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venerdì 30 settembre 2011

Cristo vi faccia crescere nella fede e nella verità

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire

So bene quale sia la vostra familiarità con le Sacre Scritture e come nulla ignorate: io stesso non sono da tanto. Mi basta ricordarvi ciò che la Scrittura dice: Sdegnarvi, ma non peccate (cfr. Sal 4, 5) e: «Il sole non tramonti sopra la vostra ira» (Ef 4, 26). Beato chi se ne ricorda: e io credo che ciò accade realmente tra voi.
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, e lo stesso Gesù Cristo, Figlio di Dio e sacerdote eterno, vi facciano crescere nella fede e nella verità e in ogni dolcezza, senza collera, nella pazienza e nella longanimità, nella fortezza e nella castità. Il Signore vi conceda di condividere l'eredità dei suoi santi, e lo conceda, insieme a voi, anche a noi e a tutti coloro che, sotto il cielo, crederanno nel Signore Gesù Cristo e nel «Padre suo che lo ha risuscitato dai morti» (Gal 1, 1).
Pregate per tutti i credenti. Pregate anche per i re e le autorità e i principi, per coloro che vi perseguitano e vi odiano e per i nemici della croce, perché il vostro frutto sia manifesto in ogni cosa e siate perfetti in lui.
Mi scriveste, sia voi che Ignazio, che se qualcuno si reca in Siria porti anche la vostra lettera; lo farò, appena se ne presenterà l'occasione. Andrò io stesso o manderò qualcuno a portarla. Come avete domandato, trasmettiamo a voi le lettere di Ignazio, sia quella indirizzata a noi che le altre da noi conservate, e le accludiamo tutte alla nostra presente. Ne potrete trarre grande frutto perché contengono fede, fortezza e tutto ciò che contribuisce alla crescita nel Signore nostro. Da parte vostra comunicateci ciò che avete appreso con certezza tanto di Ignazio che dei suoi compagni.
Ho dettato questa lettera a Crescente, che già vi raccomanda personalmente e che ora torno a raccomandarvi. La sua condotta con noi fu irreprensibile e credo che tale sarà anche con voi. Vi raccomando anche sua sorella, quando verrà tra voi. Rimanete saldi nel Signore Gesù Cristo e la sua grazia sia con voi tutti. Amen.

sabato 24 settembre 2011

Camminiamo nella fede e nella giustizia


Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 9, 1 - 11, 4; Funk, 1, 275-279)


Vi scongiuro tutti: obbedite alla parola di giustizia e perseverate in quella fortezza della quale i vostri stessi occhi hanno ammirato il modello non solo nei beati Ignazio, Zòsimo e Rufo, ma anche negli altri che furono tra voi e nello stesso Paolo e negli altri apostoli. Sappiate che essi non corsero invano (Fil 2, 16), ma nella fede e nella giustizia, e che ora si trovano nel luogo loro promesso, presso il Signore, di cui condivisero le sofferenze. Essi non amarono il secolo presente (2 Tm 4, 10), ma colui che morì per noi tutti e che per noi fu risuscitato da Dio.
Rimanete saldi in queste convinzioni e seguite l'esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede. Amate i vostri fratelli e amatevi vicendevolmente. State uniti nella verità, usatevi reciproche attenzioni con la dolcezza del Signore, non disprezzate nessuno. Quando potete fare del bene, non differitelo, «perché l'elemosina libera dalla morte» (Tb 4, 10). «Siate sottomessi gli uni agli altri» (Ef 5, 21) e «la vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile» (1 Pt 2, 12); meriterete così lode per le vostre buone opere e non si bestemmierà il Signore per colpa vostra. Guai a colui per causa del quale il nome del Signore è disprezzato. Insegnate a tutti quella santa condotta nella quale voi stessi vivete.
Molto mi addolorò il caso di Valente, che fu un tempo presbitero in mezzo a voi e che, con il suo comportamento, dimostra ora una così grave carenza nella stima dell'ufficio che gli è stato affidato. Per questo vi esorto a guardarvi dall'avarizia e ad essere casti e leali. Astenetevi da ogni male.
Chi non è capace di dominare se stesso, come potrà esortare gli altri? Perché chi non si astiene dall'avarizia verrà contaminato dall'idolatria e sarà annoverato tra i pagani, che ignorano i giudizi del Signore. «O non sapete che i santi giudicheranno il mondo» (1 Cor 6, 2), come insegna Paolo?
Io, tuttavia, non ho mai constatato né sentito dire nulla di simile di voi, in mezzo ai quali lavoro Paolo ed ai quali egli allude all'inizio della sua lettera. Di voi infatti egli si gloriava in tutte le chiese che allora conoscevano Dio, mentre noi non lo conoscevamo ancora.
Di molta amarezza è , quindi, motivo per me sia Valente che sua moglie. Il Signore conceda loro la grazia di una vera conversione. Trattateli però senza asprezza e non come nemici (cfr. 2 Ts 3, 15), ma richiamateli come membra sofferenti e sviate perché l'intero vostro corpo sia salvo. Aiutandoli, contribuirete all'edificazione di voi stessi.

Cristo ci diede l'esempio in se stesso

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 6, 1 - 8, 2; Funk, 1, 273-275)

I presbiteri siano compassionevoli e misericordiosi verso tutti; richiamino gli erranti, visitino gli ammalati senza trascurare la vedova, l'orfano, il povero; si comportino bene davanti a Dio e agli uomini (cfr. 2 Cor 8, 21). Frenino l'ira, si guardino da qualsiasi preferenza personale, da ogni giudizio ingiusto, da tutte le forme di avarizia. Non prestino orecchio a ciò che si dice di male contro chiunque e non siano troppo severi nel giudicare, consapevoli che tutti siamo rei di peccato.
Se chiediamo al Signore di perdonarci, dobbiamo a nostra volta perdonare; siamo sotto lo sguardo del Signore Dio, e «tutti ci presenteremo al tribunale di Cristo e ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso» (Rm 14, 10. 129. Serviamolo dunque con timore e con grande rispetto, come ci ha comandato egli stesso e gli apostoli che ci predicarono il Vangelo e i profeti che ci annunziarono la venuta del Signore. Promuoviamo il bene con tutte le nostre forze, evitiamo gli scandali, i falsi fratelli e coloro che ipocritamente si fregiano del nome del Signore e traggono in errore gli stolti.
Chiunque non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è un antiCristo (cfr. 1 Gv 4, 2. 3; 2 Gv 7), e colui che non riconosce la testimonianza della croce è dal diavolo; chi poi stravolge le parole del Signore secondo le proprie passioni e nega la risurrezione e il giudizio, costui è primogenito di Satana. Lasciamo dunque da parte le vane dicerie della gente e le false dottrine, e volgiamoci all'insegnamento che ci fu trasmesso fin dall'inizio: Siamo moderati e sobri per dedicarci alla preghiera (cfr. 1 Pt 4, 7). Perseveriamo nel digiuno e chiediamo con suppliche a Dio, che tutto vede, di «non indurci in tentazione» (Mt 6, 13), perché, come disse il Signore, «lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26, 41).
Restiamo saldamente ancorati alla nostra speranza e al pegno della nostra giustizia, Gesù Cristo, «che portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce. Egli non commise peccato e sulla sua bocca non fu trovato inganno» (1 Pt 2, 24. 22). Ma per noi sopportò ogni cosa perché vivessimo in lui. Siamo dunque imitatori della sua pazienza e, se dovessimo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Questo è l'esempio che egli ci diede in se stesso, e noi vi abbiamo creduto.

Indossiamo le armi della giustizia


Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 3, 1 - 5, 2); Funk, 1, 269-273)

Non è per mia iniziativa, fratelli, che vi scrivo riguardo alla giustizia, ma perché voi stessi me lo avete richiesto, e lo farò dicendovi non cose mie, ma di Paolo. Effettivamente né io, né altri come me potrebbe mai giungere alla sapienza del beato e glorioso apostolo. Egli, quando si trovava in mezzo a voi, parlando di persona agli uomini del suo tempo, trasmise con sicurezza e con forza il messaggio di verità e, anche dopo la sua partenza, vi indirizzò lettere, che vi edificheranno sempre nella fede ricevuta, se le mediterete attentamente. Vi faranno cioè crescere in quella fede che è la nostra comune madre (cfr. Gal 4, 26), cui segue la speranza che è preceduta dalla carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi possiede queste virtù ha adempiuto il comandamento della giustizia, perché chi ha l'amore è lontano da ogni peccato.«L'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6, 10). Consapevoli, dunque, che «non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne vi» (1 Tm 6, 7), armiamoci con le armi della giustizia e impariamo noi per primi a camminare nella via dei comandamenti del Signore.Insegnate alle vostre mogli a camminare nella fede ricevuta, nell'amore e nella purezza, ad amare i loro mariti in tutta fedeltà e tutti gli altri ugualmente in tutta castità e a educare i figli nel timore di Dio (cfr. Ef 5, 23 ss.).Le vedove siano compenetrate di fede nel Signore, intercedano incessantemente per tutti, si tengano lontane da ogni calunnia, maldicenza, falsa testimonianza, dalla cupidigia del denaro e da qualsiasi specie di male; siano consapevoli di essere un altare di Dio, il quale scruta attentamente ogni cosa e nulla ignora dei nostri pensieri, sentimenti o segreti del cuore (cfr. 1 Tm 5 cap. 5).Ben sapendo, dunque, che «non ci si può prendere gioco di Dio» (Gal 6, 7), dobbiamo camminare in modo degno dei suoi comandamenti e della sua gloria. I diaconi camminino nella santità sotto lo sguardo di Dio santo, quali ministri suoi e del Cristo, e non si curino degli apprezzamenti degli uomini. Non siano calunniatori, non falsi; non siano attaccati al denaro (cfr. 1 Tm 3, 6 ss.).Saggi in ogni cosa, compassionevoli, solleciti, camminino secondo la verità del Signore che si fece servo di tutti.Se a lui saremo graditi nel tempo presente, egli ci darà in cambio i beni futuri, quando ci risusciterà dai morti come ci ha promesso. Se ci comporteremo in modo degno di lui, «con lui anche regneremo» (2 Tm 2, 12), purché restiamo saldi nella fede.

Foste salvati gratuitamente


Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 1, 1 - 2, 3; Funk 1, 267-269)

Policarpo e i presbiteri, che sono con lui, alla chiesa di Dio che risiede come pellegrina in Filippi: la misericordia e la pace di Dio onnipotente e di Gesù Cristo nostro salvatore siano in abbondanza su di voi.
Prendo parte vivamente alla vostra gioia nel Signore nostro Gesù Cristo perché avete praticato la parola della carità più autentica. Infatti avete aiutato nel loro cammino i santi avvinti da catene, catene che sono veri monili e gioielli per coloro che furono scelti da Dio e dal Signore nostro. Gioisco perché la salda radice della vostra fede, che vi fu annunziata fin dal principio, sussiste fino al presente e porta frutti in Gesù Cristo nostro Signore. Egli per i nostri peccati accettò di giungere fino alla morte, ma «Dio lo ha risuscitato sciogliendolo dalle angosce della morte» (At 2, 24), e in lui, senza vederlo, credete con una gioia indicibile e gloriosa( cfr. 1 Pt 1, 8), alla quale molti vorrebbero partecipare; e sapete bene che siete stati salvati per grazia, non per le vostre opere, ma per la volontà di Dio mediante Gesù Cristo (cfr. Ef 2, 8-9).
«Perciò dopo aver preparato la vostra mente all'azione» (1 Pt 1, 13), «servite Dio con timore» (Sal 2, 11) e nella verità, lasciando da parte le chiacchiere inutili e gli errori grossolani e «credendo in colui che ha risuscitato nostro Signore Gesù Cristo dai morti e gli ha dato gloria» (1 Pt 1, 21), facendolo sedere alla propria destra. A lui sono sottomesse tutte le cose nei cieli e sulla terra, a lui obbedisce ogni vivente. Egli verrà a giudicare i vivi e i morti e Dio chiederà conto del suo sangue a quanti rifiutano di credergli.
Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi, se compiremo la sua volontà, se cammineremo secondo i suoi comandi e ameremo ciò che egli amò, astenendoci da ogni specie di ingiustizia, inganno, avarizia, calunnia, falsa testimonianza, «non rendendo mala per male, né ingiuria per ingiuria» (1 Pt 3, 9), colpo per colpo, maledizione per maledizione, memori dell'insegnamento del Signore che disse: Non giudicate per non esser giudicati; perdonate e vi sarà perdonato; siate misericordiosi per ricevere misericordia; con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi (cfr. Mt 7, 1); Lc 6, 36-38) e: Beati i poveri e i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (cfr. Mt 5, 3. 10).
 

martedì 22 febbraio 2011

Come sacrificio gradevole e accetto


Dalla «Lettera della chiesa di Smirne sul martirio di san Policarpo»


(13, 2-15, 3; Funk, Patres apost. 1, 297-299)

    Quando il rogo fu pronto, Policarpo si spogliò di tutte le vesti e, sciolta la cintura, tentava anche di togliersi i calzari, cosa che prima non faceva, perché sempre tutti i fedeli andavano a gara a chi più celermente riuscisse a toccare il suo corpo. Anche prima del martirio era stato trattato con ogni rispetto, per i suoi santi costumi. Subito fu circondato di tutti gli strumenti che erano stati preparati per il suo rogo. Ma quando stavano per configgerlo con i chiodi disse: «Lasciatemi così: perché colui che mi dà la grazia di sopportare il fuoco mi concederà anche di rimanere immobile sul rogo senza la vostra precauzione dei chiodi». Quelli allora non lo confissero con i chiodi ma lo legarono.
    Egli dunque, con le mani dietro la schiena e legato, come un bell'ariete scelto da un gregge numeroso, quale vittima accetta a Dio preparava per il sacrificio, levando gli occhi al cielo disse: «Signore, Dio onnipotente, Padre del tuo diletto e benedetto Figlio Gesù Cristo, per mezzo del quale ti abbiamo conosciuto; Dio degli Angeli e delle Virtù, di ogni creatura e di tutta la stirpe dei giusti che vivono al tuo cospetto: io ti benedico perché mi hai stimato degno in questo giorno e in quest'ora di partecipare, con tutti i martiri, al calice del tuo Cristo, per la risurrezione dell'anima e del corpo nella vita eterna, nell'incorruttibilità per mezzo dello Spirito Santo. Possa io oggi essere accolto con essi al tuo cospetto quale sacrificio ricco e gradito, così come tu, Dio senza inganno e verace, lo hai preparato e me l'hai fatto vedere in anticipo e ora l'hai adempiuto.
    Per questo e per tutte le cose io ti lodo, ti benedico, ti glorifico insieme con l'eterno e celeste sacerdote Gesù Cristo, tuo diletto Figlio, per mezzo del quale a te e allo Spirito Santo sia gloria ora e nei secoli futuri. Amen». Dopo che ebbe pronunciato l'Amen e finito di pregare, gli addetti al rogo accesero il fuoco. Levatasi una grande fiammata, noi, a cui fu dato di scorgerlo perfettamente, vedemmo allora un miracolo e siamo stati conservati in vita per annunziare agli altri le cose che accaddero.
    Il fuoco si dispose a forma di arco a volta come la vela di una nave gonfiata dal vento e avvolse il corpo del martire come una parete. Il corpo stava al centro di essa, ma non sembrava carne che bruciasse, bensì pane cotto oppure oro e argento reso incandescente. E noi sentimmo tanta soavità di profumo, come di incenso o di qualche altro aroma prezioso.