C’era
un novizio che aveva l’abitudine di fumare e gli pesavano le ore di
preghiera in cui doveva tenere le sigarette in tasca.
Un
giorno non potendone più, decise di domandare una dispensa; si recò
dal padre maestro e chiese: “Posso fumare mentre prego?”
Il
maestro fece la faccia scura e gli oppose un bel “no” secco e
rotondo come un uovo.
“Quando
si prega si pensa a Dio e non al fumo! E non si cercano distrazioni”
Il
novizio se ne tornò, a coda bassa , e confidò a un compagno il
disappunto.
Costui
, più avanti nella probazione, era più furbo e gesuita, e gli
suggerì di rovesciare la domanda .
Il
novizio tornò e chiese: “ Posso pregare mentre fumo”?
Il
maestro s’illuminò tutto e, con viso benigno, acconsentì:
“ma
certo, certo figliolo: si può sempre pregare, anche durante le
occupazioni più profane; lo dice Paolo: sia che mangiate, sia che
beviate.. e possiamo ben dire “sia che fumiate”, tutto fatelo in
nome del Signore, pensando a lui, pregando lui. Vai, vai, figliolo; e
seguita così!”
Il
figliolo andò, lieto di averla spuntata, e seguitò nella doppiezza.
--------
in realtà chi lavora, lavora, anche se la preghiera essendo uno stato più che un'occupazione si può depositare sul lavoro e far corpo con esso.
Nessun commento:
Posta un commento