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Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15
Quelli che, cadendo nelle insidie loro tese, hanno preso il
veleno, ne estinguono il potere mortifero
con un altro farmaco. Allo stesso modo, come è entrato nelle viscere dell`uomo
il principio esiziale, deve entrarvi
anche il principio salutare, affinché si distribuisca in tutte le parti del suo
corpo la virtù salvifica. Avendo noi gustato il cibo dissolvitore della nostra natura, ci fu
necessario un altro cibo, che riunisce ciò che è dissolto, perché, entrato in
noi, questo medicamento di salvezza agisse da antidoto contro la forza distruggitrice
presente nel nostro corpo. E cos`è questo cibo? Null`altro che quel Corpo che
si rivelò piú possente della morte e fu
l`inizio della nostra vita. Come un po` di lievito, secondo quanto dice
l`Apostolo (cf. 1Cor 5,5), rende simile a sé tutto l`impasto, cosí quel Corpo, dotato da
Dio dell`immortalità, entrato nel nostro, lo trasforma e lo tramuta tutto in sé. Come, infatti,
il principio salutare mescolato al principio
mortifero toglie il potere esiziale al miscuglio, cosí il Corpo
immortale una volta dentro colui che lo ha
ricevuto, lo tramuta tutto nella propria natura.
Ma non è possibile entrare in un altro corpo, se non unendosi alle
sue viscere, se non cioè, come alimento
e bevanda: dunque è necessario ricevere la forza vivificante dello Spirito nel
modo possibile alla natura. Ora, solo il
Corpo, ricettacolo di Dio, ricevette la grazia dell`immortalità, ed è
dimostrato che non è possibile, per il nostro corpo vivere nell`immortalità, se
non partecipandovi per la comunione a quel
Corpo. E` necessario considerare come mai sia possibile che quel Corpo,
continuamente distribuito in
tutto il mondo a tante migliaia di fedeli, rimanga sempre unico e
identico in tutto se stesso, affinché la
fede, riguardando ciò che è conseguente non abbia dubbi circa le nozioni
proposte, è bene fermare un poco il nostro ragionamento sulla fisiologia del
corpo.
Chi non sa che il nostro corpo, per natura sua, ha una vita che
non è in sé sussistente, ma, per l`energia
che in esso affluisce, si mantiene e resta nell`essere attirando con moto
incessante a sé ciò che è estraneo ed espellendo ciò che è superfluo? Un otre
pieno di un liquido, se il contenuto esce dal fondo, non può mantenere inalterata la forma e il
volume, se dall`alto non entra altro liquido al posto di quello che se ne è andato: perciò chi vede la massa
a forma d`otre di questo recipiente, sa che non e propria dell`oggetto che
vede, ma che è il liquido che in lui affluisce a dare forma e volume al
recipiente. Cosí anche il nostro corpo, per sua struttura, non ha nulla di
proprio, a quanto ci consta, per la propria sussistenza, ma resta nell`essere per una forza che introduce in
sé. Questa forza è e si chiama cibo. Essa poi non è identica per tutti i vari
corpi che si nutrono, ma per ciascuno è stato stabilito il cibo conveniente da
colui che governa la natura. Alcuni animali scavano radici e se ne nutrono, per
altri nutrimento è l`erba e per altri ancora, invece, la carne. Per l`uomo,
l`alimento pr incipale è il pane, mentre
la bevanda, acqua, ma spesso unita al
vino, che è di giovamento al nostro
calore animale. Chi dunque guarda questi cibi, vede in potenza la massa del nostro
corpo. Quando infatti sono in me diventano rispettivamente carne e sangue,
perché il potere assimilante muta l`alimento nella forma del nostro corpo.
Esaminato cosí dettagliatamente tutto ciò, riportiamo il pensiero
al nostro argomento. Ci si
chiedeva dunque come il corpo di Cristo, che è in lui, possa
vivificare la natura di tutti gli uomini che hanno fede, venendo a tutti
distribuito e non diminuendo in se stesso. Forse non siamo lontani da una ragione
plausibile. Infatti, se la realtà di ogni corpo deriva dall`alimentazione, che
consta di cibo e bevande, e il cibo è pane, la bevanda acqua unita al vino; se
poi, come abbiam detto sopra, il Logos di Dio, che è Dio e Logos, si uní alla
natura umana, e venendo nel nostro corpo, non innovò la realtà di tale natura
umana, ma diede al suo corpo la possibilità di permanere in vita per mezzo di
ciò che è consueto e adatto, dominandone cioè la sussistenza, per mezzo del cibo e
della bevanda; se quel cibo era pane; se come in noi - l`abbiamo già detto
ripetutamente - chi vede il pane vede in un certo senso il corpo umano, perché
il pane in esso entrato in esso si trasforma; cosí anche nel nostro caso: il
corpo ricettacolo di Dio, preso il pane
in nutrimento, era in un certo senso lo stesso che il pane, perché il
nutrimento, come abbiamo detto, si
tramuta nella natura del corpo. Ciò che
è proprio di tutti i corpi umani si verifica anche in quella carne: quel Corpo
cioè veniva sostentato dal pane; ma quel Corpo, per l`inabitazione del Logos di
Dio, si era trasmutato in dignità divina: giustamente credo, dunque, che anche
ora il pane santificato dal Logos (Parola) di Dio si tramuta nel Logos di Dio,
anche quel Corpo, infatti, era in potenza pane ; fu santificato dall`abitazione
del Logos che si attendò nella carne. Come il pane, trasformato in quel
Corpo, si mutò in potenza divina, cosí anche
ora diventa la stessa realtà. Allora la grazia del Logos rese santo il
corpo la cui sussistenza dipendeva dal pane e in un certo senso era anch`esso
pane; allo stesso modo ora il pane, come dice l`Apostolo (cf. 1Tm 4,5), santificato dal Logos di Dio e dalla preghiera, diviene corpo
del Logos, non lentamente, come fanno cibo
e bevanda, ma immediatamente come disse il Logos stesso: Questo è il mio corpo (Mt 26,26).
Ogni corpo si ciba anche di liquido: senza il suo apporto,
infatti, l`elemento terrestre che è in noi, non resterebbe in vita. Come sostentiamo
la parte solida del nostro corpo con il cibo solido e duro, cosí all`elemento liquido del nostro corpo
aggiungiamo qualcosa della sua stessa natura. Quando questo liquido è in noi,
per la funzione assimilatrice, si
tramuta in sangue, soprattutto se dal vino ha ricevuto la forza di mutarsi in
calore. Dunque, anche questo elemento accolse nella sua struttura quella carne ricettacolo
di Dio, ed è chiaro che il Logos uní se stesso alla caduca natura degli uomini
affinché per la partecipazione alla divinità ciò che è umano fosse anch`esso
divinizzato; per questo motivo egli, per
disegno della sua grazia, per mezzo della carne la cui sussistenza
proviene dal pane e dal vino, quasi seminò se stesso in tutti i credenti,
unendosi ai loro corpi, affinché per l`unione con ciò che è immortale anche
l`uomo diventasse partecipe dell`incorruttibilità. Questo egli dona per la
potenza della benedizione che tramuta in ciò la natura degli elementi visibili.
(Gregorio di Nissa, Catech. M., 37)
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