Non ripudiare quindi la tua sposa: significherebbe negare che Dio è l`autore della tua unione.
Infatti se è tuo compito sopportare e correggere i costumi degli estranei, a maggior ragione lo è nei riguardi di tua moglie.
Ascolta quanto dice il Signore:
"Chi ripudia la sposa ne fa un`adultera" (Mt 5,32).
Colei infatti che, finché vive il marito, non può sposarsi di nuovo, può essere soggetta alla lusinga del peccato.
Cosí colui che è responsabile dell`errore lo è anche della colpa, quando la madre è ripudiata con i suoi bambini, quando, già anziana e col passo ormai stanco, è messa alla porta.
Ed è male scacciare la madre e trattenere i suoi figli: perché si aggiunge, all`oltraggio fatto al suo amore, la ferita nei suoi affetti materni.
Ma piú crudele è scacciare anche i figli per causa della madre, in quanto i figli dovrebbero piuttosto riscattare agli occhi del padre il torto della madre.
Quale rischio esporre all`errore la debole età di un adolescente!
E quale durezza di cuore scacciare la vecchiaia, dopo aver deflorato la giovinezza!
Sarebbe lo stesso se l`imperatore scacciasse un soldato veterano senza compensarlo per i suoi servigi, togliendogli gli onori e il comando che ha; o che un agricoltore scacciasse dal suo campo il contadino spossato dalla fatica!
Ciò che è vietato fare nei confronti dei sudditi, sarebbe dunque permesso nei riguardi dei congiunti?
Tu invece ripudi la tua sposa quasi fosse nel tuo pieno diritto, senza temere di commettere un`ingiustizia; tu credi che ciò ti sia permesso perché la legge umana non lo vieta.
Ma lo vieta la legge di Dio: e se obbedisci agli uomini, devi temere Dio.
Ascolta la legge del Signore cui obbediscono anche quelli che fanno le leggi:
"Ciò che Dio ha unito, l`uomo non divida" (Mt 19,6).
Ma non è soltanto un precetto del cielo che tu violi: tu in certo modo distruggi un`opera di Dio.
Tu permetteresti - ti prego - che, te vivente, i tuoi figli dipendessero da un patrigno, oppure che, mentre è viva la loro madre, essi vivessero sotto una matrigna?
E supponi che la sposa che hai ripudiata non torni a sposarsi: ebbene, ti era sgradita, quando eri suo marito, questa donna che si mantiene fedele a te, ora che sei adultero?
Supponi invece che torni a sposarsi: la sua necessità è un tuo crimine, e ciò che tu credi un matrimonio in realtà è un adulterio.
E senza importanza che tu commetta adulterio pubblicamente, oppure che tu lo commetta sembrando marito; c`è solo il fatto che la colpa commessa per principio è piú grave di quella commessa furtivamente.
Forse qualcuno potrà dire:
"Ma allora perché Mosè ha comandato di dare il libello di divorzio e di licenziare la moglie?" (Mt 19,7; Dt 24,1).
Chi parla in questo modo è giudeo, non è cristiano: egli obietta ciò che fu obiettato al Signore, e perciò lasciamo al Signore il compito di rispondergli:
"Per la durezza del vostro cuore" - dice - "Mosè vi permise di dare il libello del divorzio e di ripudiare le mogli; ma all`inizio non era così" (Mt 19,8).
Cioè egli dice che Mosè lo ha permesso, ma Dio non lo ha ordinato: all`inizio valeva la legge di Dio.
Qual è la legge di Dio?
"L`uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla sua sposa, e saranno due in una carne sola" (Gen 2,24; Mt 19,5).
Dunque chi ripudia la sposa, dilania la sua carne, divide il suo corpo.
(Ambrogio, Exp. in Luc., 8, 4-7)
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