domenica 16 marzo 2014

La preghiera non è un recita di preghiere


C’era un novizio che aveva l’abitudine di fumare e gli pesavano le ore di preghiera in cui doveva tenere le sigarette in tasca.
Un giorno non potendone più, decise di domandare una dispensa; si recò dal padre maestro e chiese: “Posso fumare mentre prego?”
Il maestro fece la faccia scura e gli oppose un bel “no” secco e rotondo come un uovo.
“Quando si prega si pensa a Dio e non al fumo! E non si cercano distrazioni”
Il novizio se ne tornò, a coda bassa , e confidò a un compagno il disappunto.
Costui , più avanti nella probazione, era più furbo e gesuita, e gli suggerì di rovesciare la domanda .
Il novizio tornò e chiese: “ Posso pregare mentre fumo”?
Il maestro s’illuminò tutto e, con viso benigno, acconsentì:
“ma certo, certo figliolo: si può sempre pregare, anche durante le occupazioni più profane; lo dice Paolo: sia che mangiate, sia che beviate.. e possiamo ben dire “sia che fumiate”, tutto fatelo in nome del Signore, pensando a lui, pregando lui. Vai, vai, figliolo; e seguita così!”
Il figliolo andò, lieto di averla spuntata, e seguitò nella doppiezza.
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in realtà chi lavora, lavora, anche se la preghiera essendo uno stato più che un'occupazione si può depositare sul lavoro e far corpo con esso. 

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