mercoledì 6 gennaio 2016

Preghiera invernale



Vorrei rivolgerti, Signore, una preghiera invernale. 
Le nostre preghiere sono monotone.
Che si preghi di giorno o di notte, d’estate o d’inverno, di solito, non si capisce. 
Il nostro discorrere con Te è indifferenziato e intercambiabile: buono per tutte le stagioni. Non credo che debba essere così. 
E non soltanto perché d’inverno un povero può domandarTi un po’ di legna per il fuoco e uno un po’ meno povero (il calorifero ormai è alla portata di molti) un impianto di termosifoni che funzioni e non vada «in blocco», come il mio, oggi (e buon per me che è un giorno di sole e l’attesa del tecnico è meno rigida del previsto). 
No, non è certo per questo; e Tu del resto lo sai che io non amo molto la preghiera di domanda e, se ho il termo guasto, me lo tengo e chiamo il tecnico, anziché disturbare i santi. Semmai disturbo la mia gatta e me la ficco dentro al letto, a scaldarmi, come facevo un tempo, quando non avevo i termosifoni, e le stufe a legna, di notte, si spegnevano, e io rimanevo al freddo, col solo aiuto della gatta. 
Ora invece – sarà perché ho dieci anni di più sulle spalle, sarà perché ho degli amici che mi viziano – al posto della gatta c’è un calorifero che fa meno fusa ma più caldo. 
La gatta però c’è ugualmente, con la tiepida gola che mormora il suo canto d’affetto. 
Forse, Signore, nel raccontarTi queste cose (so bene che le sai, ma so anche che desidero dirtele), sto già facendo la mia preghiera d’inverno. 
Proprio perché non è per chiederTi calore che la preghiera è invernale, ma perché vive all’interno di un certo clima interiore, che è meno euforico e cosmico di quello estivo, ma più interiore e sommesso, quasi mormorato, come le fusa di un gatto. 
E il letto tiepido, il pel morbido fan parte di questo clima. Così come le lunghe notti e i giorni brevi, i grigi soffusi, i crepuscoli viola, le meditate penombre. Poi la realtà mi chiama; ma, così dicendo, so benissimo che cedo a un luogo comune, quasi che la preghiera fosse fuori e non avesse rapporti. La preghiera è incarnata e impastata di cose; e, se ha rapporti con il freddo e col gatto, ha rapporti anche con altre realtà.

tratto da 
La Gatta Arcibalda e altre storie

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