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mercoledì 26 settembre 2012

La benedizione del Padre rifulse agli uomini per mezzo di Maria




«Il Signore è con te!».
 E chi oserebbe gareggiare con te? 
Dio viene da te, e chi non ti cederebbe il passo e non ti darebbe anzi di buon grado il primato e la superiorità? 
Perciò, guardando alle tue eminenti prerogative più eccellenti di quelle di tutte le creature, grido anch'io, con grandissime lodi: «Ave piena di grazia, il Signore è con te!». Da te infatti il gaudio fu esteso non soltanto agli uomini, ma è donato anche alle virtù celesti. Veramente «benedetta tu fra le donne», perché hai mutato in benedizione la maledizione di Eva. Infatti hai fatto sì che Adamo, che prima giaceva colpito da maledizione, fosse per te benedetto. Veramente benedetta sei tu fra le donne, perché in grazia tua la benedizione del Padre è brillata agli uomini e li ha liberati dall'antica maledizione. Veramente benedetta sei tu fra le donne, perché per tuo mezzo i tuoi progenitori hanno trovato la salvezza: tu cioè genererai il Salvatore, che procurerà loro la divina salvezza.
Veramente benedetta fra le donne, perché senza umano concorso hai prodotto quel frutto che dà la benedizione a tutta la terra e la redime da quella maledizione che generava solo spine.
Veramente benedetta sei tu fra le donne perché pur essendo donna per la tua naturale condizione, tuttavia diventerai veramente la madre di Dio. Infatti colui che doveva nascere da te, è realmente e veramente Dio incarnato, e tu stessa sei detta a buon diritto e meritatamente genitrice di Dio, in quanto in tutta verità generi Dio.
Tu infatti nel segreto del tuo grembo hai Dio stesso che dimora in te secondo la carne e che procede da te come uno sposo: egli che ottiene per tutti il gaudio o distribuisce a tutti la luce divina.
Infatti in te, o Vergine, «Dio ha posto come in un cielo purissimo e limpido la sua tenda ed esce da te come sposo dalla stanza nuziale» (cfr. Sal 18, 6) e, imitando nella sua vita la corsa del gigante, percorrerà la via che sarà la salvezza per tutti i viventi e che protendendosi dalla sommità del cielo ai cieli più alti, riempirà ogni cosa di divino calore e allo stesso tempo di vivificante splendore.

ai «Discorsi» di san Sofronio, vescovo
(Disc. 2 per l'Annunciazione di Maria, 21-22. 26; PG 87, 3, 3242-3250)


martedì 31 gennaio 2012

Accogliamo la luce viva ed eterna






Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi e tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che é la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) é venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, é la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.(Disc. 3, sull’«Hypapante» 6, 7; PG 87, 3, 3291-3293).


Dai “Discorsi” di san Sofronio, vescovo