venerdì 12 settembre 2014

Coplas sopra un’estasi di alta contemplazione



Entrai dove non sapevo,
e  restai senza sapere
ogni scienza trascendendo.

Non sapevo dove entravo:
ma, come là mi vidi,
 ignorando dove fossi
grandi cose penetrai;
non  dirò quel che sentivo
perché continuai a non sapere
ogni scienza trascendendo.
        
Di pace e pietà
perfetta sapienza;
in profonda solitudine
la dritta via compresa;
cosa tanto segreta
che restai balbettante
ogni scienza trascendendo.

Ero così sommerso,
così assorto e straniato,
che il miei sensi restarono
spogliati di ogni sentire;
e la menta infusa
intendeva senza intendere
ogni scienza trascendendo.

Chi là giunge veramente
di se stesso è spossessato;
quanto prima conosceva
cosa infima gli appare;
e tanto cresce la sua scienza
che gli resta in insipienza
ogni scienza trascendendo.

Quanto più salivo in alto
tanto meno capivo
come una nube di buio
rischiarasse la notte;
per questo chi l’ha vista
resta sempre in non – sapere
ogni scienza trascendendo.

Questo ignaro sapere
ha così alta potenza
che i savi coi loro argomenti
non possono vincerlo;
perché il loro sapere non giunge
a non intendere intendendo
ogni scienza trascendendo.

È tanta la pienezza
di questa somma sapienza
che né facoltà né scienza
possono a lei misurarsi;
chi saprà vincere se stesso
in un ignaro sapere
vivrà sempre in trascendenza.

E, se lo volete sapere,
consiste questa somma sapienza
in un esaltato sentire
dell’essenza divina;
ed è opera della sua clemenza
che si resti in non sapere
ogni scienza trascendendo.




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