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martedì 4 dicembre 2018
Gesù bambino, dai piedini rosa
Gesù bambino, dai piedini rosa
come un piccolo cucciolo d'uomo..
nato da Maria Vergine e da Dio
nato di notte quando tutto tace
e solo in cielo cantavano gli angeli,
con voci d'estasi,
con voci di azzurro
con voci di luna …
nato di notte quando tutti dormono
e solo vegliavano i pastori
con occhi attoniti
sulle vette dei colli …
Nato di notte
quando ogni bestia è nella tana
e solo si ammucchiavano le pecore,
lana su lana
fiato su fiato
belato contro belato.
Nato di notte
quando tutto è buio
e solo lucono le stelle,
e le esili trombe degli angeli
danno bagliori
d'alba…
Gesù bambino, dai piedini rosa
come un piccolo cucciolo di Dio
venuto in terra
quando la terra era matura
e il primo grano di materia
che era stato gettato dall'abisso
dell'uniforme nulla
era salito fino alla carne umana,
era arrivato fino nel grembo di Maria.
Venuto in terra
quando agli ultimi bordi della notte
un petalo d'alba
sbocciava lentissimo
e gli uomini sarebbero usciti dalle case
lasciando il pigro caldo
nel giaciglio ansiosi di vivere,
curiosi di vederti.
Venuto in terra
per portarci un ombra della luce di Dio,
che lo splendore lo lasciasti in cielo,
da custodire a tuo Padre.
Venuto in terra per sporcarti i piedi,
nelle strade dell'Oriente,
nelle strade dell'Europa
nelle strade del mondo,
sui sassi e sulla polvere
sull'acciottolato e sull'asfalto,
nei vicoli angusti dei borghi,
popolati dai gatti,
nei fili delle nostre autostrade
percorsi da baleni
di gommata velocità,
dovunque camminano gli uomini,
e i muli,
e le marmotte del bosco.
Gesù bambino, dai piedini rosa
come la nostra carne,
come la nostra speranza,
come la nostra vita;
hai fatto bene a dimenticare la tua gloria
accanto alle trombe degli angeli
e a spegnere
quel concerto del cielo
hai fatto bene
a camminare come noi,
a faticare come noi,
ad aver fame e sete,
stanchezza e sonno,
gioia e dolore;
e a piangere con i nostri occhi.
Hai fatto bene
a mostrarci così
gli occhi di Dio,
la fame di Dio,
l'amore di Dio,
l'impotenza di Dio;
a dare un volto
a Colui che non ha volto,
a dare voce
al silenzio del Verbo.
Dio dai piedini rosa,
Dio che ha freddo e che piange;
piccolo cucciolo eterno,
caduto nello scorrere del tempo;
e che s'acquieta
in braccio a sua madre,
come un cucciolo d'uomo...
Foto: natività di Alessandra Bronci
martedì 2 maggio 2017
Non lanceremo pietre
Nemmeno noi lanceremo le pietre,
nemmeno noi possiamo farlo.
Ma non lanciarle neanche Tu contro di noi.
Lasciale in terra, come facesti con l'adultera e seguita a scrivere sopra la polvere.
Cosa scrivessi non è detto, e gli interpreti più severi pensano che scrivessi le colpe di quella poveretta.
Ma noi non crediamo che Tu avessi bisogno, per perdonare, di prenderTi quella piccola rivincita e di fare uno squallido elenco di peccati.
Noi preferiamo credere che sulla terra, scrivessi i titoli della tua Misericordia
lunedì 1 maggio 2017
Vieni
Ti ringrazio mio Dio
che mi hai creato:
mi hai fatto abitare questa terra,
mi hai fatto vedere il sole e la luna,
ed ascoltare l'usignuolo;
che mi hai dato amici da amare
e amici che mi hanno amato;
che mi hai svelato la tua faccia
e mostrato i tuoi occhi senza fondo.
Ora Ti prego di farmi nascere di nuovo in Te.
E la mia dipartita sarà senza rimpianto,
se Tu mi prendi per mano e mi conduci nel tuo Regno.
La neve cada pure sulla mia tomba,
e tu erba germoglia,
e voi papaveri, fiorite e fiammeggiate al sole,
mentre io aspetterò il ritorno del Signore Gesù.
E insieme alla neve dirò:
"Vieni!"
E insieme all'erba dirò:
"Vieni!"
E insieme ai fiori dirò:
"Vieni!"
E le albe e i tramonti, le sere, le notti, le stelle, il cielo, il mare, l'universo diranno:
"Vieni!"
venerdì 30 dicembre 2016
Silenzioso natale di Maria
Questo, Maria, è il tuo natale silenzioso,non festeggiato dai voli degli angeli e dall'omaggio dei pastori, ma custodito entro di te.
Nel tuo grembo il cielo e la terra s'incontrano; il tuo grembo è pregno della storia universale, che si compie, in uno spazio così tenero e bianco di carne tiepida e innocente.
Forse te lo accarezzi e te lo guardi, con pudica emozione, come fa ogni madre in attesa del figlio.
E aspetti, con trepida speranza, di vedere come mai sia il volto del Dio invisibile cui tu stai dando visibilità.
domenica 11 dicembre 2016
Preghiera del seme
Orbato dalle foglie
il mondo piange.
Ovattato di nebbia
il mondo tace.
Seminato di grano
il mondo attende
ricoperto di neve
il mondo spera.
La terra,
come il turgido grembo di Maria,
elabora il suo frutto,
al buio.
Assisti o Dio,
la verde trama dei germogli,
così come la rossa rete di vene,
così come la rossa rete di vene,
nella carne del figlio:
d'ogni figlio di donna,
di uomo,
di uomo,
di terra,
di cielo.
E' nella carne
del tuo Figlio Gesù
sabato 5 novembre 2016
Verbo eterno di Dio
Verbo eterno di Dio,
che hai voluto incarnarTi in Gesù Cristo,
pensiero infinito dell'infinito,
ombra della sua luce,
canto del suo silenzio.
Tu che sei la parola
di chi non ha parole
la voce dell'ineffabile,
la manifestazione dell'indicibile,
in Te
sono state pensate tutte le cose
pensiero infinito dell'infinito,
ombra della sua luce,
canto del suo silenzio.
Tu che sei la parola
di chi non ha parole
la voce dell'ineffabile,
la manifestazione dell'indicibile,
in Te
sono state pensate tutte le cose
che esistono,
che esisteranno,
che potrebbero esistere,
tutte le realtà
e le possibilità degli universi.
E tu soltanto
sai quanti sono gli universi
e gli astri che ruotano intorno alla tua gloria.
Tutte le cose
hanno il segno di Te,
che è il segno stesso del Padre,
trasmesso dalla tua luce infinita.
Noi Ti adoriamo nella carne
e al di là della carne anche prima che assumessi
sembianze,
tangibilità,
visibilità.
Spingiamo i nostri occhi
in quell'eternità insondabile di Dio
che chiamiamo cielo,
e in Te
troviamo il primo modello della Terra.
E Ti adoriamo,
per quelle tue mani senza mani,
e che avrebbero avuto mani,
che hanno impastato i mondi
e seminato gli astri nei cieli
e che alla fine hanno impastato il fango umano
per trarne noi,
tuoi figli,
tuoi fratelli,
tuoi amici
e consorti,
noi
di cui hai voluto sposare
la carne,
la sorte,
e la vita.
che esisteranno,
che potrebbero esistere,
tutte le realtà
e le possibilità degli universi.
E tu soltanto
sai quanti sono gli universi
e gli astri che ruotano intorno alla tua gloria.
Tutte le cose
hanno il segno di Te,
che è il segno stesso del Padre,
trasmesso dalla tua luce infinita.
Noi Ti adoriamo nella carne
e al di là della carne anche prima che assumessi
sembianze,
tangibilità,
visibilità.
Spingiamo i nostri occhi
in quell'eternità insondabile di Dio
che chiamiamo cielo,
e in Te
troviamo il primo modello della Terra.
E Ti adoriamo,
per quelle tue mani senza mani,
e che avrebbero avuto mani,
che hanno impastato i mondi
e seminato gli astri nei cieli
e che alla fine hanno impastato il fango umano
per trarne noi,
tuoi figli,
tuoi fratelli,
tuoi amici
e consorti,
noi
di cui hai voluto sposare
la carne,
la sorte,
e la vita.
mercoledì 6 aprile 2016
Dacci Signore il tuo mantello
Arriveremo con i piedi sporchi
e ce li laverai,
come facesti con gli apostoli
Guarda, Signore, al nostro autunno
e raccogli le colpe
come una triste vendemmia
Lasciaci nudi e soli,
senza consolazioni ambigue,
senza inganni pietosi,
senza grappoli verdi.
Donaci gli occhi di Maria peccatrice
e, scaldaci con tuo mantello.
I giorni sono brevi
e le nottate lunghe.
Il fuoco si spegne nel camino.
Le castagne
si sono fatte nere,
il letto, è gelido e deserto.
Dacci,Signore, il tuo mantello!
e ce li laverai,
come facesti con gli apostoli
Guarda, Signore, al nostro autunno
e raccogli le colpe
come una triste vendemmia
Lasciaci nudi e soli,
senza consolazioni ambigue,
senza inganni pietosi,
senza grappoli verdi.
Donaci gli occhi di Maria peccatrice
e, scaldaci con tuo mantello.
I giorni sono brevi
e le nottate lunghe.
Il fuoco si spegne nel camino.
Le castagne
si sono fatte nere,
il letto, è gelido e deserto.
Dacci,Signore, il tuo mantello!
Signore perdonaci
Se abbiamo amato noi stessi più di Dio
se abbiamo cercato un Dio assicuratore
se abbiamo coltivato una fede consolatoria
se abbiamo pregato solo per abitudine
se abbiamo vissuto con noia
se abbiamo disprezzato la fantasia
se abbiamo disincantato i giovani
se abbiamo compatito gli innamorati
se abbiamo deriso i poeti
se abbiamo preferito l'utilità
se abbiamo trascurato la gratuità
se abbiamo idolatrato la forza
se abbiamo cercato la scaltrezza
se abbiamo fidato nella diplomazia
se abbiamo rincorso la carriera
se abbiamo adulato i potenti
se abbiamo trascurato i poveri
se abbiamo dimenticato i bisogni dei deboli
se abbiamo irritati per i disagi degli scioperi
se abbiamo cercato di non fare politica
se abbiamo votato per pigrizia
se abbiamo votato per un tornaconto
se abbiamo preteso che tutti votassero come noi
se abbiamo presunto di dedurre ricette dalla fede
se abbiamo abbiamo educato al compromesso
se abbiamo abbiamo insegnato a saperci fare
se abbiamo cercato di evitare fastidi
se abbiamo taciuto per viltà
se abbiamo parlato per leggerezza
se abbiamo amato la legge più della libertà
se abbiamo amato l'ordine più della creatività
se abbiamo amato il passato più del futuro
se abbiamo disprezzato la terra
se abbiamo disprezzato la carne
se abbiamo disprezzato il sesso
se abbiamo fatto l'amore senza amore
se abbiamo costruito una famiglia rifugio
se abbiamo rifiutato la vita per egoismo
se abbiamo dato la vita con leggerezza
se abbiamo considerato i figli come nostro possesso
se abbiamo considerato i vecchi un peso
se abbiamo confuso l'unità con l'uniformità
se abbiamo confuso la libertà con la licenza
se abbiamo confuso la chiesa con un esercito
se ci siamo contati con compiacenza
se abbiamo presunto di salvare gli uomini con la legge
se abbiamo presunto di espandere la chiesa con la forza
se abbiamo cercato appoggi politici
se abbiamo occultato colpe pubbliche per timore dello scandalo
se ci siamo scandalizzati della denuncia più che della colpa
se non abbiamo ammesso la critica
se abbiamo creduto di possedere la verità
se abbiamo presunto di amministrare Dio
se abbiamo avuto paura della storia
se abbiamo temuto il pluralismo
se abbiamo praticato la prassi del “giusto mezzo”
se abbiamo cercato di fare tutti eguali
se abbiamo temuto l'originalità
se abbiamo temuto di essere troppo buoni
se abbiamo temuto di passare per sciocchi
se stiamo stati sfuggenti
se abbiamo creduto di essere in pari con Dio
se abbiamo rifiutato il suo perdono
venerdì 1 aprile 2016
Signore dammi la gioia
Signore,
io non ti chiedo il piacere,
la soddisfazione,
l'allegria,
la contentezza;
ma la gioia,
il gaudio,
la felicità
quelle si,Te le chiedo.
Perché le contentezze umane provengono dall'uomo, ma la felicità solo tu la puoi dare ed è il frutto pieno del tuo amore, matura sul nostro povero albero quando è illuminato da Te.
Le gioie degli uomini non le disprezzo, ma sono frutti ancora acerbi:
prendi Signore le nostre piccole gioie, e rivestile di una gioia più grande:
della consapevolezza che sei Tu a staccarle dal ramo e a darcele,
che non sono il frutto del nostro albero ma del Tuo sguardo.
Questa Signore, è la tua gioia: non è una gioia diversa perché niente esiste al di fuori del tuo amore:
è la stessa umile contentezza delle piccole cose della vita,
rivestite da Te.
Gesù dacci la pace
Non voglio l'assicurazione e il quieto vivere,
prevedere e metter le cose a posto, saperci fare ad arrivare, scansare i rischi e non aver fastidi..
Dammi la pace come la dai Tu
Un lago quieto profondo su cui riposa il tuo amore.
Una pace forte e senza cedimenti,
una pace virile e senza debolezza,
una pace rischiarata e senza fughe,
una pace combattuta e senza tregua,
una pace difficile, che emerge lentamente dai contrasti,
una pacificazione dei nostri interni dissidi.
Il mondo ce l'ha dà in altro modo;
anche noi, forse,
la vorremo in altro modo:
più facile,
più comoda e accomodante.
Non ascoltarci, Signore
dacci la pace come la dai Tu.
venerdì 25 marzo 2016
I nostri passi sui tuoi passi
Metti, Signrore
i nostri passi sui tuoi passi,
la nostra croce sopra la tua croce,
il nostro dolore dentro al tuo
affinché, con Te insieme
possiamo risorgere.
possiamo risorgere.
Dovremo attendere tre giorni
Signore,
di fronte alla tua morte,
io sono una povera così viva,
una cosa da nulla,
che ha quasi vergogna di guardarTi perché in questo momento, ha vergogna di vivere.
Eppure Tu mi hai voluto così,
mi hai amato così,
mi hai perdonato e redento così.
Io resto qui, Signore,
in attesa che, dalla croce, i tuoi occhi morenti cadano su di me.
E non ti chiederò nessuna cosa; e non potrò neanche darTi nulla.
Tu sei murato nella tua solitudine,
abbandonato anche dal Padre.
E' l'ora delle tenebre.
Dovremo attendere tre giorni per rivedere vivere la vita.
di fronte alla tua morte,
io sono una povera così viva,
una cosa da nulla,
che ha quasi vergogna di guardarTi perché in questo momento, ha vergogna di vivere.
Eppure Tu mi hai voluto così,
mi hai amato così,
mi hai perdonato e redento così.
Io resto qui, Signore,
in attesa che, dalla croce, i tuoi occhi morenti cadano su di me.
E non ti chiederò nessuna cosa; e non potrò neanche darTi nulla.
Tu sei murato nella tua solitudine,
abbandonato anche dal Padre.
E' l'ora delle tenebre.
Dovremo attendere tre giorni per rivedere vivere la vita.
Tu hai avuto paura
Tu hai voluto avere paura per santificare non solo la forza ma anche la debolezza.
Tu hai voluto patire il tradimento dell'amico e la persecuzione dei nemici .
Che questo, Gesù, ci dia conforto quando anche noi siamo in preda al timore e all'aggressione e vorremmo sottrarci al volere del Padre.
Facci specchiare in Te
nella tua umana paura superata,
nel tuo diniego vinto,
nella tua umile mitezza;
sì che non rispondiamo alla spada con la spada
ma con il tuo amore disarmato.
Noi ti abbiamo arrestato
Inutile, Signore che ci indigniamo troppo con Pilato.
Egli fu appena l'esecutore materiale di una condanna espressa da noi tutti, con i nostri peccati.
Noi, Signore ti abbiamo arrestato,
noi Ti abbiamo flagellato;
noi Ti arrestiamo ancora nell'innocente che mettiamo in carcere,
Ti flagelliamo ancora nel giusto che sottoportiamo a tortura.
La tua passione, non finirà mai, se non finisce la colpa.
Egli fu appena l'esecutore materiale di una condanna espressa da noi tutti, con i nostri peccati.
Noi, Signore ti abbiamo arrestato,
noi Ti abbiamo flagellato;
noi Ti arrestiamo ancora nell'innocente che mettiamo in carcere,
Ti flagelliamo ancora nel giusto che sottoportiamo a tortura.
La tua passione, non finirà mai, se non finisce la colpa.
Gesù, lavaci i piedi
Signore,
lavaci i piedi,
Gesù.
Non ci ribelleremo come Pietro,
Ti lasceremo fare perchè Tu solo puoi mondarci,
e non c'è nessun altro che lo possa.
Lavaci i piedi
e insegnaci a lavarli al ladro che borseggia i passanti,
alla prostituta all'angolo della strada,
e al mendicante sporco
e allo sfruttatore azzimato , più sporco.
A chi ci disprezza,
a chi ci insulta,
a chi ci sfrutta
a tutti insegnaci a lavarli.
E che la nostra brama di potenza impari finalmente il servire
mercoledì 23 marzo 2016
Facci Signore il dono della cena
Tu, ti sedesti a cena.
Oh, si non era una cena come tutte le altre, sebbene tutte le altre fossero ordinate: era una cena unica, in cui Tu, eri commensale e vivanda; e gli apostoli mangiarono con Te e di Te.
Ma, prima di considerare il mistero eucaristico, lasciaci considerare questo semplice e dolce “mistero” umano della mensa, che Tu volesti condivedere con i tuoi amici, così come avevi fatto tante volte.
È bello porsi a tavola, Signore, insieme a quelli che si amano; e l'amore sembra più caldo, sulla tovaglia stesa, tra il mitore delle stoviglie apparecchiate, e tanto di più se c'è un mazzo di fiori sulla mensa.
E' bello sedersi attorno al medesimo desco, mangiare le medesime vivande: ciascuno secondo il suo appetito e il suo bisogno; e tutto è di tutti e nessuno è più padrone di un altro di ciò che si trova sulla mensa.
Perchè la mensa è il luogo dell'amicizia e della comunione semplice e buona comunione di cose e di uomini, prima ancora che comunione con Te.
L'Eucarestia è il sacramento della tavola, così come la tavola è il sacramento della nostra amicizia. E se non sappiamo sederci a tavola, con gli amici, forse non sapremo nemmeno accostarci alla mensa dell'altare e ricevere il dono della tua amicizia.
Perciò prima di farci il dono dell'Eucarestia, facci Signore il dono della cena della semplice mensa degli uomini della condivisione dell'amore e dei beni, della cordialità del pacato discorrere e del calore di volersi bene.
E dacci di saper cenare in amicizia,
come facevi a casa tua,
come facevi a Cafarnao nella casa di Pietro,
come facevi a Betania nella casa di Lazzaro,
e come facesti poi a Gerusalemme, nel cenacolo.
E dacci amore per invitare amici, ospitalità per servirli, cordialità per discorrere con loro, gioia per mettere la tovaglia bella, letizia per versare il vino dolce.
E che, in ogni pranzo e in ogni cena, avvertiamo la tua invisibile presenza, ospite sempre invitato,
amico sempre amato,
nostro pane,
nostro vino,
nostro banchetto eterno.
Adriana Zarri
mercoledì 6 gennaio 2016
Preghiera invernale
Vorrei rivolgerti, Signore, una preghiera invernale.
Le nostre preghiere sono monotone.
Che si preghi di giorno o di notte, d’estate o d’inverno, di solito, non si capisce.
Il nostro discorrere con Te è indifferenziato e intercambiabile: buono per tutte le stagioni. Non credo che debba essere così.
E non soltanto perché d’inverno un povero può domandarTi un po’ di legna per il fuoco e uno un po’ meno povero (il calorifero ormai è alla portata di molti) un impianto di termosifoni che funzioni e non vada «in blocco», come il mio, oggi (e buon per me che è un giorno di sole e l’attesa del tecnico è meno rigida del previsto).
No, non è certo per questo; e Tu del resto lo sai che io non amo molto la preghiera di domanda e, se ho il termo guasto, me lo tengo e chiamo il tecnico, anziché disturbare i santi. Semmai disturbo la mia gatta e me la ficco dentro al letto, a scaldarmi, come facevo un tempo, quando non avevo i termosifoni, e le stufe a legna, di notte, si spegnevano, e io rimanevo al freddo, col solo aiuto della gatta.
Ora invece – sarà perché ho dieci anni di più sulle spalle, sarà perché ho degli amici che mi viziano – al posto della gatta c’è un calorifero che fa meno fusa ma più caldo.
La gatta però c’è ugualmente, con la tiepida gola che mormora il suo canto d’affetto.
Forse, Signore, nel raccontarTi queste cose (so bene che le sai, ma so anche che desidero dirtele), sto già facendo la mia preghiera d’inverno.
Proprio perché non è per chiederTi calore che la preghiera è invernale, ma perché vive all’interno di un certo clima interiore, che è meno euforico e cosmico di quello estivo, ma più interiore e sommesso, quasi mormorato, come le fusa di un gatto.
E il letto tiepido, il pel morbido fan parte di questo clima. Così come le lunghe notti e i giorni brevi, i grigi soffusi, i crepuscoli viola, le meditate penombre. Poi la realtà mi chiama; ma, così dicendo, so benissimo che cedo a un luogo comune, quasi che la preghiera fosse fuori e non avesse rapporti. La preghiera è incarnata e impastata di cose; e, se ha rapporti con il freddo e col gatto, ha rapporti anche con altre realtà.
tratto da
La Gatta Arcibalda e altre storie
sabato 2 gennaio 2016
Il nome di Dio
Ed ecco che Colui che non può essere nominato,
ebbe un nome, qui in terra, e si chiamò Gesù.
Così ora possiamo invocarTi, interpellarTi, chiamarTi con il tuo nome proprio, come si fa con gli amici.
Non più solo Dio o Signore del Cielo e della terra, o Cristo – un aggettivo regale – o Emanuele, un bellissimo titolo che Ti descrive più che chimarTi.
No.
Tu, per noi, sei Gesù.
Ed anche questo è un fatto nuovo, che non era mai accaduto e che pareva non potesse neanche accadere; che l'impronunciabile Dio dei cieli avesse un nome i terra.
Tratto da
un pozzo di Giacobbe
un pozzo di Giacobbe
Maria dell'anno nuovo
Venne il giorno, Maria in cui nacque Colui che era nato da sempre.
E ti parve una nascita.
E fu una nascita.
E ti parve un inizio.
E fu un inizio.
Ma la radice degli inizi che sperimentavi era senza fondo e senza fine: piantata in cielo, nell'eternità.
E venne il giorno in cui vedesti l'amore di Dio fatto carne da te.
E ti parve di vederLo, per la prima volta, e fu la prima volta.
Poi ti accorgesti che ogni volta che amiamo e ci lasciamo amare è la prima e l'ultima,e la seguente è tuta nuova mai vissuta.
Allora il vivere ti calò in mano vergine, irripetuto e irripetibile: qualcosa che nasceva e moriva nel vivere, consumato da un un tempo che non consentiva invecchiamenti, non concedeva repliche, ma ogni cosa ti dava per la prima volta e per l'ultima un'occasione da lasciare o da prendere. E se si lascia, quella, non si ritrova più. Se ne trovano altre perché l 'amore di Dio non ha soste, ma quelle uccise dal nostro rifiuto non possono tornare sono perse per sempre.
E per fortuna non l'avrei persa l'occasione che ti aveva portato Gabriele; ed ora era in braccio a te, e la cullavi, e di giorno la facevi succhiare dal tuo seno e, di notte la facevi dormire sul tuo sonno. Giorni e giorni, notti e notti e il sole che si levava e tramontava da sempre, sempre nuovo ogni volta.
E' l'amore sempre nuovo ogni volta.
Maria dell'anno nuovo, Vergine degli inizi Madre di Cristo, Madre della perenne novità, gurada su questa inutile scadenza sugli uomini che brindano ad un corso perenne, che non comincia questa notte, ma che comincia tutte le notti, e tutti i giorni e tutte le ore.
È una festa puerile ma che, talora ha gesti simbolici quasi profetici.
In alcune regioni si gettano via le cose rotte.
Ciò che non serve, ciò che è inutile, ciò che è vecchio, ciò che ci invecchia prende un volo gioioso, dalle finestre aperte e si schianta in faville di vetri rotti.
E all'alba le strade sono festanti di cocci
Dà senso, o Vergine, a queste piccole banali o forse sapienti usanze; fa che significhino e realizzano la sconfitta della vecchiezza, la fine dell'abitudine, la morte della morte.
Adriana Zarri
tratto da
Il pozzo di Giacobbe
venerdì 1 gennaio 2016
litanie di Capodanno
Nella tempesta e nel sereno,
nell'afflizione e nella gioia,
ogni giorno comincia il tuo amore!
Nell'angoscia e nella pace,
nel dubbio e nella fede
ogni giorno comincia il tuo amore!
Nel lavoro e nel riposo,
nella stanchezza e nel ristoro
ogni giorno comincia il tuo amore!
D'estate e d'inverno,
nella canicola e nel gelo,
ogni giorno comincia il tuo amore!
Come posso cedere al tedio,
se ogni giorno comincia il tuo amore?
Quando mi levo al mattino
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando mi reco al lavoro;
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando saluto la gente;
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando incontro il postino con la sua borsa gonfia,
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando mi fermo al semaforo rosso,
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando vedo un bambino,
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando rientro la sera,
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando mi siedo a cena,
ogni giorno comincio ad amarTi!
Quando la testa mi cade dal sonno
ogni giorno comincio ad amarTi!
E quando guardo le cose,
è per la prima volta!
Quando dico “Buon giorno”
è per la prima volta!
Quando compio di gesti di sempre,
è per la prima volta!
Quando consumo i pasti quotidiani,
è per la prima volta!
Quando dico antichissime parole,
è per la prima volta!
E quando Signore, Ti Amo,
è per la prima volta!
Ti ho amato ieri,
e spero che fosse meno di oggi.
Ti amo oggi, e spero che sia meno di domani.
L'oggi, il domani, lo ieri,
l'anno passato, l'anno futuro
sono scadenze fittizie
di un qualche cosa che incomincia sempre e non si ripete mai.
Tratto da
il pozzo di Giacobbe
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