Immagina che un tempo ci fossero state delle oche
parlanti..
Anch’esse potevano allora organizzare i loro servizi
di culto e fare le pratiche di pietà.
Ogni domenica si radunavano e un oco dal pulpito
predicava.
Il sugo della predica era questo:
“Che alto fine non era mai quello dell’oca, a quale
scopo sublime Iddio non aveva destinato l’oca, (e ogni volta che l’oca
pronunciava il Nome di Dio, tutti, ochi e oche, facevano tanto d’inchino!).
Per via delle ali esse potevano volare in terre
lontane, in paesi felici, dov’era la loro vera patria, perché qui non erano che
in esilio!..”
Così ogni domenica.
Poi l’adunanza si scioglieva e ogni oca (a passo
d’oca!) faceva ritorno alle sue preoccupazioni. La domenica seguente la
funzione religiosa si ripeteva, e poi di ritorno a casa come il solito. Le oche
godevano salute eccellente, ingrassavano a vista d’occhio; diventarono morbide e saporite. …e la sera di
San Martino furono mangiate arrosto, e così tutto finì.
Così tutto finì!
Perché : mentre la domenica in Chiesa si parlava con tanta enfasi dell’alto
destino dell’oca; il lunedì poi le oche a casa si raccontavano in confidenza la
disavventura e gli orrori toccati a un’oca che aveva voluto servirsi delle sue
ali per volare sul serio, per raggiungere cioè quell’”alto scopo “ a cui il
Creatore le aveva chiamate. Questo le oche se lo bisbigliavano con cautela
l’una all’altra; perché naturalmente, parlarne in pubblico la Domenica era una
cosa sconveniente: altrimenti, dicevano quelle oche, il nostro culto religioso
sarabbe un farsi beffe di Dio e di noi
stesse!
Fra le oche poi c’erano alcune dall’aria sofferene,
che dimagrivano a vista d’occhio. D’esse si buccinava fra le oche: “Ecco il bel
risultato della smania di volare sul serio! Si sono intestardite a voler
volare, ed ecco come dimagriscono, non prosperano perché non hanno la Grazia di
Dio come noi, perché è la Grazia di Dio che ci fa diventar morbide, grasse e
saporite!”.
E la Domenica seguente si ritornava al servizio di
culto, il vecchio oco ripeteva la sua predica dell’”alto scopo” a cui Iddio
(qui oche e ochi facevano tanto di riverenza, chinando il capo) aveva destinato
le oche, lo scopo per cui aveva dato loro le ali!
Così anche la cristianità col culto di Dio. Anche
l’uomo ha le ali della fantasia che deve innalzarlo fino a Dio. Ma noi ci
mettiamo a giocare, lasciamo che la fantasia ci scapricci in “un’”oca
silenziosa” nell’esaltazione domenicale e poi consideriamo come una prova della
Grazia di Dio il diventar morbidi, il metter su un grasso flaccido com’è
l’ammassar denari, il far carriera nel mondo, l’aver molti figli, il far
fortuna, ecc..
E di quelli che, per essersi effettivamente messi in
rapporto con Dio diventan sofferenti e hanno perciò l’aspetto preoccupato; di
quelli che soffron pene, fatiche, tormenti
e tribolazioni (altrimenti non potrebbero fare una cosa simile, come si
legge anche nel Nuovo Testamtento !), di essi noi sentenziamo: “Si vede bene
che costoro non hanno la Grazia di Dio!”
Qualcuno a legger questo pezzo, esclamerà:
“Perbacco, se è bello per davvero!”.. Ma tutto finisce lì. Poi si torna a casa
a passo d’oca o si cerca in tutti i modi e con tutte le forze di diventare
morbidi e saporiti. E la domenica seguente, il pastore torna a predicare dell’alto
fine, ecc..e tutti lì ad ascoltare
a bocca aperta… proprio come le
oche…
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