Vi saluto, fratelli
carissimi, mentre vi esprimo il desiderio di godere anch'io della vostra
presenza. Ma le condizioni del luogo non mi permettono
purtroppo di raggiungervi.
Che cosa di più
desiderabile e di più lieto mi potrebbe accadere di essere unito a voi, stretto
dalle vostre mani che, innocenti e fedeli a Cristo, hanno
respinto i sacrifici sacrileghi?
Cosa di più gioioso e
di più sublime del baciare ora le vostre labbra che hanno confessato ad
alta voce il Signore, dell'essere visto dai vostri occhi, i
quali, sprezzando il mondo, sono diventati degni di vedere Dio?
Ma poiché non mi è
concesso di partecipare a questa letizia, mando in mia vece agli orecchi
e occhi vostri questa lettera; in essa mi rallegro e vi
esorto a perseverare forti e saldi nel rendere testimonianza alla gloria celeste. Siete entrati nella via
dell'onore del Signore, e vi avviate ora con spirituale vigore alla corona, seguendo come protettore e
guida il Signore che disse: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,
20). O prigione beata, nobilitata dalla
vostra presenza! O carcere beato, che avvia al cielo uomini di Dio! O tenebre più splendenti del sole e più luminose
della luce di questo mondo, dove ora sono
eretti i templi di Dio e le vostre membra santificate dalle
testimonianze divine!
Non ci sia ora nei
vostri cuori e nelle vostre menti altro che
i divini precetti e i celesti
comandamenti, con i quali lo Spirito Santo sempre vi anima a
sopportare il martirio. Nessuno pensi alla morte, ma piuttosto all'immortalità; né pensi alle pene
provvisorie, ma alla gloria eterna, essendo scritto: Preziosa agli occhi del Signore è la morte
dei suoi fedeli (cfr Sal 115, 15); e ancora: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto
e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50, 19).
E ancora, la divina
Scrittura parlando dei tormenti che
consacrano i martiri di Dio e li santificano con la prova stessa del martirio dice: «Anche se
agli occhi degli uomini subiscono
castighi, la loro speranza è piena di immortalità.
Governeranno le nazioni e avranno potere
sui
popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro» (Sap 3,
4. 8).
Quando dunque pensate
che un giorno giudicherete e regnerete con Cristo Signore, dovete
esultare e calpestare nel gaudio del futuro i supplizi
presenti, sapendo che è stato stabilito fin dalle origini del mondo che la giustizia soffra qui nell'urto con
il mondo del male. Rientra in questo piano il fatto che già fin dall'inizio venne ucciso Abele, il
giusto, e che, in seguito, subirono la stessa sorte tutti i giusti destinati a una missione, così i profeti e
così gli apostoli.
A tutti costoro il
Signore si è fatto modello, insegnando che al suo regno non giungeranno se
non coloro che lo avranno seguito nella sua via. Disse
infatti: Chi ama la sua vita in questo mondo la perde. E chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà
per la vita eterna (cfr Gv 12, 25). E ancora: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno
potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far
perire e l'anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10, 28).
Anche Paolo ci esorta
perché noi che bramiamo di raggiungere le promesse di Cristo,
imitiamo il Signore in tutto. «Siamo, disse, figli di Dio. E
se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue
sofferenze, per partecipare anche alla sua gloria» (Rm 8, 17)
Dalle « Lettere » di san Cipriano, vescovo e martire
(Lett. 6, 1-2; CSEL 3, 480-482)
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