La Chiesa è come una grande nave che solca il mare del
mondo. Sbattuta com'è dai diversi flutti di avversità, non si deve abbandonare,
ma guidare.
Grandi nocchieri furono i primi padri, quali Clemente e
Cornelio e moltissimi altri a Roma, Cipriano a Cartagine e Atanasio ad
Alessandria. Essi al tempo degli imperatori pagani, governavano la nave di
Cristo, anzi la sua carissima Sposa. Insegnarono, combatterono, faticarono e
soffrirono fino a dare il loro sangue.
Al pensiero di queste cose e di altre simili, timore e
spavento mi hanno invaso e quasi mi hanno sopraffatto (cfr. Sal 54, 6) le
tenebre dei miei peccati. Perciò avrei voluto abbandonare del tutto il timone
della Chiesa, se avessi trovato precedenti simili nei Padri o nelle Sacre
Scritture. Ma non potendolo fare, l'anima mia stanca ricorre a colui che per
mezzo di Salomone dice: «Confida nel Signore con tutto il cuore e non
appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli
appianerà i tuoi sentieri» (Pro 3, 5-6). Ed altrove: «Il nome del Signore è una
torre fortissima. Il giusto vi si rifugia ed è al sicuro» (Pro 18, 10).
Stiamo saldi nella giustizia e prepariamo le nostre anime alla
tentazione per ottenere l'appoggio di Dio e diciamogli: «O Signore, tu sei
stato per noi rifugio di generazione in generazione» (Sal 89, 1).
Confidiamo in lui che ha messo sulle nostre spalle questo
peso. Ciò che noi da soli non siamo capaci di portare, portiamolo con il suo
aiuto. Egli è onnipotente e dice: «Il mio giogo è dolce e il mio carico
leggero» (Mt 11, 30).
Stiamo saldi nella battaglia fino al giorno del Signore,
perché ci sono venuti addosso giorni di angustia e di tribolazione. Moriamo, se
Dio vorrà, per le sante leggi dei nostri padri, per poter conseguire con essi
l'eredità eterna.
Non siamo dei cani muti, non siamo spettatori silenziosi,
non siamo mercenari che fuggono il lupo, ma pastori solleciti e vigilanti sul
gregge di Cristo. Predichiamo i disegni di Dio ai grandi e ai piccoli, ai
ricchi e ai poveri. Annunziamoli a tutti i ceti e a tutte le età finché il
Signore ci darà forza, a tempo opportuno e importuno, a quel modo che san
Gregorio scrisse nella sua «Regola Pastorale».
Dalle «Lettere» di san Bonifacio, vescovo e martire
(Lett. 78; MGH, Epistole, 3, 352, 354)
(Lett. 78; MGH, Epistole, 3, 352, 354)
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