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giovedì 29 novembre 2012

Orfana


Giorno più triste non vi può essere nella vita di una fanciulla di quello in cui essa rimane sola sulla terra!
I più santi , i più veri, i più puri affetti che Dio ha posto nel cuore delle sue creature sono quelli per i propri genitori.
Eppure è legge di natura che essi ci lasciano su questa valle di pianto immersi in un mare profondo di tristezza e spesso in uno stato di così amaro isolamento da farci desiderare il Cielo.
Anche la Fanciulla Eletta , la Creatura predestinata da Dio alle più eccelse grandezze doveva provare sulla terra questo immenso dolore.
Noi non sappiamo se la Vergine poté assistere al trapasso del padre e della madre sua, che avvennero mentre Maria era ancora nel Tempio di Gerusalemme, ma certo il suo cuore delicatissimo dovette sentire profondamente il distacco ultimo dai suoi cari.
Già aveva sofferto tanto quando ancora pargoletta, aveva dovuto abbandonare la casetta natia, sottrarsi alle tenerezze della madre sua e del caro padre per entrare nel Tempio, ma allora il suo pensiero poteva tornare con gioia a rivivere la brevissima infanzia felice…. Là  nella sua Nazaret, ed il suo cuore  provava un dolce conforto ogni volta che rivedeva, sia pur per breve tempo, gli amati genitori…. Ma ora non era più così! 
Essa ora la rivedeva , sì quella casa dove aveva aperto gli occhi alla luce, dove aveva mosso i primi passi e pronunciato le prime parole e il nome Santo di Dio!
La rivedeva, ma oh quanto mutata! Il soffio triste della morte vi era passato… e tutto aveva portato via!
Chiuse le piccole finestre, che un dì parevano occhi luminosi, chiusa la porta, incolto l’orticello e pieno di sterpi.
Che cosa c’era più in quella casa in cui Maria aveva trascorsa la sua prima infanzia?
Nulla….
Fuorchè il ricordo caro, incancellabile, fuorchè l’immagine viva di coloro che non erano più!
Poi la vita aveva ripreso il suo ritmo normale, dopo quel gran dolore, ma con una nota d’indefinita pena.
Ora che la mente e il cuore non si potevano più riposare nel pensiero delle persone amate, Ella, levando lo sguardo al cielo, sentiva che solo di lassù, le poteva venire il conforto.. e s’appoggiava a quell’unica fonte di salute: La Fede!
Ecco il sostegno nelle angosce di questa valle di pianto!
La Fede!” ecco la luce nelle tenebre di questo esilio!
Anche  prima  la fede di quella fanciulla mirabile era sublime e meravigliosa, anche prima il suo cuore era sempre in alto, ma ora pareva completamente staccato dalla terra……ora che quaggiù non aveva più ne madre, ne padre.
Ella poteva ripetere col completo abbandono delle anime generose:  “Padre nostro che sei nei Cieli”
O fanciulla, io ti auguro che abbia a godere ancora per molti anni la presenza dei tuoi genitori e specialmente di tua madre!
Triste è quella casa in cui manca l’angelo della famiglia; oscura è quell’ora in cui si spegne il cuore della Mamma!
Infelice è quella giovinetta che resta priva del più stato affetto che ci sia sulla terra! Ma pure, poiché la Morte non guarda ne età, ne circostanze, potrebbe darsi che anche per te, come per la cara fanciulla Nazarena fosse spuntata l’alba  più triste della tua vita!
Ebbene, se così t’avesse voluto provare Iddio, sappi ancora una volta volgere lo sguardo a Cole che, come te ebbe a fanciulla il grande dolore di perdere i genitori; volgiti alla Vergine Santa  ed in Lei troverai sempre “la Luce del tuo cammino”Allora quel gran vuoto che t’è rimasto, verrà a Lei colmato. Vedrai con l’occhio della Fede i dolore, e ponendoti sotto il manto di colei che sola può può prendere il posto della tua Mamma perduta… l’aspro cammino che ti resta da percorrere  ti sembrerà meno faticoso.
Sarà la Madre Celeste che ti guiderà lassù a quella beata eternità, dove la Madre terrena ti aspetta per accoglierti sul suo cuore e non lasciarti mai più.
Ma tu o fanciulla, che hai ancora la fortuna di vederti accanto tua Madre, oh sappi approfittare  di questo gran dono di Dio!Sii per essa gioia, consolazione , aiuto, sollievo.
Non fare come tante ragazze della tua età che sono il cruccio più amaro dei genitori e causa per essi di tante lacrime!
Ah non crearti l’acerbo rimorso di far incanutire  le chiome di tua Madre  anzitempo,  e di scavare solchi di dolore su quel viso che tu dovresti solo baciare e venerare! Per tua Madre tu devi essere gioia e orgoglio, speranza  e luce! Oh verrà un giorno purtroppo  che non l’avrai più!..
Fa che tu non debba mai rimpiangere di aver trascorso gli anni felici in cui Ella ti era vicina, nella trascuratezza, nell’indifferenza, e Dio non voglia, nel disamore!

6^ meditazione: La Vita di Maria 

venerdì 16 dicembre 2011

Il primo dolore




 Tre anni!
l’età dei giochi, l’età più felice che non conosce dolori, la bella età che torna alla memoria come sogno lontano, come un indefinito ricordo.
A tre anni tutti i bimbi di questo mondo corrono e saltano felici attorno alla loro manna che se li custodisce come i più cari gioielli; a tre anni essi sentono il bisogno di non lasciarla mai, e alla sera quando il dolce sonno dell’innocenza scende sui loro occhi puri, le loro piccole mani restano chiuse tra le mani di colei che giustamente è detta l’Angelo della famiglia.
Eppure a tre anni la piccola Maria lasciava la casa paterna, la Santa sua  Mamma, il Padre suo, per entrare nel Tempio di Gerusalemme.
La  Chiesa pone questa cara festa nel mese di novembre.
Noi non sappiamo se tale data corrisponda alla realtà dell’avvenimento, ma dovette essere certo un ben triste giorno quello in cui la più avventurata delle madri si separò dalla più preziosa delle figlie.
E se non cadevano le foglie, quale presagio della fredda stagione, se gli uccelli volavano ancora nel bel cielo orientale, senza dubbio nel cuore di Anna era autunno… un freddo autunno, dal cielo bigio e dalla pioggia amara .. Lunga era la strada di Nazaret e Gerusalemme. Quante ore di martirio per quella Madre che forse portava tra le sue braccia per l’ultima volta la sua diletta creatrura!Ad ogni passo  un ricordo una più acuta nostalgia di quella figlioletta dolcissima, tanto desiderata, tanto sognata  e venuta finalmente a consolare l’esistenza di due poveri cuori!
Eppure era d’uopo separarsene . Quel gran dono di Dio: tale era stata la promessa! E la piccina?Oh seguiamola col nostro cuore in quel lungo, doloroso viaggio! Ciò che non comprendono i bimbi di tre anni ben comprendeva Maria, che dotata dei più alti doni di Dio, a quella tenera età aveva già completamente l’uso della ragione.
Ella sapeva di dover lasciare la Madre sua, il Padre, la povera ma cara casetta natia, il suo paese. Sapeva che quel distacco poteva essere completo, perché la Mamma era già avanti negli anni e il padre pure… sapeva e intuiva tutto lo strazio di quei due cuori, e non poteva non sentire nel suo animo divinamente amoroso  acerbissimo e crudele questo primo dolore! Se in Essa Iddio aveva concentrato, per così dire tutte le finezze, tutte le virtù tutte le delicatezze e le sensibilità umane, è naturale pensare che Ella sentisse assai più profondamente d’ogni altra creatura anche il dolore.
E certo il suo sguardo si sarà incontrato più volte con gli occhi velati di pianto della Madre sua, e uno sforzo supremo avrà dovuto fare quel piccolo cuore per trattenere a sua volta le lacrime. E come non avrà notato la soave bambina quel volo bruno , contratto dalla pena, quelle rughe divenute più profonde del Padre suo? Oh come sarebbe stato dolce restare nella casetta silenziosa nascosta  tra il verde delle palme … come sarebbe stato dolce poter consolare quelle due care vite, poterle circondare  d’infantile tenerezza e sentirsi pure teneramente amata da quei due cuori!
Ma no ! Altro voleva da Lei il Signore. Chiamata alla vita per essere un giorno la madre del’uomo dei dolori, Ella doveva imparare a conoscere la sofferenza fin dai più teneri anni, e a questa divina volontà la piccola Eletta sapeva già chi chinare il capo e ripetere il grande “Fiat”!
O giovinetta qual è stato il tuo primo dolore e con quanta fortezza tu l’hai affrontato?
Certo non fu  alla tenera età di tre anni come per la tua Madre Santa. Allora avrai pianto per una bambolo infranta, per un capriccio non soddisfatto, ma di ciò non te ne resta ora neppure il ricordo.
Più tardi quando è incominciata anche per te la vita del cuore e della intelligenza, forse avrai provato il tuo primo dolore.
Ebbene, figliuola, forse tu piangi e ti amareggi oltre misura per compiere quel sacrificio, per accettare quella rinuncia. Quanto diverso è il tuo contegno da quello della piccola guida!
Tu l’hai veduta entrare nel tempio con serena accettazione della  S. Volontà di Dio, tu hai veduto lasciare gli animali genitori con fortezza ben superiore alla sua tenera età, e fare del suo sacrificio un generoso dono d’amore. Ebbene prendi per  modello la dolce Bambina e dille che t’insegni la maniera di saper soffrire. Forse per ora tu cammini ancora per un sentiero seminato di fiori e non sai cosa voglia dire dolore.
Appunto per questo sappi almeno essere generosa nelle piccole rinunce , nelle minime cose che ti costano un qualche sacrificio. Se ti pesa lo studio e ti sembrano dure le ore che sei costretta a passare a scuola o nel lavoro o nell’ufficio, pensa a quella piccina di tre anni che con tanto eroismo lascia la sua dolce casetta, le carezze materne, tutte le care piccole cose amate per iniziare una vita di sacrificio e di rinunzia. Vedi come  Maria t’insegna a saper soffrire già dai suoi più teneri anni. Coraggio dunque, figliuola, a questa luce radiosa inizia anche tu il cammino e non ti sia grave soffrire qualche cosa per amor di Dio.

4^ meditazione la vita di Maria. 


sabato 26 novembre 2011

Il santo e soave nome




 
E’ festa oggi nella casetta di Nazaret

Tutti i parenti e gli amici di Gioacchino ed Anna sono stati invitati per festeggiare la piccola neonata a cui è stato imposto il santo nome di Maria. 
Nobili e illustri erano gli antenati di questi due sposi essendo Gioacchino discendente del Re David ed Anna della sacerdotale discendenza di Aronne. 
Ma la ricchezza il fasto se ne erano andati da tempo e ad essi non era rimasta altra ricchezza che il loro reciproco amore. Ma ora che il dono più bello del cielo era venuto a rallegrarli, ora non si sentivano più poveri ed avevano trovato il modo per festeggiare la loro creatura. E quale famiglia, anche umile, non cerca, con ogni sacrificio, di fare un po’ di festa al primo neonato? 
Andavano e venivano quindi i parenti di Anna in quel giorno felice giorno di settembre, e tutto nella casa sembrava inondato di gioia. E tra tutto quell’andirivieni , in quel confuso vociare festoso, la dolce creatura sorrideva nella sua culla. Il soave visino dagli occhi scintillanti che riflettevano il cielo, sbocciava tra le trine della bianca cuffietta, come un fragrante bocciuolo di rosa, e ovunque nella casetta Nazarena risuonava il caro nome: “Maria” 
La chiamavano felici babbo e mamma; “Maria” i parenti e gli amici. 
E il dolce soave nome era ripetuto di bocca in bocca. 
Pareva che tutti quel giorno non si saziassero di ripeterlo come se volessero imprimerlo nella mente e nel cuore per non dimenticarlo mai più! 
“Maria”..Da quella piccola casa, allora sconosciuta e ignorata dal mondo, quel nome doveva uscire e risuonare su tutta la terra, nome amabile di conforto e benedizione. 
Passeranno gli anni, trascorreranno i secoli, tramonteranno i regni, si distruggeranno le città e gli imperi, ma quel nome resterà fulgente di luce e d’amore all’umanità sofferente. Quel nome santo che venne da Dio sarà venerato dai grandi, sarà lodato dai re, sarà benedetto dai peccatori, sarà cantato dai poeti. 
“Salve beata! In quale età superba quel sì caro a ridir nome tacque? In qual dal padre figlio non l’apprese, quai monti mai, quali acque non l’udiro invocar?.. 
Così cantava Alessandro Manzoni inneggiando al santo e soave nome di Maria. 
Serenità di cielo, luminosa di sole, olezzo di fiori. 
Un piccolo corteo s’avvia verso la chiesa. Su tutti i visi splende una luce di serena letizia . Tra le braccia di una donna di fiducia è una bimba tutta avvolta in candidi e vaporosi veli. 
Invano cerchi di riconoscerla. 
Come potresti? Quella piccina di pochi giorni dagli occhi imbambolati, dal visetto roseo e dai riccioli che scaturiscono appena dalla cuffietta di pizzo.. sei tu. 
Era il giorno del tuo primo entrare alla vita vera. 
Ti portavamo così, senza che tu lo capissi, al fonte battesimale, 
Ti portavano là dove solo si poteva operare la tua rigenerazione . E fu là nella casa di Dio, che il Sacerdote ti asperse la fronte con l’acqua lustrale e ti rese cristiana. Fu là che la tua anima acquistò il soave candore dell’innocenza, e che tu avesti un nome. Qual nome? Quello di una santa e forse anche il bel nome di Maria. 
Ed anche nella tua casa quel giorno fu festa, come nella casetta nazarena anche nella tua casa tutti venivano attorno alla tua culla e ripetevano il tuo nome, mentre su tutte le labbra c’era un augurio e da tutti i cuori saliva un felice presagio. 
Oh tu allora non potevi né capire, ne pensare che quella benedetta innocenza che t’era stata donata, la dovevi anche a Maria, a Lei che la tua redenzione accettò di diventare la madre di Gesù cioè Regina dei dolori. 
Se Essa non avesse detto quel grande “Fiat” tu misera figlia di Eva, saresti ancora nell’oscura ombra del peccato originale. 
Dunque la Vergine cara fu la tua luce fin dal tuo primo bagliore di vita. Vicino a Lei Purissima, tu non fosti che un povero, piccolo fiore redento dal Figlio suo, eppure allora, nella tua purezza battesimale eri superbamente bella agli occhi di Dio e agli occhi della Madonna che ti coprì col suo manto intessuto di fulgore. 
Ma, poco per volta, non sei più stata la stessa.
 Quante e quante volte, forse hai dovuto arrossire e confessare amaramente che la tua bella innocenza non c’era più! “
Oh folle! 
 E cammini forse ancora nella via buia e hai dimenticato che porti il nome di una Santa o lo stesso nome di Maria; e non ti sei ricordata che quel nome avresti sempre dovuto nobilmente portarlo, degnamente portarlo , come si porta un titolo di nobiltà e un blasone di gloria! 
Ma sei ancora in tempo a ricominciare la vita.
 Puoi rinnovarti veramente nella riacquistata purezza del pentimento, come se tu ricevessi un nuovo battesimo. 
E questa vita nuova la puoi ricominciare nel suo nome e nella sua Luce!

3^ meditazione .........la vita di Maria 

sabato 19 novembre 2011

La nascita


E’ una mite giornata di settembre, luminosa e bella . 
Il sole, non più ardente come nell'agosto, ma più soavemente dorato, tinge i flessuosi rami delle palme che mollemente s’incurvano verso terra. Sotto il bel cielo d’oriente, limpido e cristallino, trillano festose le rondini e, nei vigneti già rosseggiano i grappoli d’uva. 

Tutta la natura pare immersa nella pace d’una gioiosa attesa. 
Nel piccolo orto che cinge la sua casetta, Gioacchino lavora quella mattina con più solerte alacrità poiché già sull'orizzonte sta per apparire la dolce creatura sì teneramente attesa. 
Sotto il pergolato è un brusio di api che cercano il miele tra i grappoli maturi .. nella casa un sommesso bisbiglio di voci e finalmente un richiamo .. 
Trema la mano dell’uomo, e cade il falcetto… e le sue gambe un po’ stanche riacquistano l’elasticità del volo…. 
Entra. 
E nella mite penombra della stanza in cui penetra l’acuto profumo dei fiori settembrini, i suoi occhi ardenti d’amore, s’incontrano per la prima volta con lo sguardo soavissimo della sua bambina. 
“Maria”- gli dice Anna- è il nome che Dio vuole per la nostra piccina! 
Gioacchino la prende tra le sue braccia, l’alza verso il Cielo, e come per un’offerta, e la sua figura ieratica, divinamente grande in quell'ora, appare agli astanti come la profetica ombra di Isaia. 
Tutti gli sguardi fissano estatici la bellissima creatura . 
Trattengono il respiro. 
Pare che intorno alla sua testina bruna, un cerchio di luce brilli di un fulgore soprannaturale. 
E’ il sole che l’irradia? 
Chi sa! Nessuno osa parlare … 
Una parente prossima raccoglie al suo seno la bimba sulla culla cui tenera fronte Gioacchino ha deposto il primo bacio ed esclama quasi sognando: “com’è bella!” 
Ora, Anna, nel silenzio raccolto della sua casetta, può gustare l’ineffabile dolcezza della maternità. 
Oh di che gioia profonda e intima la inonda quella soave bambina ! 
Pare che tutto il paradiso si rifletta nei suoi occhi divinamente luminosi. 
La fortunata madre vede in quello sguardo purissimo interminati orizzonti .. deliziosi gradini adorni di gigli, oceani infiniti di una trasparente azzurrità… 
Tutta la sua vita è lì è donata a quel fiore germogliato, come per incanto, da una pianta annosa ma che ha raccolto in se tutte le sublimi bellezze. 
Ora ella può dir di non aver invano consumata la vita e dalle sue labbra e più dal suo cuore sale ad ogni istante la prece della riconoscenza; “ O Dio, onnipotente e grande che ti degnasti di ascoltare la mia povera preghiera, io ti ringrazio per questo Fiore d’amore che m’hai donato, ed a mia volta te lo dono. 
Fallo tuo, interamente tuo, benedicilo ogni giorno, ogni ora, ogni istante della vita. 
Posa su di esso uno sguardo di predilezione!” 
Così Anna pregava e non sapeva che la sua dolce fogliolina era già stata predestinata dall’Onnipotente al più e sublime alto destino che mai creatura umana possa avere sulla terra. Anche in un'altra casa un giorno ormai lontano, sbocciò un fiore un piccolo fiore venuto dal cielo e vi portò la gioia. 
Quella casa era la tua. 
E c’era una mamma felice che si stringeva al cuore la sua piccina e che pregava forse come Anna di Nazaret: “Signore, benedici la mia figliola , conservamela sempre buona, posa su di essa uno sguardo di predilezione !” 
Quella piccina eri tu. 
Chi ti darà il ricordo di quei giorni lontani? 
Oh, tra le memorie dell’infanzia quei ricordi non vi sono potuti restare perché è quella che tutto cancella. 
Ma se tenti di ritornare con la memoria ai primi anni della tua vita ti è facile ricordare la prima preghiera appresa dalle labbra materne: 
“Ti saluto, o Maria, piena di grazia !” 
Con le manine giunte e gli occhi innocenti rivolti al Cielo, la tua piccola immaginazione vedeva la Madonna in tutta la sua immacolata bellezza, circondata dagli angeli. 
E ti sentivi lieta, sicura di quella protezione, come sotto l’ala materna. 
Custodivi gelosamente le immagini di Lei e te , le contemplavi con quell'estatica ammirazione che è propria delle anime pure. Tu l’amavi. Per Lei erano i tuoi piccoli infantili sacrifici, per Lei i fiori raccolti con tenero affetto; dinanzi alla sua dolce immagine tu sapevi deporre una caramella, un frutto, un biscotto, a cui avevi rinunciato per farle piacere. Giorni felici quelli in cui la luce di Maria tutta t’irradiava! 
Sono passati gli anni della spensierata e gioconda infanzia, forse anche per te son venuti i giorni burrascosi e le tempeste, ma certo tu non hai dimenticato la Vergine benedetta perché non si può dimenticare una mamma. 
Solo forse per le vicende della vita s’è affievolita un po’ la tua devozione. Torna, oh torna, fanciulla, a Lei che sola può essere la luce del tuo cammino, tornaci con la fiducia e l’amore della tua bella e pura infanzia e ti sia caro ripetere le parole di un soavissimo canto: 



“Tu sorridesti trepida
accanto alla mia culla; 
tu gioie caste e tenere 
desti a mia età fanciulla; 
la giovinezza splendemi 
bella, ma sol per te, 
o mio pietoso ausilio, 
deh veglia ognor su me!”: 










2^ meditazione La vita di Maria

martedì 15 novembre 2011

L'immacolato concepimento



A Nazaret,
in una piccola casa umile e povera, ma allietata dal turbare delle colombe e dal sorriso di una rosa rampicante sul muro, trascorrevano la vita, nel timor di Dio, due santi sposi: Giocchino ed Anna. 
Il loro viso non più fresco, e i capelli già tinti qua e la d’argento, davano a divedere che la loro età non era più giovanile. 
Eppure nella casa non risuonavano grida di bimbi, né canti di fanciullezza.. mancava a quel piccolo nido la gioia di una voce infantile. 

Giocchino ed Anna non avevano figli, e questa era la loro croce . 

Era un disonore per la terra d’Israele il non avere prole, perché in tutti viveva l’ardente speranza del promesso Messia. 

Anche i due sposi avevano sentito amaramente la dura privazione e a lungo avevano pregato e supplicato il Dio d’Israele perché donasse anche a loro un fiore, anche un solo fiore che abbellisse la povera dimora e ne bevesse tutto il gran sole di cui era inondata.

Talora Gioacchino, lavorando l’orticello della sua casa, o portando la vite del pergolato , levava gli occhi al cielo con un sospiro e.. sognava un dolce visetto che occhieggiasse tra i mandorli in fiore. E la buona Anna, intenta a filare, o a tessere la sua tela, di quando in quando s’interrompeva, e volgendo il viso verso la porta semichiusa della casa , pensava alla gioia del suo povero cuore , se avesse potuto attendere il ritorno di una piccina che le dicesse “mamma” 
E un giorno mentre la tela cresceva e bella sotto le sue mani solerti, le salì dal cuore al labbro la grande promessa: “Signore onnipotente, se ci concederai la gioia e benedizione di un figlio noi lo consacreremo al tuo servizio”. 
E le parve che la tela divenisse ‘un tratto lunga lunga fino a toccare il cielo e che su di essa scendesse, come per una strada d’immacolato candore, fino a lei, una soavissima, angelica creatura . 
E non fu un sogno. 
Fuori s’erano spogliate le piante di frutti e di fronde . La rosa non aveva fiori e brulla era la vite del pergolato. 
Dicembre gelido soffiava alle porte delle case, con raffiche di vento e pioggia . Ma nella casetta nazarena una fiamma ardeva nel camino, dove Anna aveva posto a bruciare un gran ceppo. 
Ben più ardente però bruciava nel suo cuore la fiamma dell’amore… 
Essa sentiva che il suo voto era stato esaudito e che già un raggio divino era sceso nell’anima sua. 
Lo sentiva con quella consapevolezza di certe intuizioni che sono più che della stessa realtà, e che come trasfiguarata esclamò: Ti ringrazio, o grand Dio d’Israele 
E ben poteva Anna ringraziare Iddio che s’era degnato di compiere in quella casa uno dei più grandi prodigi “l’immacolato concepimento di Maria”. 
Avvolto nel mistero è senza dubbio il primo sbocciare di ogni tenera creatura. Non sa una mamma che ne sarà del suo pargoletto e neppure Anna, nella inneffabile gioia della sua tarda maternità potè sapere che la sua bimba sarebbe stata la creatura Eletta, più bella della luna, più luminosa del sole, terribile come un esercito schierato a battaglia”. 
Eppure, se non come per la celeste creatura, certo anche per ognuno di noi ci fu un amoroso sguardo di Dio. E per te quello sguardo fu ineffabilmente dolce. Egli ti volle fin da quel primo istante di vita, in una famiglia cristiana, in una terra da Lui benedetta, in una casa riscaldata dal soffio vivificante della fede. 
E se tu avesti, come tutti i miseri figli di Eva, la macchia contratta contratta da Adamo avresti pure il gran dono del battesimo che ti ridonò la grazia, e il dono non meno grande di conoscere ed amare più tardi il candido giglio senza macchia. 
Te o fortunata! Poiché, se a Lei solo fu concesso l’immacolato concepimento, a te nondimeno è concesso di poter vivere in un’atmosfera di elevazione spirituale, di poter passare “immacolata”in mezzo al fango del mondo, di poter vivere come angelo pur restando a contatto di creature terrene. 
Sol che tu voglia, potrai fare in modo che da te emani quella luce di purezza e di candore che s’impone alle anime e trascina i cuori! Essere luce nella sua luce. .

1^ Meditazione "La vita di Maria"