mercoledì 26 settembre 2012

Costruzione e dedicazione del tempio di Dio in noi


La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo mondo e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli. La casa, o meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, invece, avviene nella gioia. Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre sono tagliati dai boschi e dai monti. Non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità. Questi legni e queste pietre, se non aderissero tra loro con un certo ordine, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un certo modo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa. Infatti quando vedi in qualche costruzione pietre e legni ben connessi tu entri sicuro, non hai paura d'un crollo. Volendo dunque Cristo Signore entrare e abitare in noi diceva quasi nell'atto di costruire: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Dunque, quanto qui vediamo fatto materialmente nei muri, sia fatto spiritualmente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si compia nei vostri corpi per opera della grazia di Dio.
Anzitutto perciò ringraziamo il Signore nostro Dio, da cui viene ogni buon regalo e ogni dono perfetto; rendiamo lode alla sua bontà con tutto l'ardore del cuore, perché ha eccitato l'animo dei suoi fedeli alla costruzione di questa casa di orazione, ne ha stimolato l'amore, ha prestato l'aiuto; ha ispirato a volere coloro che ancora non volevano, ha aiutato gli sforzi della buona volontà  perchè passassero all'azione ; per questo è Dio stesso che ha cominciato e portato a termine tutto questo, egli che suscita nei suoi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni (Fil 2,13)

Dai “Discorsi” di sant'Agostino, vescovo

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