venerdì 14 novembre 2014

Blues del profugo





"Diciamo che questa città ha dieci milioni d'anime,
alcune abitano in ville, altre in tuguri:
eppure non c'è posto per noi, mia cara, non c'è posto
per noi.
Una volta avevamo una terra, la credevamo bella,
cerca nell'atlante e la troverai:
non possiamo andarci adesso, mia cara, non possiamo
andarci adesso.
Nel cimitero del paese cresce un vecchio tasso,
ogni primavera fiorisce tutto:
fiorire non sanno i vecchi passaporti, mia cara, fiorire
non sanno i vecchi passaporti.
Il console ha battuto il pugno sul tavolo e ha detto:
" Se non avete un passaporto siete ufficialmente morti ":
ma noi siamo ancora vivi, mia cara, siamo ancora vivi.
Mi sono rivolto a un patronato; mi hanno fatto sedere;
mi hanno gentilmente chiesto di tornare l'anno prossimo:
ma oggi dove andremo, mia cara, oggi dove andremo?
Sono andato a una riunione; l'oratore s'è alzato e ha
detto:
" Se li facciamo entrare, ci fregano il pane quotidiano";
parlava di te e me, mia cara, parlava di te e me.
Mi è parso di sentire il rombo del tuono nel cielo;
era Hitler sull'Europa che diceva: "Devono morire";
oh, pensava a noi, mia cara, oh sì, pensava a noi.
Ho visto un cagnolino in una giacca chiusa da uno spillo,
ho visto una porta aperta e un gatto entrare:
ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, non erano ebrei
tedeschi.
Ho passeggiato per il porto e mi sono fermato sul molo,
ho visto i pesci nuotare come se fossero liberi:
a soli tre metri da me, mia cara, a soli tre metri.
Ho attraversato un bosco, ho visto gli uccelli sugli alberi;
non conoscevano politicanti e cantavano a piacere:
non erano gli uomini, mia cara, non erano gli uomini.
Ho sognato un palazzo di mille piani,
con mille finestre e mille porte;
non una era nostra, mia cara, non una era nostra.
Stavo su una grande pianura sotto la neve;
diecimila soldati marciavano avanti e indietro:
cercavano te e me, mia cara, cercavano te e me."




Wystan Hugh Auden.















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