
eravamo nella condizione originaria. Ce ne ha insegnato il modo con i suoi
comandamenti.
Il primo di essi è quello di amare il Signore nostro con
tutto il cuore, perchè egli per primo ci ha amati, fin dall’ inizio dei tempi,
prima ancora che noi venissimo alla luce di questo mondo. L’amore di Dio è la
rinnovazione della sua immagine. Ama veramente Dio chi osserva i suoi
comandamenti, poiché egli ha detto: “Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti” (Gv 14,15). Il suo comandamento è l’amore reciproco. Così è stato
detto. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io
vi ho amati”
(Gv 15,12).
Il vero amore però non si dimostra con le sole parole “ma
coi fatti e nella verità”
(Gv 3, 18). Dobbiamo quindi restituire a Dio e Padre nostro
la sua immagine non deformata, ma conservata integra mediante la santità della
vita , perchè egli è santo. per questo è stato detto:”Siate santi, perchè io
sono santo” (Lv. 11,44). Dobbiamo restituirgliela nella carità, perchè egli è
carità, secondo quanto dice Giovanni:” Dio è carità” (1 Gv 4, 18). Dobbiamo
restituirgliela nella bontà e nella verità, perchè egli è buono e verace.
Noi siamo dunque pittori di un immagine diversa da questa.
Dipinge in sé l’immagine di un tiranno chi è violento, facile all’ira e
superbo. Perchè non avvenga che dipingiamo nel nostro animo immagini
tiranniche, intervenga Cristo stesso e tracci nel nostro spirito i lineamenti
precisi di Dio. Lo faccia proprio trasfondendo in noi la sua pace, lui che ha
detto: “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27). Che cosa tuttavia
ci servirebbe sapere che la pace è in se buona, se poi non fossimo capaci di
conservarla? In genere le cose migliori sono anche le più fragili. Le cose più
preziose poi esigono la vigilanza più cauta e diligente. E’ troppo fragile
quello che si spezza con una sola parola o che va in rovina per la più piccola
offesa al fratello. Nulla piace tanto agli uomini quanto parlare delle cose
altrui, darsi pensiero degli affari degli altri e passare il tempo in inutili
conversazioni, mormorando degli assenti.
Tacciano quelli che non possono dire :”Il Signore mi ha dato
una lingua da iniziati, perchè io sappia indirizzare allo sfiduciato una
parola” (Is 50,4) e, se dicono qualcosa sia una parola di pace.
dalle “Istruzioni” di san Colombano, abate
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