In questa vita di umile fanciulla, che brevemente abbiamo tratteggiato,
possiamo ammirare, non solo uno spettacolo degno del cielo, ma ancora degno di
essere considerato e ammirato in questo nostro secolo. Imparino i padri e le
madri come bisogna educare rettamente, santamente e fortemente i figli affidati
loro da Dio e come bisogna conformarli ai precetti della religione cattolica,
in modo che, quando la loro virtù si troverà in pericolo, possano, con l'aiuto
della grazia, uscirne vittoriosi, integri, incontaminati.
Impari la spensierata fanciullezza, la balda giovinezza a
non tendere miseramente ai fugaci piaceri del senso, non agli affascinanti
allettamenti dei vizi, ma piuttosto impari ad aspirare, anche tra le
difficoltà, a quella cristiana perfezione che tutti possiamo raggiungere con la
volontà decisa, sostenuta dalla grazia soprannaturale, con lo sforzo, la
preghiera.
Non tutti certamente siamo chiamati a subire il martirio, ma
tutti siamo chiamati a raggiungere la virtù cristiana. La virtù richiede forza,
ché, se non arriva al grado eroico di questa fanciulla, non di meno richiede
un'attenzione diuturna, diligente, da non tralasciarsi mai fino alla fine della
vita. Perciò può chiamarsi quasi un lento e continuato martirio, a consumare il
quale ci ammonisce la divina parola di Gesù Cristo: « Il regno dei cieli soffre
violenza e i violenti se ne impadroniscono » (Mt 11, 12).
A questo, dunque, tendiamo tutti, sostenuti dalla celeste
grazia: a questo ci inviti la santa vergine e martire Maria Goretti. Dal cielo,
dove gode una beatitudine eterna, ottenga dal divin Redentore con le sue
preghiere che tutti noi, secondo la nostra condizione, seguiamo il suo luminoso
esempio, con volontà forte e la condotta coerente.
Dal « Discorso per la canonizzazione di santa Maria Goretti » di Pio XII, papa
(AAS 42 [1950] 581-582)
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