giovedì 27 novembre 2014

Che il parlare sia diritto e franco




Ecco, Signore, ch’io ti prego, albeggiare del giorno. A questo giorno voglio abbandonarmi, come in braccio alla vita; e tu sai bene che ciò significa in braccio a te. Voglio passare, tra le ore e le cose, come un mietitore in un campo di grano; e a sera porterò a casa un fascio di covoni .
Ma forse il letto mi ha impigrita, forse la notte mi ha annebbiata. Io non so camminare; per questo cerco la tua mano. Non conosco la strada; e cerco l’orma dei tuoi piedi: quei tuoi piedi di carne, che tu volesti come i nostri. Dio onnipotente, eterno, inconoscibile, che ti facesti umile pellegrino, per le strade del mondo. 
Tu, che hai voluto anche mani come noi, prendi Signore, le mie mani e guidami : metti i tuoi passi davanti ai miei passi; metti la tua spalla accanto alla mia spalla. Liberami dalla stanchezza e difendimi dal male perché possa giungere, a sera con la novità del mio primo mattino.
Svuoti la polvere dai miei vestiti e l’abitudine dal cuore; liberami dai pericoli del tempo, tu che sei nuovo in eterno. Fammi restare costantemente: autentica e vera, senza travestimenti. Togli dalle mie spalle l’incrostazione delle cose che tentano di sommergere la mia persona vera e di mostrare agli altri una copia di me. E anche a me stessa rischio di mostrare una copia di me: una bella copia ma purtroppo non vera, una versione riveduta, un’idealizzazione adulterata, per potermi stimare. E inceve no: debbo accettarmi come sono e abbandonami alla tua misericordia. Forse non vorrei avere bisogno di perdono; e invece è dolce lasciarsi perdonare da te. Fammi capire, o Dio, questa dolcezza. Come cancelli il fiato della notte e vesti l’aria di luce, così si fa anche con me: dispogliami di tutto per rivestirmi della novità, per rivestirmi di te. 
Non lasciarmi disperdere da voci fatue, da chiacchiericci dilaganti. Ma tienimi raccolta in me stessa, a sentire la voce profonda delle cose e il soffio eterno della tua parola.
Non lasciarmi ingannare da ciò che non si veste di verità, da ciò che è male e si vernicia di bene, da ciò che è falso e si dipinge di vero.
Tieni lungi da me i discorsi contorti, prudenti diplomatici, che dicono non ciò che è ma ciò che l’altro si aspetta che io dica; e spesso e solo adulazione. Che il mio parlare sia diritto e franco, anche sgradevole, se occorre; che non compiaccia ai potenti , che non calcoli vantaggi. Che il mio dire sia “si” o “no”, senza “pero”, senza “ma”, senza “forse”: “si” e “no”, come tu ci hai insegnato.
Tu pure avresti avuto dei vantaggi, con un parlare più sfumato. Non dico l’adulazione dei potenti (ciò, in te, non sarebbe nemmeno concepibile) ma anche solo un silenzio più prudente, uno stender “veli pietosi” come i tuoi fedeli (e sovente pastori )
Hanno imparato così bene a fare. No: tu i veli li togliesti: li strappasti di dosso anche ai dottori della legge e ai sacerdoti del tempio. Per questo non ti perdonarono e ti misero a morte. Noi invece abbiamo timore di morire e anche di vivere nell’indigenza e nell’oscurità: vogliamo notorietà e ricchezza; esser qualcuno e contare qualcosa. E, per riuscirci, spesso aduliamo chi già conta (e, a sua volta, giunge a contare per qualche appoggio altolocato) , spesso seguiamo il carro del vincitore del momento. 
Liberami. Signore, da questa brama di potere,pagato a prezzo della mia onestà. Dammi, Signore, schiena ritta, che non si pieghi facilmente; ma solo davanti a te conosca l’umiltà della resa; e il prosternarsi fino a terra, fino a farsi tappeto, per i tuoi piedi. Ma tu non mi calpesterai: tu mi solleverai vicino a te perché hai voluto farti uomo affinchè l’uomo potesse farsi Dio. 
E così, fianco a fianco, cammineremo insieme per le strade del mondo che sono già strade del Regno. Incontreremo uomini, incontreremo cose, incontreremo la vita. E te, che vivi in eterno ma vivi anche nel tempo. 
Da questo tempo- che può arricchirci ma anche dissiparci- difendimi, Signore.
Salvami dall’illusione e dall’inganno, dalla stanchezza e dalla noia.
Stammi vicino, s’io tento di andare lontano! Rincorrimi, s’io tento di fuggire!
E tienimi ben salda e prigioniera, nella libertà del tuo amore, perché non abbia a cadere in servitù del mio egoismo, del mio orgoglio, del mio voler essere al primo posto: prima ancora di te. Invece dammi di poter camminare alla tua ombra: di essere una piccola cosa custodita da te. E verrà sera e notte e inverno; e verrà il freddo e verrà il buio; ma io sarò nascosta e calda nel cavo della tua mano. 
E’ trascorso il mattino, Signore, si è inoltrato nel giorno, come una lunga strada; e tu sei in fondo al cammino, che ci aspetti.

Adriana zarri
tratto da "quasi una preghiera"

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