mercoledì 23 marzo 2016

Facci Signore il dono della cena


Tu, ti sedesti a cena. 
Oh, si non era una cena come tutte le altre, sebbene tutte le altre fossero ordinate: era una cena unica, in cui Tu, eri commensale e vivanda; e gli apostoli mangiarono con Te e di Te.
Ma, prima di considerare il mistero eucaristico, lasciaci considerare questo semplice e dolce “mistero” umano della mensa, che Tu volesti condivedere con i tuoi amici, così come avevi fatto tante volte.
È bello porsi a tavola, Signore, insieme a quelli che si amano; e l'amore sembra più caldo, sulla tovaglia stesa, tra il mitore delle stoviglie apparecchiate, e tanto di più se c'è un mazzo di fiori sulla mensa.
E' bello sedersi attorno al medesimo desco, mangiare le medesime vivande: ciascuno secondo il suo appetito e il suo bisogno; e tutto è di tutti e nessuno è più padrone di un altro di ciò che si trova sulla mensa.
Perchè la mensa è il luogo dell'amicizia e della comunione semplice e buona comunione di cose e di uomini, prima ancora che comunione con Te.
L'Eucarestia è il sacramento della tavola, così come la tavola è il sacramento della nostra amicizia. E se non sappiamo sederci a tavola, con gli amici, forse non sapremo nemmeno accostarci alla mensa dell'altare e ricevere il dono della tua amicizia.
Perciò prima di farci il dono dell'Eucarestia, facci Signore il dono della cena della semplice mensa degli uomini della condivisione dell'amore e dei beni, della cordialità del pacato discorrere e del calore di volersi bene.
E dacci di saper cenare in amicizia,
come facevi a casa tua,
come facevi a Cafarnao nella casa di Pietro,
come facevi a Betania nella casa di Lazzaro,
e come facesti poi a Gerusalemme, nel cenacolo.
E dacci amore per invitare amici, ospitalità per servirli, cordialità per discorrere con loro, gioia per mettere la tovaglia bella, letizia per versare il vino dolce.
E che, in ogni pranzo e in ogni cena, avvertiamo la tua invisibile presenza, ospite sempre invitato,
amico sempre amato,
nostro pane,
nostro vino,
nostro banchetto eterno.



Adriana Zarri

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