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lunedì 17 novembre 2014

Se per qualcuno



Se per qualcuno fosse ridotto al silenzio il tumulto della carne, 
al silenzio tutte le immagini della terra e dell’acqua e dell’aria, 
al silenzio anche i cieli 
e l’anima stessa tacesse a se stessa 
e dimendicandosi si trascendesse, 
se i sogni
e le rivelazioni dell’immaginazione 
e tutte le lingue
e tutti i segni 
e tutto ciò che diviene col passare del tempo 
fosse tutto ridotto al silenzio .
Poiché se qualcuno ancora le ascolta tutte le cose dicono: 
“non ci siamo fatte da sole, 
ma ci ha fatto Colui che rimane in eterno”



giovedì 13 dicembre 2012

La forza dell’amore vinca l’orrore della morte

Prima il Signore domanda, e non una volta, ma due e tre volte, quello che già sapeva, se Pietro lo amava; e per tre volte si sente ripetere da Pietro che lo ama; e per tre volte fa a Pietro la stessa raccomandazione, di pascere le sue pecore.

Così alla triplice negazione che Pietro pronunziò un tempo, fa riscontro ora la triplice dichiarazione del suo amore, in modo che la lingua non serva all’amore meno di quanto servì alla paura e non sembra avergli fatto dire più parole la temuta morte che la vita presente.
Sia dunque impegno dell’amore pascere il gregge del Signore, se il rinnegare il Pastore era stato indizio di paura.
Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di condizionarle a sé stessi e di non considerarle di Cristo, dimostrino di amare non Cristo, ma sé stessi, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dall’amore di obbedire, di aiutare, di piacere a Dio. Costoro, cui l’Apostolo rimprovera di cercare il proprio interesse e non quello di Cristo, devono essere messi in guardia dalle parole che Cristo ripete con insistenza: Mi ami? Pasci le mie pecore (cfr. Gv 21, 17), che significano: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua, il mio dominio, non il tuo, il mio guadagno, non il tuo, se non vuoi essere del numero di coloro che appartengono ai «tempi difficili», di quelli cioè che amano sé stessi con tutto quello che deriva da questo amore di sé, sorgente di ogni male. Coloro, dunque, che pascono le pecore di Cristo, non amino sé stessi, per non pascerle come loro proprie ma come di Cristo. 
Il male che più di ogni altro devono evitare quelli che pascono le pecore di Cristo, è quello di ricercare i propri interessi invece di quelli di Gesù Cristo, asservendo alle loro brame coloro per cui fu versato il sangue di lui.
Colui che pasce le pecore di Cristo, deve crescere nell’amore di lui al punto che l’ardore dello spirito vinca anche quel timore naturale della morte, per cui non vogliamo morire anche quando vogliamo vivere con Cristo.
Ma per quanto grande sia l’orrore della morte lo deve far vincere la forza dell’amore per colui che, essendo la nostra vita, ha voluto per noi sopportare anche la morte.
Del resto se la morte comportasse poca o nessuna sofferenza, non sarebbe grande com’è la gloria dei martiri. Se il buon Pastore che diede la sua vita per le sue pecore suscitò tra esse tanti martiri, quanto più debbono lottare per la verità contro il peccato fino alla morte, fino al sangue, coloro ai quali egli affidò le sue stesse pecore da pascere, cioè da formare e guidare. Davanti all'esempio della passione di Cristo non è chi non veda che i pastori devono stringersi maggiormente vicino al Pastore imitandolo, proprio perché già tante pecore seguirono l’esempio di lui: dietro a lui, unico Pastore, anche i pastori sono pecore in un unico gregge.
Tutti ha reso pecore sue egli che per tutti accettò di patire, e, al fine di patire per tutti, si è fatto lui stesso agnello.



Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
(Tratt. 123, 5: CCL 36, 678-680)

sabato 20 ottobre 2012

La chiamata universale alla santità

 “Se qualcuno vuole venire dietro a Me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e Mi segua” (Mt 16, 24).  Sembra duro e gravoso ciò che il Signore ha comandato, cioè che se qualcuno vuole seguirLo, rinneghi se stesso. Ma non è duro e gravoso ciò che Egli comanda, dato che aiuta a compiere ciò che comanda.
 È vero infatti ciò che vien detto nel Salmo: Seguendo le parole della tua bocca, ho mantenuto una via dura (cfr. Sal 16, 4); ma è anche vero ciò che Egli disse: “Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Mt 11, 30). Tutto quanto è duro nel precetto, la carità lo rende leggero.
 Che significa: “Prenda la sua croce”? (Mt 16, 24). Sopporti tutto ciò che è molesto e Mi segua. Quando infatti comincerà a seguirMi nel Mio comportamento e nei Miei precetti, avrà molti oppositori, avrà molti che gli creeranno difficoltà, molti che lo dissuaderanno, e questo da parte di quegli stessi che sono, solo in apparenza, seguaci di Cristo. 
Erano al seguito di Gesù quelli che proibivano ai ciechi di gridare. Perciò sia le minacce, sia le lusinghe, sia qualunque proibizione, se vuoi seguire, convertile in croce: tollera, sopporta, non soccombere.
 Ricorda che in questo mondo santo, buono, riconciliato, salvato, anzi da salvare (ora è salvato nella speranza: “Nella speranza noi siamo stati salvati” Rm 8, 24), in questo mondo, dunque, che è la Chiesa e che tutta segue Cristo, egli ha detto a tutti senza distinzione: Chi vuol seguirMi, rinneghi se stesso (cfr. Mt 16, 24).    Questo non lo devono ascoltare le vergini, e le maritate no; o le vedove, e le sposate no; o i monaci, e i coniugati no; ma tutta la Chiesa, tutto il corpo, tutte le membra, distinte e distribuite secondo i propri uffici, devono seguire Cristo.
 Lo segua tutta la Chiesa, essa che è l’unica, Lo segua la colomba, Lo segua la sposa, Lo segua colei che è stata redenta e dotata del Sangue dello Sposo. Qui ha il suo posto la castità verginale, qui ha il suo posto la continenza delle vedove, qui ha il suo posto la castità coniugale.
 Queste membra poi, parte integrante della Chiesa, seguano Cristo secondo la loro condizione, la loro posizione e la loro misura; rinneghino se stesse, cioè non presumano di sé; prendano la loro croce, cioè sopportino nel mondo, per amore di Cristo, qualunque cosa il mondo susciti contro di  loro. Amino Colui che, solo non delude, solo non sbaglia, solo non inganna; L’amino perché è vero ciò che promette. Ma poiché non lo dà subito, la fede vacilla. Tu però sii costante, perseverante, paziente, sopporta il rinvio e avrai portato la croce.

dai discrosi di Sant'Agostino Vescovo