sabato 19 novembre 2011

La nascita


E’ una mite giornata di settembre, luminosa e bella . 
Il sole, non più ardente come nell'agosto, ma più soavemente dorato, tinge i flessuosi rami delle palme che mollemente s’incurvano verso terra. Sotto il bel cielo d’oriente, limpido e cristallino, trillano festose le rondini e, nei vigneti già rosseggiano i grappoli d’uva. 

Tutta la natura pare immersa nella pace d’una gioiosa attesa. 
Nel piccolo orto che cinge la sua casetta, Gioacchino lavora quella mattina con più solerte alacrità poiché già sull'orizzonte sta per apparire la dolce creatura sì teneramente attesa. 
Sotto il pergolato è un brusio di api che cercano il miele tra i grappoli maturi .. nella casa un sommesso bisbiglio di voci e finalmente un richiamo .. 
Trema la mano dell’uomo, e cade il falcetto… e le sue gambe un po’ stanche riacquistano l’elasticità del volo…. 
Entra. 
E nella mite penombra della stanza in cui penetra l’acuto profumo dei fiori settembrini, i suoi occhi ardenti d’amore, s’incontrano per la prima volta con lo sguardo soavissimo della sua bambina. 
“Maria”- gli dice Anna- è il nome che Dio vuole per la nostra piccina! 
Gioacchino la prende tra le sue braccia, l’alza verso il Cielo, e come per un’offerta, e la sua figura ieratica, divinamente grande in quell'ora, appare agli astanti come la profetica ombra di Isaia. 
Tutti gli sguardi fissano estatici la bellissima creatura . 
Trattengono il respiro. 
Pare che intorno alla sua testina bruna, un cerchio di luce brilli di un fulgore soprannaturale. 
E’ il sole che l’irradia? 
Chi sa! Nessuno osa parlare … 
Una parente prossima raccoglie al suo seno la bimba sulla culla cui tenera fronte Gioacchino ha deposto il primo bacio ed esclama quasi sognando: “com’è bella!” 
Ora, Anna, nel silenzio raccolto della sua casetta, può gustare l’ineffabile dolcezza della maternità. 
Oh di che gioia profonda e intima la inonda quella soave bambina ! 
Pare che tutto il paradiso si rifletta nei suoi occhi divinamente luminosi. 
La fortunata madre vede in quello sguardo purissimo interminati orizzonti .. deliziosi gradini adorni di gigli, oceani infiniti di una trasparente azzurrità… 
Tutta la sua vita è lì è donata a quel fiore germogliato, come per incanto, da una pianta annosa ma che ha raccolto in se tutte le sublimi bellezze. 
Ora ella può dir di non aver invano consumata la vita e dalle sue labbra e più dal suo cuore sale ad ogni istante la prece della riconoscenza; “ O Dio, onnipotente e grande che ti degnasti di ascoltare la mia povera preghiera, io ti ringrazio per questo Fiore d’amore che m’hai donato, ed a mia volta te lo dono. 
Fallo tuo, interamente tuo, benedicilo ogni giorno, ogni ora, ogni istante della vita. 
Posa su di esso uno sguardo di predilezione!” 
Così Anna pregava e non sapeva che la sua dolce fogliolina era già stata predestinata dall’Onnipotente al più e sublime alto destino che mai creatura umana possa avere sulla terra. Anche in un'altra casa un giorno ormai lontano, sbocciò un fiore un piccolo fiore venuto dal cielo e vi portò la gioia. 
Quella casa era la tua. 
E c’era una mamma felice che si stringeva al cuore la sua piccina e che pregava forse come Anna di Nazaret: “Signore, benedici la mia figliola , conservamela sempre buona, posa su di essa uno sguardo di predilezione !” 
Quella piccina eri tu. 
Chi ti darà il ricordo di quei giorni lontani? 
Oh, tra le memorie dell’infanzia quei ricordi non vi sono potuti restare perché è quella che tutto cancella. 
Ma se tenti di ritornare con la memoria ai primi anni della tua vita ti è facile ricordare la prima preghiera appresa dalle labbra materne: 
“Ti saluto, o Maria, piena di grazia !” 
Con le manine giunte e gli occhi innocenti rivolti al Cielo, la tua piccola immaginazione vedeva la Madonna in tutta la sua immacolata bellezza, circondata dagli angeli. 
E ti sentivi lieta, sicura di quella protezione, come sotto l’ala materna. 
Custodivi gelosamente le immagini di Lei e te , le contemplavi con quell'estatica ammirazione che è propria delle anime pure. Tu l’amavi. Per Lei erano i tuoi piccoli infantili sacrifici, per Lei i fiori raccolti con tenero affetto; dinanzi alla sua dolce immagine tu sapevi deporre una caramella, un frutto, un biscotto, a cui avevi rinunciato per farle piacere. Giorni felici quelli in cui la luce di Maria tutta t’irradiava! 
Sono passati gli anni della spensierata e gioconda infanzia, forse anche per te son venuti i giorni burrascosi e le tempeste, ma certo tu non hai dimenticato la Vergine benedetta perché non si può dimenticare una mamma. 
Solo forse per le vicende della vita s’è affievolita un po’ la tua devozione. Torna, oh torna, fanciulla, a Lei che sola può essere la luce del tuo cammino, tornaci con la fiducia e l’amore della tua bella e pura infanzia e ti sia caro ripetere le parole di un soavissimo canto: 



“Tu sorridesti trepida
accanto alla mia culla; 
tu gioie caste e tenere 
desti a mia età fanciulla; 
la giovinezza splendemi 
bella, ma sol per te, 
o mio pietoso ausilio, 
deh veglia ognor su me!”: 










2^ meditazione La vita di Maria

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