mercoledì 21 gennaio 2015

Abba Daniele, raccontava, il faranita.


Abba Daniele, raccontava, il faranita.

Il nostro padre abba Arsenio, raccontava che un abitante di Sceti, molto austero ma semplice nella sua fede, si ingannava a causa della sua semplicità e diceva: “Il pane che riceviamo non è realmente il corpo di Cristo, ma il suo antitipo”.

Due vegliardi, venuti a sapere che aveva pronunciato quella parola e sapendo che nel suo modo di vivere era insigne, pensarono che avesse parlato senza malizia e con semplicità. Si recarono così a trovarlo e a dirgli: “Abba, abbiamo sentito una proposizione , contraria alla fede, di qualcuno che diceva che il pane che riceviamo non è realmente il corpo di Cristo ma il suo antitipo”.
Il Vegliardo disse loro: “ Quella parola l’ho pronunciata io”.
Allora essi lo esortarono dicendogli: “Non tenere questa posizione, abba, ma tienine una conforme a quella che ci ha trasmesso la Chiesa Cattolica. Difatti, noi crediamo che quel pane è lo stesso corpo di Cristo, e che il calice è proprio il sangue di Cristo, e questo in verità , e non come un antitipo. Ma come all’inizio, prendendo un po’ di polvere della terra, Dio formò l’uomo a sua immagine, senza che nessuno possa dire che non è l’immagine di Dio, benché essa sia inafferrabile, lo stesso è del pane che egli dice essere il suo corpo; e noi crediamo che è veramente il copro di Cristo”. Finchè anch’io non sarò persuaso di ciò, non potrò essere pienamente convinto”.Essi allora gli replicarono; “Preghiamo Dio, riguardo a questo mistero, per tutta questa settimana, sicuramente dio te lo rivelerà”. Il vegliardo accolse questa parola con gioia, e così pregò: “Signore, tu sai che non è per malizia se io non credo: perciò affinchè io non resti nell’ignoranza, rivelami questo mistero,Sig nore Gesù Cristo”. I vegliardi ritornarono nella loro cella e anch’essi pregarono dicendo: “Signore Gesù Cristo, rivela al vegliardo questo mistero, affinchè creda e non perda questa possibilità”. E Dio esaudì le sue preghiere. Al termine della settimana, la domenica, tornarono in chiesa e stettero tutti e tre su una stessa stuoia, con il vegliardo al centro. Allora i loro occhi si aprirono e, quando il pane fu messo sulla tavola apparve come un bambinello che solo loro tre videro.
E quando il sacerdote tese la sua mano per la frazione del pane, ecco che un angelo del Signore discese dal cielo con una spada, immolò il bambino e vuotò il suo sangue nel calice. Quando il sacerdote spezzò il pane in frammenti, anche l’angelo spezzò il bambino in fammenti. E quando essi si avvicinarono per ricevere le sante specie, solo il vegliardo ricevette un frammento di carne insanguinata. Al vedere questo, egli ebbe paura e gridò: “Io credo, Signore, che il pane è il tuo corpo, e il calice è il tuo sangue”.
E subito la carne che teneva nella sua mano divenne pane, secondo il mistero; ed egli lo prese rendendo grazie a Dio. Allora i vegliardi gli dissero: “Dio conosce la natura umana, e che l’uomo non può mangiare della carne cruda, ed è per questo che ha cambiato il suo corpo in pane e il suo sangue in vino, per coloro che lo ricevono nella fede”. Ed essi resero grazie a Dio per il vegliardo, perché non aveva lasciato che egli perdesse questa possibilità. E tornarono con gioia tutti e tre, ciascuno nella propria cella.



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