Dall'«Omelia» di un autore
del secondo secolo
(Capp. 3, 1 4, 5; 7, 1-6;
Funk, 1, 149-152)
Il Signore ci ha dimostrato
una misericordia così grande da non permettere che noi, esseri viventi,
sacrificassimo a divinità morte, o che rivolgessimo loro la nostra adorazione,
noi che per mezzo di Cristo abbiamo conosciuto il Padre della verità. Ora qual
è la conoscenza che conduce a lui se non quella di Cristo, che ci ha rivelato
il Padre? Egli stesso dice a questo riguardo: Chiunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio (cfr. Lc 12,8). Questa
sarà dunque la nostra mercede, se riconosceremo colui dal quale venne la nostra
salvezza. Ma in che modo lo riconosceremo? Facendo quel che ci dice e non disprezzando
i suoi comandamenti; onorandolo non solo con le labbra, ma con tutto il cuore e
con tutta la mente. Dice in fatti per bocca di Isaia: «Questo popolo si
avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è
lontano da me» (Is 29,13). Non contentiamoci dunque di chiamarlo Signore:
questo non ci gioverebbe. Egli infatti ci ricorda: Non chiunque mi dice:
Signore Signore, si salverà ma chi compirà il bene (cfr. Mt 7,21). Pertanto,
fratelli, riconosciamolo nella vita pratica, amandoci l'un l'altro, fuggendo
ogni impurità, la maldicenza, l'invidia, e vivendo con temperanza, misericordia
e bontà. Ricordiamoci che la nostra regola di vita deve essere l'aiuto
scambievole, non l'ingordigia del denaro. Riconosciamolo proprio facendo così e
non facendo il contrario. Non dobbiamo temere gli uomini, ma piuttosto Dio. In
caso contrario il Signore ci direbbe: Se sarete raccolti intorno a me e non
metterete in pratica i miei comandamenti, vi respingerò dicendovi:
Allontanatevi da me; non so di dove siete, operatori d'iniquità (cfr. Mt 7,23;
Lc 13,27). Di conseguenza, fratelli, facciamo ogni sforzo, sapendoci impegnati
in una nobile gara, mentre vediamo che molti volgono l'animo a varie
competizioni. Ma non saranno coronati se non quelli che avranno lavorato
seriamente e gareggiato con onore. Sforziamoci, ripeto, perché tutti possiamo
ottenere la corona. Corriamo nella via giusta, lottiamo secondo le regole,
navighiamo in molti vincendo gli ostacoli, per essere così coronati, ed anche
se non tutti riporteremo il primo premio, almeno avviciniamoci ad esso più che
sia possibile. Chi nella gara si comporta in maniera sleale viene squalificato.
E non dovrà essere condannato chi non osserva le giuste regole nella gara per
la vita eterna? Anzi è proprio di costoro che non hanno fatto onore al
carattere dei cristiani che si dice: «Il loro verme non morirà, il loro fuoco
non si spegnerà, e saranno un abominio per tutti» (Is 66,24).
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