Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 194, 3-4; Pl 38, 1016-1017)
Chi potrà mai conoscere tutti i tesori di sapienza e di
scienza che Cristo racchiude in sé, nascosti nella povertà della sua carne?
«Per noi, da ricco che era, egli si è fatto povero, perché noi diventassimo
ricchi per mezzo della sua povertà» (cfr. 2 Cor 8, 9). Assumendo la mortalità
dell'uomo e subendo nella sua persona la morte, egli si mostrò a noi nella
povertà della condizione umana: non perdette però le sue ricchezze quasi gli
fossero state tolte, ma ne promise la rivelazione nel futuro. Quale immensa
ricchezza serba a chi lo teme e dona pienamente a quelli che sperano in lui!
Le nostre conoscenze sono ora imperfette e incomplete,
finché non venga il perfetto e il completo. Ma proprio per renderci capaci di
questo egli, che è uguale al Padre nella forma di Dio e simile a noi nella
forma di servo, ci trasforma a somiglianza di Dio. Divenuto figlio dell'uomo,
lui unico figlio di Dio, rende figli di Dio molti figli degli uomini. Dopo aver
nutrito noi servi attraverso la forma visibile di servo, ci rende liberi, atti
a contemplare la forma di Dio.
Infatti «noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è
stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi
saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2). Ma che cosa
sono quei tesori di sapienza e di scienza, che cosa quelle ricchezze divine, se
non la grande realtà capace di colmarci pienamente? Che cosa è quell'abbondanza
di dolcezza se non ciò che è capace di saziarci?
Dunque: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14, 8). E in un
salmo una voce, che ci interpreta o parla per noi, dice rivolgendosi a lui:
«Sarò saziato all'apparire della tua gloria» (cfr. Sal 16, 15). Egli e il Padre
sono una cosa sola e chi vede lui vede anche il Padre. «Il Signore degli
eserciti è il re della gloria» (Sal 23, 10). Facendoci volgere a lui, ci
mostrerà il suo volto e saremo salvi; allora saremo saziati e ci basterà.
Ma fino a quando questo non avvenga e non ci sia mostrato
quello che ci appagherà, fino a quando non berremo a quella fonte di vita che
ci farà sazi, mentre noi camminiamo nella fede, pellegrini lontani da lui, e
abbiamo fame e sete di giustizia e aneliamo con indicibile desiderio alla
bellezza di Cristo che si svelerà nella forma di Dio, celebriamo con devozione
il Natale di Cristo nato nella forma di servo.
Se non possiamo ancora contemplarlo perché è stato generato
dal Padre prima dell'aurora, festeggiamolo perché nella notte è nato dalla
Vergine. Se non lo comprendiamo ancora, perché il suo nome rimane davanti al
sole (cfr. Sal 71, 17), riconosciamo il suo tabernacolo posto nel sole. Se
ancora non vediamo l'Unigenito che rimane nel Padre, ricordiamo «lo sposo che
esce dalla stanza nuziale» (cfr. Sal 18, 6). Se ancora non siamo preparati al
banchetto del nostro Padre, riconosciamo il presepe del nostro Signore Gesù
Cristo.
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