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giovedì 7 giugno 2012

8. Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua.. Corpus Domini


pag 8/8 

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15

«Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e lo spezzò» (Mt 26,26). Perché istituì questo  mistero nel tempo della Pasqua? Per mostrarci con ogni suo atto che egli è il legislatore dell'Antica  Alleanza e che tutto quanto è contenuto in essa fu adombrato in vista della nuova. Dov'era la figura,
Cristo stabilisce la verità. Qui, la sera indica la pienezza dei tempi,in cui gli avvenimenti stanno per avere ormai la loro conclusione. Gesù rende grazie, per insegnarci come dobbiamo celebrare questo mistero e  per farci intendere che va volontariamente alla passione affinché anche noi sappiamo soffrire tutto con  rendimento di grazie; e in seguito a questo, c'infonde la santa speranza. Se infatti la figura potè liberare da  una così grande schiavitù,quanto più la realtà libererà tutta la terra e beneficherà il genere umano. Per  questo motivo Gesù non istituisce prima questo mistero, ma lo realizza nel momento in cui devono
cessare le prescrizioni legali. Abolisce così la più importante delle feste giudaiche,trasferendo i suoi discepoli a un'altra mensa infinitamente più sacra e dice:«Prendete e mangiate; questo è il mio corpo, che è dato per voi» (Mt 26,26; Lc 22,19).
Come mai non s i sono turbati udendo queste parole? Perché già prima Cristo aveva detto loro molte e  grandi cose di questo sacramento. Perciò ora non ne dice di più, dato che ne hanno sentito parlare a sufficienza. Dichiara invece la causa della passione, cioè la remissione dei peccati. E chiama il calice la  «Nuova Alleanza nel mio sangue» (1 Cor 11,25), cioè il sangue della promessa e della legge nuova. L'aveva infatti già promesso in antico, ed è appunto questo sangue che stipula la Nuova Alleanza. Come  l'Antico Testamento offriva pecore e vitelli,cosi il Nuovo offre il sangue del Signore. Inoltre con tali parole, Gesù manifesta che la sua fine è prossima: per questo parla di Testamento, e ricorda anche l'Antico; quello pure infatti era stato stipulato per mezzo del sangue. E indica la causa della sua morte
dichiarando che il suo sangue sarà «versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28). Aggiunge  infine; «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Osservate come ritrae e allontana gli apostoli dalle  osservanze giudaiche; come se dicesse: celebravate la Pasqua a ricordo dei miracoli operati da Dio in Egitto, ora invece fate questo in mia memoria. Quel sangue fu sparso per la salvezza dei primogeniti; questo sarà versato per la remissione dei peccati dell'umanità intera. «Questo è il mio sangue dell'alleanza,versato per molti in remissione dei peccati » (Mt 26,28) Disse ciò anche per mostrare che la passione e la croce sono un mistero e per confortare in tal modo nuovamente i suoi discepoli. E come un tempo Mose disse: «Voi osserverete questo comando con un rito fissato per sempre» (Es 12,24), così ora il Signore: Fate questo in memoria di me,finché io venga (cfr 1 Cor 11,24.25). Perciò affermava: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15), cioè ho desiderato donarvi queste nuove realtà, e darvi una Pasqua con cui vi renderò uomini
spirituali. E anche lui ne bevve. Per evitare che udendo tali parole dicessero: Come? Beviamo sangue emangiamo carne? E perché non si turbassero, com'era accaduto tempo prima quando aveva parlato di  questi misteri e molti si erano scandalizzati a quelle parole, egli stesso per primo ne dà l'esempio,  inducendoli a partecipare con animo sereno a questi misteri. Per questo dunque, bevve egli stesso il  proprio sangue.

Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.

7. O prezioso e meraviglioso convito! Corpus Domini


pag  7/8


Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15 


L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza.  Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione.
Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così  grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella  legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento?
Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono  le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia  viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle
figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.

Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa

6. Il dono dell`Eucaristia Corpus Domini



pag 6/8

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15 


Avendo amato i suoi ch`erano nel mondo, li amò fino alla fine (Gv 13,1). Allora diffuse sui suoi amici quasi tutta la forza del suo amore, prima di effondersi egli stesso, come acque per gli amici. Allora  diede loro il sacramento del suo corpo e del suo sangue e ne istituí la celebrazione. Non so se piú ammirare la sua potenza o il suo amore! Per consolarli della sua partenza, inventò questo nuovo modo di  presenza; cosí, anche lasciandoli e togliendo loro la sua presenza corporale, egli restava non solo con loro,  ma in loro, per virtù del sacramento Allora, come se avesse completamente dimenticato la sua maestà e facesse oltraggio a se stesso - ma è un vanto per chi ama abbassarsi per gli amici - con una degnazione ineffabile il Signore - quel Signore! - lavò i piedi dei servi. Così, allo stesso tempo, diede loro un modello
di umiltà e il sacramento del perdono.

(Guerric d`Igny, Sermo in Ascens., 1)

5. Il dono ineffabile di Cristo Corpus Domini



pag 5/8 

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15  

Tali sono i gloriosi misteri della santa Chiesa, e tale è l`ordine nel quale sono celebrati dai sacerdoti.
Felice colui che ha il cuore puro, nel momento in cui sono consacrati i misteri tremendi del Corpo di nostro Signore. Gli angeli del Cielo giudicano molto fortunati i figli della Chiesa che sono stati resi degni di ricevere il corpo e il sangue di Gesú Cristo nostro Signore. Gloria al tuo nome per il tuo dono ineffabile!  E chi può adeguatamente rendere gloria alla tua divinità?
Vieni, dunque, tu, che sei ammesso al sacramento dei figli della Chiesa, ad imparare secondo quella  rescrizione che ti puoi avvicinare ai sacerdoti, purché te ne accosti secondo il modo che l`apostolo  Paolo ha deciso. Avvicinati con cuore puro al corpo e al sangue di nostro Signore, che ti purificheranno dalle  macchie dei peccati che tu hai commesso. I sacerdoti non allontanino il peccatore che viene a pentirsi, né l`impuro che si lamenta e che si affligge di essere impuro. Ma essi accolgono e gli impuri e i peccatori a condizione che essi facciano il proposito di non piú ritornare al male. Prega, allora, con amore, insieme col sacerdote, affinché colui che dà la vita e perdona i peccati ti accolga! Stai attento, tuttavia, a non  uscire dalla nave per andare al di fuori, nel momento in cui sono consacrati i tremendi misteri! Chi è colui che volontariamente, rifiuterebbe questo pasto al quale sono invitati gli angeli e gli uomini? Chi è colui  che, dal momento che è stato inserito nelle file della Chiesa, preferirebbe il posto degli estranei che la  Chiesa ha allontanato?
E` il momento in cui occorre comportarsi come un angelo in questo momento in cui lo Spirito
Santo dimora. Questo istante dà la vita a colui che vi è presente, e condivide dei doni con colui che l`accoglie. Felice colui che vi crede, e riceve questi doni, poiché se egli è morto rivivrà, e se è vivo, non  morrà per aver peccato!

(Narsai il Lebbroso, Expositio Myster., passim)

4. Credere per capire Corpus Domini


 Pag 4/8

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15
  
Ciò che dunque vedete è pane e vino; ed è ciò che anche i vostri occhi vi fanno vedere: ma la  vostra fede vuol essere istruita, il pane è il corpo di Cristo, il vino è il sangue di Cristo. Veramente quello  che è stato detto in poche parole forse basta alla fede: ma la fede desidera essere istruita. Dice infatti il profeta: Se non crederete, non capirete (Is 7,9). Infatti voi potete dirmi: «Ci hai insegnato a credere, fa` in  modo che noi comprendiamo». Nel proprio animo qualcuno può pensare: «Sappiamo che Nostro Signore  Gesú Cristo nacque da Maria Vergine. Da bambino fu allattato, nutrito; quindi crebbe, divenne giovane, fu perseguitato dai Giudei, fu messo in croce, morí in croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo  giorno risuscitò come aveva stabilito, salí in cielo; come è asceso cosí verrà a giudicare i vivi e i morti;  quindi ora siede alla destra del Padre: come può il pane essere il suo corpo? E il calice, ossia il vino che il  calice contiene, come può essere il suo sangue?». Ma queste cose, fratelli, si chiamano Sacramenti,  poiché in essi una cosa si vede, un`altra si intende. Ciò che si vede ha un aspetto corporeo, ciò che si intende ha sostanza spirituale. Se dunque vuoi farti una idea del corpo di Cristo, ascolta l`Apostolo che  dice ai fedeli: Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra (1Cor 12,27). Perciò se voi siete il corpo e le  membra di Cristo, il vostro mistero risiede nella mensa del Signore: voi accettate il vostro mistero. A ciò  che siete voi rispondete Amen, e cosí rispondendo voi l`approvate. Infatti tu senti: «Il Corpo di Cristo»; e  rispondi Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia vero quell`Amen. Perché dunque nel pane? Qui  non aggiungiamo nulla di nostro, ascoltiamo sempre lo stesso Apostolo che, parlando di questo  sacramento, dice: Poiché c`è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (1Cor 10,17): comprendete e gioite; unità, verità, pietà, carità. Un pane solo: che cos`è questo solo pane? Pur essendo  molti siamo un corpo solo. Ricordatevi che il pane non si ottiene da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando venivate esorcizzati era come se foste macinati. Quando siete stati battezzati, come se foste  impastati. Quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo, come se foste cotti. Siate ciò che vedete e  accettate quello che siete. Questo ha detto del pane l`Apostolo. Quindi quello che intendiamo col calice, anche se non è stato  detto, lo ha mostrato sufficientemente. Infatti come molti chicchi si fondono in uno solo per avere la forma visibile del pane, cosí avvenga ciò che la Sacra Scrittura dice dei fedeli: Essi  avevano un cuor solo e un`anima sola rivolti verso Dio (At 4,32): ed è così anche per quanto riguarda il  vino. Fratelli, ricordate da che cosa si ricava il vino. Molti sono i chicchi che pendono dal grappolo, ma  poi tutti si mescolano in un solo liquido. Cristo Signore ha voluto che noi fossimo così, ha voluto che noi gli  appartenessimo, ha consacrato alla sua mensa il mistero della pace e della nostra unità. Chi accoglie il mistero dell`unità, ma non mantiene il vincolo della pace, non accoglie il mistero in suo favore, ma una  prova contro di sè.
(Agostino, Sermo 272)



3. Cibo e bevanda di vita eterna Corpus Domini


pag 3/8

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15


Quelli che, cadendo nelle insidie loro tese, hanno preso il veleno, ne estinguono il potere mortifero  con un altro farmaco. Allo stesso modo, come è entrato nelle viscere dell`uomo il principio esiziale, deve  entrarvi anche il principio salutare, affinché si distribuisca in tutte le parti del suo corpo la virtù salvifica. Avendo noi gustato il cibo dissolvitore della nostra natura, ci fu necessario un altro cibo, che riunisce ciò che è dissolto, perché, entrato in noi, questo medicamento di salvezza agisse da antidoto contro la forza distruggitrice presente nel nostro corpo. E cos`è questo cibo? Null`altro che quel Corpo che si rivelò piú  possente della morte e fu l`inizio della nostra vita. Come un po` di lievito, secondo quanto dice l`Apostolo  (cf. 1Cor 5,5), rende simile a sé tutto l`impasto, cosí quel Corpo, dotato da Dio dell`immortalità, entrato nel nostro, lo trasforma e lo tramuta tutto in sé. Come, infatti, il principio salutare mescolato al principio  mortifero toglie il potere esiziale al miscuglio, cosí il Corpo immortale una volta dentro colui che lo ha  ricevuto, lo tramuta tutto nella propria natura.
Ma non è possibile entrare in un altro corpo, se non unendosi alle sue viscere, se non cioè, come  alimento e bevanda: dunque è necessario ricevere la forza vivificante dello Spirito nel modo possibile alla  natura. Ora, solo il Corpo, ricettacolo di Dio, ricevette la grazia dell`immortalità, ed è dimostrato che non è possibile, per il nostro corpo vivere nell`immortalità, se non partecipandovi per la comunione a quel  Corpo. E` necessario considerare come mai sia possibile che quel Corpo, continuamente distribuito in
tutto il mondo a tante migliaia di fedeli, rimanga sempre unico e identico in tutto se stesso, affinché la  fede, riguardando ciò che è conseguente non abbia dubbi circa le nozioni proposte, è bene fermare un poco il nostro ragionamento sulla fisiologia del corpo.
Chi non sa che il nostro corpo, per natura sua, ha una vita che non è in sé sussistente, ma, per  l`energia che in esso affluisce, si mantiene e resta nell`essere attirando con moto incessante a sé ciò che è estraneo ed espellendo ciò che è superfluo? Un otre pieno di un liquido, se il contenuto esce dal fondo,  non può mantenere inalterata la forma e il volume, se dall`alto non entra altro liquido al posto di quello  che se ne è andato: perciò chi vede la massa a forma d`otre di questo recipiente, sa che non e propria dell`oggetto che vede, ma che è il liquido che in lui affluisce a dare forma e volume al recipiente. Cosí anche il nostro corpo, per sua struttura, non ha nulla di proprio, a quanto ci consta, per la propria sussistenza, ma resta nell`essere per una forza che introduce in sé. Questa forza è e si chiama cibo. Essa poi non è identica per tutti i vari corpi che si nutrono, ma per ciascuno è stato stabilito il cibo conveniente da colui che governa la natura. Alcuni animali scavano radici e se ne nutrono, per altri nutrimento è l`erba e per altri ancora, invece, la carne. Per l`uomo, l`alimento pr incipale  è il pane, mentre la bevanda,  acqua, ma spesso unita al vino,  che è di giovamento al nostro calore animale. Chi dunque guarda questi cibi, vede in potenza la massa del nostro corpo. Quando infatti sono in me diventano rispettivamente carne e sangue, perché il potere assimilante muta l`alimento nella forma del nostro corpo.
Esaminato cosí dettagliatamente tutto ciò, riportiamo il pensiero al nostro argomento. Ci si
chiedeva dunque come il corpo di Cristo, che è in lui, possa vivificare la natura di tutti gli uomini che hanno fede, venendo a tutti distribuito e non diminuendo in se stesso. Forse non siamo lontani da una ragione plausibile. Infatti, se la realtà di ogni corpo deriva dall`alimentazione, che consta di cibo e bevande, e il cibo è pane, la bevanda acqua unita al vino; se poi, come abbiam detto sopra, il Logos di Dio, che è Dio e Logos, si uní alla natura umana, e venendo nel nostro corpo, non innovò la realtà di tale natura umana, ma diede al suo corpo la possibilità di permanere in vita per mezzo di ciò che è consueto e adatto, dominandone cioè la sussistenza, per mezzo del cibo e della bevanda; se quel cibo era pane; se come in noi - l`abbiamo già detto ripetutamente - chi vede il pane vede in un certo senso il corpo umano, perché il pane in esso entrato in esso si trasforma; cosí anche nel nostro caso: il corpo ricettacolo di Dio,  preso il pane in nutrimento, era in un certo senso lo stesso che il pane, perché il nutrimento, come  abbiamo detto, si tramuta nella natura del corpo.  Ciò che è proprio di tutti i corpi umani si verifica anche in quella carne: quel Corpo cioè veniva sostentato dal pane; ma quel Corpo, per l`inabitazione del Logos di Dio, si era trasmutato in dignità divina: giustamente credo, dunque, che anche ora il pane santificato dal Logos (Parola) di Dio si tramuta nel Logos di Dio, anche quel Corpo, infatti, era in potenza pane ; fu santificato dall`abitazione del Logos che si attendò nella carne. Come il pane, trasformato in quel Corpo, si mutò in potenza divina, cosí anche  ora diventa la stessa realtà. Allora la grazia del Logos rese santo il corpo la cui sussistenza dipendeva dal pane e in un certo senso era anch`esso pane; allo stesso modo ora il pane, come dice l`Apostolo (cf. 1Tm 4,5), santificato dal Logos di Dio e dalla preghiera, diviene corpo del Logos, non lentamente, come fanno  cibo e bevanda, ma immediatamente come disse il Logos stesso: Questo è il mio corpo (Mt 26,26).
Ogni corpo si ciba anche di liquido: senza il suo apporto, infatti, l`elemento terrestre che è in noi, non resterebbe in vita. Come sostentiamo la parte solida del nostro corpo con il cibo solido e duro, cosí  all`elemento liquido del nostro corpo aggiungiamo qualcosa della sua stessa natura. Quando questo liquido è in noi, per la funzione assimilatrice,  si tramuta in sangue, soprattutto se dal vino ha ricevuto la forza di mutarsi in calore. Dunque, anche questo elemento accolse nella sua struttura quella carne ricettacolo di Dio, ed è chiaro che il Logos uní se stesso alla caduca natura degli uomini affinché per la partecipazione alla divinità ciò che è umano fosse anch`esso divinizzato; per questo motivo egli, per
disegno della sua grazia, per mezzo della carne la cui sussistenza proviene dal pane e dal vino, quasi seminò se stesso in tutti i credenti, unendosi ai loro corpi, affinché per l`unione con ciò che è immortale anche l`uomo diventasse partecipe dell`incorruttibilità. Questo egli dona per la potenza della benedizione che tramuta in ciò la natura degli elementi visibili.
(Gregorio di Nissa, Catech. M., 37)

mercoledì 6 giugno 2012

2. «Fate questo in memoria di me» Corpus Domini


pag 2/8
Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15
 E mentre cenavano, prendendo in mano il pane, lo spezzò. Per quale motivo ha celebrato questo mistero precisamente nel tempo della Pasqua? Affinché tu scopra in ogni luogo che Lui era il Legislatore dell`Antico Testamento, e che quanto è in esso contenuto è stato scritto per raffigurare questa realtà. Ed è per questo motivo che Egli ha collocato la verità al posto della figura. La sera, per suo conto, significava la pienezza dei tempi, e che gli avvenimenti erano vicini ormai al loro termine. Egli, inoltre, rende grazie,
insegnandoci così come si deve celebrare questo mistero, dimostrandoci che Egli non cammina verso la Passione involontariamente, insegnandoci a portar avanti con gratitudine tutte le nostre sofferenze e  proponendoci tante buone speranze. Poiché se la figura è stata un frutto di libertà da una cosí grande schiavitú, quanto piú lo sarà la verità che darà libertà a tutta la terra e verrà data per il bene della nostra natura! Ed è per questo motivo che Egli non ci ha donato il mistero fino a questo momento, ma soltanto quando le istituzioni legali dovevano cessare. Egli distrugge infine la principale di tutte le sue feste, trasportando [i suoi] ad un`altra mensa terribile, ed esclama: 
Prendete, mangiate: questo è il mio corpo, il quale viene spezzato per molti (1Cor 11,24).
E come mai, all`udire questo, non ne furono turbati? Perché già in anticipo Egli aveva loro
predetto su tale argomento molte e grandi cose. Per cui non le ribadisce ora, perché essi avevano già inteso parlare abbastanza sull`argomento, ma riporta la causa della sua passione, che era la remissione dei peccati. Egli chiama poi il suo sangue del Nuovo Testamento, vale a dire, della promessa, dell`annuncio della nuova legge. Infatti, ciò era stato promesso dai tempi antichi e viene confermato dal Testamento della legge nuova. E cosi come l`Antico Testamento usava pecore e vitelli, il Nuovo ha il sangue del Signore. Per questo stesso motivo fa capire che va verso la morte: per questo fa menzione di Testamento; e fa menzione dell`Antico, perché anch`esso si era iniziato col sangue.
E ancora una volta accenna alla causa della sua morte. Il quale [il sangue] sarà effuso per molti per la remissione dei peccati; ed aggiunge: Fate questo in memoria di me. Vedete come si sta distaccando ed allontanando dalle usanze giudaiche? Così come quello anteriore - dice ad essi - lo facevate in memoria delle meraviglie di Egitto, ora fate questo in memoria di me. Quel sangue era stato effuso a salvezza dei primogeniti: questo invece in perdono dei peccati di tutto il mondo. Perché questo è il mio sangue - egli dice - che sarà versato in remissione dei peccati. E parlava in questo modo, dichiarando così che la passione e la croce sono un mistero, ed esortando in tale maniera allo stesso tempo i discepoli.
E cosí come Mosè ha detto: 
Questo [sia] per voi ricordo sempiterno (Es 3,15), 
così pure Egli dice: In memoria di me (Lc 22,19) finché io verrò. Per questo motivo dice ancora: 
Ho desiderato ardentemente di mangiare questo agnello pasquale (Lc 22,15); e cioè, consegnarvi delle cose nuove e donarvi la pasqua, con la quale devo rendervi spirituali.
Di esso [del sangue] ne bevve anche Lui. Infatti, affinché quelli, nell`udire ciò, non dicessero:
«Come mai? Beviamo sangue e mangiamo carne?» e ne fossero turbati (poiché in realtà, quando Egli  parlò di questo argomento, molti solo all`udire tali parole, ne furono scandalizzati), Egli - perché non  venissero turbati anche ora - è stato il primo a farlo, invogliandoli tranquillamente alla partecipazione dei misteri. Per tal motivo bevve Egli stesso il suo proprio sangue. Ma come? dirai. E bisognerà fare anche quello di prima (quello dell`antica legge)? Niente affatto. Perché Egli ha detto: Fate questo, precisamente per allontanarci da quello. Infatti, se questo opera la remissione dei peccati - come in realtà avviene -, quello è ormai inutile. Cosí, dunque, come succedeva tra i Giudei, vincola ora al mistero il ricordo del beneficio, chiudendo in tal modo la bocca agli eretici. Perché quando essi dicono: «Da che cosa si deduce che Cristo è stato immolato?», oltre ad altre ragioni, chiudiamo le loro labbra per mezzo dei misteri. Poiché se Cristo non fosse morto, di che cosa sarebbero simbolo i misteri che noi celebriamo?
(Giovanni Crisostomo, In Matth., 82, 1)




1. Le condizioni per celebrare la Pasqua, Corpus Domini


Corpus Domini  pag.  1/8 

Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15

1. Le condizioni per celebrare la Pasqua
Facciamo pure cosí in ciò che spetta ai misteri (eucaristici), senza guardare soltanto ciò che
abbiamo dinanzi a noi, ma tenendo presenti le sue parole. Perché la sua parola è infallibile ed i nostri
sensi sono fallibili. La sua parola non è mai venuta meno mentre i sensi il piú delle volte si ingannano.
Poiché la sua parola ci dice: Questo è il mio corpo, ubbidiamo e crediamo, e vediamolo con gli occhi  dello spirito. Infatti, Cristo non ci diede nulla di sensibile, ma piuttosto, per mezzo di cose sensibili, non  ci diede altro che cose spirituali. Cosí nel battesimo, per mezzo di una cosa sensibile, ci si dà il dono  dell`acqua, ma sono spirituali la rinascita e il rinnovamento ivi prodotti. Se tu fossi incorporeo, ti avrebbe dato soltanto questi doni incorporei; ma poiché l`anima è unita al corpo, ti offre - per mezzo di cose sensibili - altre spirituali. Quanti ora dicono: «Vorrei vedere la sua forma, la sua figura, le sue vesti, i suoi  calzari!». Ecco quindi che Lo vedi, Lo tocchi, Lo mangi. Tu desideri vedere le sue vesti; ma Egli stesso ti
si dona, e non solo perché tu lo veda, ma perché tu lo veda, ma perché lo possa toccare e mangiare e lo  riceva dentro di te. Nessuno, quindi, si avvicini con senso di fastidio, con tiepidezza; tutti vi giungano pieni di ardore, di fervore e ben desti. Perché se i giudei, stando in piedi, tenendo i calzari e i bastoni in  mano, mangiavano in fretta, conviene assai di piú che tu sia in guardia. Se essi, infatti, dovevano recarsi in Palestina, e per questo prendevano la forma di viandanti, tu invece devi trasferirti in cielo. 
E` necessaria quindi una grande vigilanza: il tormento da cui sono minacciati coloro che comunicano indegnamente non è mediocre Considera come ti riempi di sdegno contro il traditore e contro  quelli che hanno messo in croce Cristo. Bada bene di non essere anche tu reo del corpo santissimo, ma tu  lo ricevi con l`anima immonda dopo aver ricevuto tanti benefici! Poiché Egli non si accontentò di farsi  uomo, di essere schiaffeggiato e crocefisso, ma si unisce anche e si intrattiene con noi, e non solo per  mezzo della fede, ma in realtà ci fa suo proprio corpo. Quale genere di purezza deve superare colui che  partecipa a tale sacrificio? Quali raggi di luce da essere sorpassati dalla mano che spezza questa carne,
dalla bocca che si riempie di questo fuoco spirituale, dalla lingua che si arrossa con questo sangue venerando?  
Considera quale onore tanto elevato ti viene reso, di quale banchetto fai parte. Colui che gli angeli  vedono con tremore e, a causa del suo splendore, non osano guardare in faccia, di Questi noi ci  alimentiamo, con Questi noi ci mescoliamo e diventiamo un solo corpo e carne di Cristo
Chi può narrare  i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode? (Sal 105,2). 
Quale pastore non rnanda al pascolo le  sue pecore servendosi dei suoi servi? Ma che dico, pastore? Vi sono spesse volte delle madri le quali,  dopo aver sofferto i dolori del parto, offrono i loro figli ad altre affinché li allattino e li educhino. Ma Egli  non ha voluto cosí; Egli ci alimenta col suo sangue e si unisce a noi con tutti i mezzi. Osservalo bene: è  nato dalla nostra stessa sostanza. Ma ciò non appartiene a tutti, dirai. Invece, sí certamente: a tutti. Perché
se è venuto a prendere su di sé la nostra natura, è evidente che è venuto per tutti. E se per tutti, anche per  ognuno di noi. Ma come mai, mi dirai, non tutti hanno saputo trar profitto da questo guadagno? Non certamente  per colpa di Colui il quale ha scelto questo in nome di tutti, bensí per colpa di coloro che non hanno  voluto. Con ognuno dei fedeli Egli si unisce e si mescola per mezzo del sacramento, e coloro che ha  generati li alimenta lui stesso e non li affida ad altri, e ti persuade allo stesso tempo col fatto che Egli ha preso la tua carne. Non dobbiamo quindi essere pigri, essendo stati giudicati degni di un sì grande amore
ed onore. Non vedete con quale slancio i piccoli si attaccano al petto della madre, con quale impulso vi  applicano le labbra? Avviciniamoci anche noi con lo stesso slancio a questa mensa, a questo petto e a  questo calice spirituale; e ancora di piú: attiriamo con un impegno piú grande, come fanno i bimbi che  devono essere allattati, la grazia dello Spirito Santo, e non abbiamo nessuna altra preoccupazione se non quella di non partecipare di questo alimento. L`Eucaristia non è opera dovuta alla virtù umana. Colui che  in quella cena l`ha portata a compimento è Colui che ancor oggi la sostiene. Noi abbiamo la funzione di suoi ministri; ma Colui che santifica la offerta e la trasforma è Lui stesso. Non vi prenda parte, quindi, nessun Giuda, nessun avaro. Se qualcuno non è suo discepolo, si  ritiri; il sacro banchetto non ammette tali commensali. 
Celebro la Pasqua, afferma, con i miei discepoli  (Mt 26,8). 
Questa è la stessa mensa. Poiché non si può dire che Cristo abbia preparato quella e l`uomo
questa: ambedue sono state preparate da Cristo. Questa è quel cenacolo in cui allora si trovavano e da cui  si recarono al monte degli; Ulivi. Rechiamoci anche noi verso le mani dei poveri, perchè sono esse nel  monte degli Ulivi. Ulivi piantati nella casa del Signore, sono la moltitudine dei poveri, i quali distillano  l`olio che nell`al di là ci sarà di utilità, l`olio che avevano le cinque vergini, mentre le altre cinque  perirono perché non seppero prenderlo da qua. Prendiamolo, dunque, ed entriamo per andar incontro allo  Sposo con le lampade splendenti; prendiamolo ed usciamo da qua con esso. Non vi entri nessuno che sia disumano, nessuno che sia crudele e senza compassione, nessuno assolutamente che sia macchiato. Dico questo a voi che comunicate e a voi che amministrate la comunione. Perché è necessario
parlare anche a voi affinché di affinché distribuiate questi doni con molta diligenza. Non vi viene  riservato affatto un piccolo castigo se, conoscendo le cattiverie di qualcuno, permettete che partecipi a  questo banchetto. Si domanderà conto del suo sangue alle vostre mani! (cf. Gen 42,22). Anche se si tratta del comandante militare, anche se si tratta del prefetto, anche se è colui stesso che si cinge il diadema, e si  accosta indegnamente, allontanalo; tu hai un potere piú grande di quello che ha lui! Se tu avessi ricevuto  l`incarico di conservare pura una fonte di acqua per un gregge, e vedessi una pecora con la bocca piena di  fango, non le permetteresti di abbassarsi sulla corrente e di intorbidirla; e come mai adesso, che sei
incaricato di una fonte non d`acqua, ma di sangue e spirito, e vedendo avvicinarsi ad essa alcuni che sono  macchiati, non di terra e fango, ma di qualcosa di peggio, il peccato, come mai non ti adiri e non li  allontani? Quale perdono pensi vi sia per te?
Per questo Iddio vi ha distinti con sí grande onore, affinché voi possiate far la cernita tra i degni e  gli indegni. Questa è la vostra dignità, questa è la vostra sicurezza, questa la vostra corona; e non  passeggiare (per la chiesa) cinti di un bianco e splendente vestito.
(Giovanni Crisostomo, In Matth., 82, 4-6)