Dal «Commento alla Lettera ai Galati»
di sant'Agostino,
vescovo
(Nn. 37. 38; PL 35, 2131-2132)
Dice l'Apostolo:
«Siate come me» (Gal 4, 12). Io sono nato giudeo, ma, guidato da considerazioni
spirituali, ripudio ogni concezione esclusivamente materiale. «Poiché anch'io
sono stato come voi» (Gal 4, 12), cioè uomo. Poi opportunamente e con
discrezione ricorda il suo amore per loro, perché non lo considerino come loro
nemico. Proprio così si esprime: Ve ne prego, fratelli, non mi avete offeso in
nulla (cfr. Gal 4, 12); come se dicesse: Non dovete pensare che io voglia
offendervi.
Sempre sul
medesimo argomento aggiunge: «Figlioli miei» (Gal 4, 19). Lo dice perché lo
imitino realmente come un padre. E completa: «Che io di nuovo partorisco nel
dolore finché non sia formato Cristo in voi!» (Gal 4, 19). Questo lo ha detto
piuttosto come se rappresentasse la Madre Chiesa. Infatti anche in un altro passo
dice: «Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura
delle proprie creature» (1 Ts 2, 7).
Cristo nasce e si
forma in colui che crede per mezzo della fede, esistente nell'uomo interiore;
in colui che è chiamato alla libertà della grazia; in colui che è mite e umile
di cuore, e che non si gloria nella nullità dei suoi meriti e delle sue opere,
in colui che ascrive i suoi meriti al dono divino. Costui si identifica con
Cristo. Così colui che ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno
solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40),
chiama il vero credente il più piccolo dei suoi, cioè un altro se stesso.
Infatti Cristo viene formato in chi riceve l'immagine di Cristo. Ma riceve
l'immagine di Cristo, chi aderisce a Cristo con vero amore spirituale. Ne segue
che egli diventa copia di Cristo e, per quanto lo consente la sua condizione,
diventa Cristo stesso. Così afferma Giovanni: «Chi dice di dimorare in Cristo,
deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).
Ma poiché gli
uomini sono concepiti dalle madri per essere formati, e, una volta formati,
sono partoriti per venire alla luce, può recare sorpresa ciò che è stato detto:
«Che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi!»
(Gal 4, 19). A meno che intendiamo che questo parto stia al posto delle
preoccupazioni dolorose attraverso le quali li ha partoriti perché nascessero
in Cristo. In tal senso li partorisce ancora, preoccupato com'è dei pericoli di
seduzione, dai quali li vede minacciati. La dolorosa sollecitudine nei loro
riguardi, cioè questa specie di maternità spirituale, perdura finché arrivino
tutti all'unità della fede nella misura che conviene alla piena maturità di
Cristo, perché non siano sballottati da qualsiasi vento di dottrina (cfr. Ef 4,
13-14).
Perciò non tanto
per l'inizio della fede, essendo essi già nati, ma per la crescita e la
maturità è stato affermato: «Che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non
sia formato Cristo in voi!» (Gal 4, 19). Altrove tratta di questo parto con
altri termini, quando dice: «Il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per
tutte le chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che
io non ne frema?» (2 Cor 11, 28-29).
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