Dal trattato «La contemplazione di Dio»
di Guglielmo, abate
di Saint-Thierry
(9-11; SC 61, 90-96)
Tu solo sei veramente il Signore: il tuo dominio su di noi è
la nostra salvezza e il servire a te significa per noi essere da te salvati.
E qual è la tua salvezza, o Signore, al quale appartiene la
salvezza e la benedizione sul tuo popolo, se non ottenere da te di amarti ed
essere da te amati? Perciò, Signore, hai voluto che il figlio della tua destra
e l'uomo che per te hai reso forte, fosse chiamato Gesù, cioè salvatore,
infatti è lui che «salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21) e «in
nessun altro c'è salvezza» (cfr. At 4, 12). Egli ci ha insegnato ad amarlo,
quando per primo ci ha amati fino alla morte di croce, incitandoci con l'amore
e la predilezione ad amare lui, che per primo ci ha amati sino alla fine.
Proprio così: ci hai amati per primo, perché noi ti
amassimo; non che tu avessi bisogno del nostro amore, ma perché noi non potevamo
essere ciò per cui ci hai creati se non amandoti.
Per questo «aveva già parlato nei tempi antichi molte volte
e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi
giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1, 1), del tuo Verbo, dal
quale «furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal
32, 6). Il tuo parlare per mezzo del Figlio altro non fu che porre alla luce
del sole, ossia manifestare chiaramente quanto e come ci hai amati, tu che non
hai risparmiato il tuo Figlio, ma lo hai dato per tutti noi, ed egli pure «ci
ha amati e ha dato se stesso per noi» (Rm 8, 32).
Questa è la tua parola per noi, Signore, questo il tuo Verbo
onnipotente, che mentre un profondo silenzio, cioè un'aberrazione profonda, avvolgeva
tutte le cose, dal trono regale si lanciò, inflessibile oppugnatore degli
errori, dolce fautore dell'amore.
E quanto egli operò, quanto disse sulla terra, fino agli
insulti, fino agli sputi e agli schiaffi, fino alla croce e al sepolcro, altro
non fu che il tuo parlare a noi per mezzo del Figlio: incitamento e stimolo del
tuo amore al nostro amore per te. Tu sapevi infatti, o Dio creatore delle
anime, che quest'amore non poteva essere imposto alle anime dei figli degli
uomini, ma bisognava semplicemente stimolarlo. E sapevi pure che dove c'è
costrizione, non c'è più libertà; e dove non c'è libertà, non c'è nemmeno
giustizia.
Hai voluto dunque che ti amassimo noi che non potevamo
nemmeno essere salvati con giustizia, se non ti avessimo amato, né potevamo
amarti, se non ne avessimo avuto il dono da te. Veramente, Signore, come dice
l'Apostolo del tuo amore e noi stessi abbiamo già detto, tu per primo ci hai
amati e per primo tu ami tutti coloro che ti amano.
Ma noi ti amiamo con l'affetto d'amore che tu ci hai infuso.
Il tuo amore invece è la tua stessa bontà, o sommamente buono e sommo bene; è
lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio; quegli che dall'inizio
della creazione aleggia sulle acque, ossia sulle menti fluttuanti dei figli
degli uomini, donandosi a tutti, tutto a sé attirando, ispirando, favorendo,
allontanando ciò che è nocivo, provvedendo ciò che è utile, unendo Dio a noi e
noi a Dio.
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