venerdì 20 aprile 2012

uomo di nome e di fatto fedele

Il Papa Benedetto XIV celebrò san Fedele, difensore della fede cattolica, con queste parole: 

Egli effondeva la pienezza della sua carità nel confortare e aiutare il prossimo, abbracciava con cuore paterno tutti gli afflitti, sostentava numerose schiere di poveri con elemosine raccolte da ogni parte. 
Alleviava la solitudine degli orfani e delle vedove procurando loro il soccorso dei potenti e dei principi. Aiutava senza stancarsi i prigionieri con tutti i sollievi spirituali e corporali che poteva, visitava con sollecitudine gli ammalati, li ricreava, li riconciliava con Dio, li armava ad affrontare l’estrema battaglia. 
E in questa attività ottenne la più ricca messe di meriti quando l’esercito austriaco, acquartierato nella Rezia, fu preda di una terribile epidemia e crudelmente decimato dal male. 
Oltre che nella carità, questo uomo, fedele di nome e di fatto, eccelse nella difesa incessante della fede cattolica. La predicò instancabilmente e pochi giorni prima di testimoniarla con il sangue, nell’ultimo discorso, le dedicò, quasi come testamento, queste parole: O fede cattolica, salda, forte e ben radicata, il tuo fondamento è una roccia sicura! (cfr. Mt 7, 25). Il cielo e la terra passeranno, ma tu non passerai. Tutto il mondo da principio ti si oppose, ma tu hai trionfato su tutto con forza invincibile. 
«Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5, 4). Essa ha sottomesso re potentissimi alla signoria di Cristo, ha portato i popoli all’obbedienza di Cristo. 
Che cosa ha dato ai santi apostoli e ai martiri la forza di sopportare lotte crudeli e pene acerbissime, se non la fede, e soprattutto la fede nella risurrezione? 
Che cosa ha dato agli anacorèti il coraggio di disprezzare le delizie e gli onori, di calpestare le ricchezze, di vivere in verginità e nel deserto, se non una fede viva? 
Che cosa oggi fa sì che i veri cristiani rinunzino alle comodità, abbandonino i piaceri, sopportino dolori, e sostengano fatiche? La viva fede, operante per la carità (cfr. Gal 5, 6) fa abbandonare i beni presenti con la speranza dei futuri, e con i futuri fa cambiare i presenti.

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