Dal Trattato «La remissione» di san Fulgenzio di Ruspe,
vescovo
(Lib. 2,11,2- 12,1.34; CCL 91 A,693-695)
«In un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima
tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi
saremo trasformati» (1Cor 15,52). Quando dice «noi» Paolo mostra che con lui
conquisteranno il dono della futura trasformazione coloro che insieme a lui e
ai suoi compagni vivono nella comunione ecclesiale e nella vita santa. Spiega
poi la qualità di tale trasformazione dicendo: «È necessario infatti che questo
corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si
vesta di immortalità» (1Cor 15,53). In costoro allora seguirà la trasformazione
dovuta come giusta ricompensa a una precedente rigenerazione compiuta con atto
spontaneo e generoso del fedele. Perciò si promette il premio della rinascita
futura a coloro che durante la vita presente sono passati dal male al bene.
La grazia prima opera, come dono divino, il rinnovamento di
una risurrezione spirituale mediante la giustificazione interiore. Verrà poi la
risurrezione corporale che perfezionerà la condizione dei giustificati.
L'ultima trasformazione sarà costituita dalla gloria. Ma questa mutazione sarà
definitiva ed eterna.
Proprio per questo i fedeli passano attraverso le successive
trasformazioni della giustificazione, della risurrezione e della
glorificazione, perché questa resti immutabile per l'eternità.
La prima metamorfosi avviene quaggiù mediante
l'illuminazione e la conversione, cioè col passaggio dalla morte alla vita, dal
peccato alla giustizia, dalla infedeltà alla fede, dalle cattive azioni ad una
santa condotta. Coloro che risuscitano con questa risurrezione non subiscono la
seconda morte. Di questi nell'Apocalisse è detto: «Beati e santi coloro che
prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda
morte» (Ap 20,6).
Nel medesimo libro si dice anche: «Il vincitore non sarà
colpito dalla seconda morte» (Ap 2,11). Dunque, come la prima risurrezione
consiste nella conversione del cuore, così la seconda morte sta nel supplizio
eterno. Pertanto chi non vuol esser condannato con la punizione eterna della
seconda morte s'affretti quaggiù a diventare partecipe della prima
risurrezione. Se qualcuno infatti durante la vita presente, trasformato dal
timore di Dio, si converte da una vita cattiva a una vita buona, passa dalla
morte alla vita e in seguito sarà anche trasformato dal disonore alla gloria.
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