domenica 3 marzo 2013

Da una «Antica omelia pasquale»



“ Quest`albero è per me di salvezza eterna:
       di esso mi nutro, 
di esso mi pasco.
       Per le sue radici io affondo le mie radici,
       per i suoi rami mi espando,
 della sua rugiada mi inebrio,
       dal suo spirito, 
come da soffio delizioso,
 sono fecondato.
       Sotto la sua ombra ho piantato la mia tenda
       e ho trovato riparo dalla calura estiva.
       Per i suoi fiori fiorisco,
       dei suoi frutti mi delizio a sazietà,
       e colgo liberamente i frutti fin dalle origini a me destinati.
       Quest`albero è nutrimento alla mia fame,
       sorgente per la mia sete, 
manto per la mia nudità;
       le sue foglie sono spirito di vita e non foglie di fico
       Quest`albero è mia salvaguardia quando temo Dio,
       appoggio quando vacillo, 
premio quando combatto,
       trofeo quando ho vinto.
       Quest`albero è per me "il sentiero angusto e la via stretta";
       è la scala di Giacobbe,
 è la via degli angeli
       alla cui sommità realmente è `appoggiato` il Signore.
       Quest`albero dalle dimensioni celesti si è elevato dalla terra al cielo
       fondamento di tutte le cose sostegno dell`universo,
       supporto del mondo intero,
       vincolo cosmico che tiene unita la instabile natura umana,
       assicurandola con i chiodi invisibili dello Spirito,
       affinché stretta alla divinità non possa più distaccarsene.
       Con l`estremità superiore tocca il cielo,
       con i suoi piedi rafferma la terra,
       tiene stretto da ogni parte, 
con le braccia sconfinate,
       lo spirito numeroso e intermedio dell`aria.
       Egli era tutto in tutte le cose e dappertutto”

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