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Marco 14,12-16.22-26; Esodo 24,3-8 Salmo 115 Ebrei 9,11-15
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità,
assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che
assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare
della croce per la nostra riconciliazione.
Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro,
perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse
in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il
suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali
salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le
carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa
di più sublime di questo sacramento?
Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua
virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i
carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti,
essendo stata istituita per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per
mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella
altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando,
celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale
della passione, il compimento delle
figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie
operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino,
dottore della Chiesa
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