giovedì 13 dicembre 2012

Non sarà coronato se non colui che avrà combattuto secondo le regole


Se ci preoccupiamo di essere quello che si dice di noi e vogliamo conoscere, noi che siamo chiamati vescovi e pontefici, il significato del nostro appellativo, è necessario che con ininterrotta sollecitudine consideriamo e imitiamo l'esempio di colui che, costituito da Dio pontefice in eterno, offrì se stesso per noi al Padre sull'altare della croce e che, dall'altissimo osservatorio dei cieli, continuamente scruta gli atti e le intenzioni di tutti gli uomini, per dare a ciascuno, alla fine, secondo le sue opere.
Infatti noi, succedendo agli apostoli e agli uomini apostolici nel più alto grado delle chiese, abbiamo assunto sulla terra le sue veci, ne abbiamo ricevuto la gloria del nome, l'onore della dignità e ne possediamo nel tempo i frutti delle fatiche spirituali, affinché per mezzo del nostro ministero venga distrutto l'impero del peccato e della morte, e l'edificio di Cristo, ben compaginato nella fede e nel progresso delle virtù, cresca nel signore come tempio santo.
E in verità grande è il numero dei vescovi. Noi, nella consacrazione, abbiamo promesso una sollecitudine e una attenzione più diligente nell'insegnare e nel governare, e ogni giorno ne facciamo la professione con le parole, ma volesse il cielo che la fedeltà alla promessa fosse avvalorata dalla testimonianza delle opere! La messe è certamente abbondante e per raccoglierla e adunarla nel granaio del Signore non basterebbe uno, né pochi.
Chi tuttavia dubita che la chiesa di Roma sia a capo di tutte le chiese e fonte della dottrina cattolica? Chi ignora che le chiavi del regno dei cieli sono state date a Pietro? La struttura di tutta la Chiesa non si innalza forse nella fede e sull'insegnamento di Pietro, finché tutti andiamo incontro a Cristo come uomo perfetto, nell'unità della fede e nella conoscenza del Figlio di Dio?
E' necessario che siano molti quelli che piantano, molti quelli che irrigano: l'espansione della parola e l'incremento dei popoli lo esigono; già l'antico popolo, cui bastava un solo altare, aveva per necessità molti maestri; tanto più ora per la venuta e l'affluenza di popoli, per i quali non basterebbe il Libano per il fuoco dei sacrifici e non sarebbero sufficienti per l'olocausto gli animali non solo del Libano, ma neppure di tutta la Giudea.
Ma chiunque sia che irriga e pianta, Dio non dà incremento se non a colui che ha piantato nella fede di Pietro e aderisce alla sua dottrina.
E veramente a lui ci si riferisce per le massime cause del popolo che devono essere esaminate dal Sommo Pontefice, e i giudici della Chiesa sono posti sotto di lui, perché sono chiamati a parte della sollecitudine per esercitare la potestà loro affidata.
Ricordatevi infine come sono stati salvati i nostri padri, in che modo e in mezzo a quante difficoltà la Chiesa è cresciuta e si è dilatata; quali tempeste abbia superato la nave di Pietro, che ha Cristo come capitano; come alla corona siano giunti coloro la cui fede brilla più chiaramente nelle tribolazioni.
Così è andata innanzi la schiera di tutti i santi, perché sia vero per sempre che non sarà coronato se non colui che avrà combattuto secondo le regole (cfr. 2 Tm 2, 5).

Dalle «Lettere» di san Tommaso Becket, vescovo




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